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Cronaca

Banca di Roma, impronte digitali antirapina

Inserito da (admin), mercoledì 9 giugno 2004 00:00:00

Impronte digitali per entrare in banca. Questa l'ultima frontiera della tecnologia al servizio della sicurezza, applicata dalla filiale cavese della Banca di Roma di via Mazzini, più volte in balìa dei rapinatori. Da qualche settimana, una volta entrati nella cabina di accesso, oltre alle telecamere ed all'invito a depositare tutti gli oggetti in metallo nelle apposite cassette di sicurezza, una cortese voce femminile avvisa la clientela che, per proseguire, bisogna mettere il dito indice sull'apposito dispositivo ottico per la rilevazione dell'impronta. Subito dopo il riconoscimento, si spalanca la porta e si aprono i servizi della banca in totale sicurezza, almeno secondo le aspettative. Un dispositivo - secondo il direttore della filiale cavese della Banca di Roma, Francesco Guarino - che servirà non solo a scoraggiare i malintenzionati, ma anche ad economizzare, pur con la garanzia di un alto livello di sicurezza, risparmiando sul servizio delle guardie giurate. Un sistema, quello della rilevazione dell'impronta, messo in atto dopo che all'inizio dell'anno si sono succedute due rapine nell'arco di due mesi. Malviventi entrarono in banca superando il metal detector armati di un semplice temperino. Una minaccia che bastò per intimidire personale e clientela: i banditi rinchiusero tutti in uno sgabuzzino mentre indisturbati razziavano i soldi dalle casse. Nessun problema in relazione alle normative sulla privacy, in quanto - fa sapere il direttore Guarino - il dispositivo fa riferimento a specifiche norme dettate dall'autorità sul trattamento dei dati personali, alle quali la Banca di Roma si attiene scrupolosamente. Ogni impronta rilevata viene registrata su un supporto magnetico digitale sigillato e segretamente custodito senza alcun collegamento telematico con centrali esterne e nessuna possibilità di comparazione istantanea con impronte in possesso delle Forze dell'Ordine. Nell'ipotesi di un gesto criminale all'interno della banca, solo il magistrato che si interesserà delle indagini potrà chiedere il dischetto che conserva le impronte dei presenti in quel momento e fare le opportune ricerche negli archivi delle Forze dell'Ordine. Inoltre, all'esterno della banca, un cartello avvisa la clientela del nuovo dispositivo antirapina adottato e chiunque non voglia farsi rilevare le impronte potrà ugualmente entrare, ma solo dopo l'identificazione del personale incaricato. In ogni caso, dovrebbe essere scongiurato l'effetto sorpresa sul quale contano i rapinatori. Nessuna contestazione da parte dell'Unione Nazionale Consumatori, a patto che ci sia il rispetto delle norme sulla privacy. «Il trattamento dei dati personali - dichiara il presidente Luciano D'Amato - è sempre molto delicato. Se la Banca di Roma non raccoglie, immagazzina e confronta le impronte con la creazione di una personale banca dati, che possa addirittura, in un futuro, essere allargata a tutto il sistema bancario, attuando in tal modo una forma di discriminazione all'accesso o un uso distorto delle informazioni in possesso, crediamo sia un dispositivo di sicurezza che non debba scandalizzare. Se, poi, può far economizzare anche con ricadute positive sulla clientela, meglio ancora». Intanto, anche altre banche sono pronte ad adottare i rilevatori d'impronta.

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