Tu sei qui: CronacaAssolto Greco, ultimo imputato del rapimento Amato
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 30 gennaio 2002 00:00:00
Settanta giorni sull'Aspromonte segregato e seviziato dalla camorra: assolto da ogni accusa Vincenzo Greco, cala il sipario sul sequestro Amato. Sono passati poco meno di tredici anni e soltanto ieri si è scritto la parola fine all'intricata vicenda giudiziaria relativa al sequestro di Franco Amato (nella foto), figlio dell'ex "re del calcestruzzo" Guerino Amato, rapito a Cava de' Tirreni il 30 aprile del 1988. Un processo lungo e difficoltoso, dal quale emerge ancora una volta un dato sconcertante: anche in questo, come in altri recenti casi, è stata sconfessata la parola di un pentito. Si tratta del collaboratore di giustizia Vincenzo Paolino, un tempo uomo di spicco della frangia nocerina della Nuova Camorra Organizzata, che aveva puntato l'indice contro il trentottenne di Sant'Egidio del Monte Albino, Vincenzo Greco, ed il suo coetaneo Aniello Olimpo di Siano.
I fatti
Tutto ha inizio una mite serata di aprile: siamo a San Cesareo, frazione di Cava. Nel mirino della camorra c'è Franco Amato, all'epoca poco più che ventenne. Il giovane, come ogni sera, verso le 21 lascia l'abitazione della fidanzata, nella frazione a poca distanza dalla Badia, per far rientro a casa. Ad attenderlo c'è un commando armato, che lo costringe a salire su un'auto di grossa cilindrata. Da quel momento di lui si perdono le tracce e cominciano ad accavallarsi ipotesi di ogni tipo: ucciso per uno sgarro o rapito a scopo estorsivo. È questa la pista più accreditata. Ed i conti tornano quando a Guerino Amato vengono chiesti centinaia di milioni per liberare suo figlio. Un rapimento in piena regola, almeno in apparenza. Amato, infatti, è stato sequestrato non solo per denaro. Quel gesto rappresenta una ritorsione contro suo padre, un tempo ritenuto vicino ai cutoliani e successivamente in affari con elementi legati a «nuova famiglia». Passano settanta giorni e, al pagamento del riscatto, Franco Amato viene liberato in Calabria, dopo una lunga prigionia fatta di sevizie e vessazioni. Sembra una storia finita, finché gli investigatori non riescono a stringere le manette ai polsi dei presunti responsabili. Agli inizi degli anni novanta, per il rapimento Amato vengono condannati Andrea Apicella, Francesco Sorrentino e Vincenzo Paolino. In quel frangente, quest'ultimo tira in ballo altre due persone: si tratta di Aniello Olimpo e Vincenzo Greco, entrambi difesi dall'avvocato Antonio Fasolino, ed accusati di aver fornito, con soffiate ed appostamenti, l'appoggio logistico per il sequestro. Il primo, nel maggio del 2000, viene prosciolto dal gup Anita Mele per non aver commesso il fatto. Restano in piedi, invece, le accuse per Greco, rinviato a giudizio. Una lunga istruttoria, in cui è stato ascoltato anche il principale accusatore, Vincenzo Paolino, è stata utile a chiarire la vicenda: per i giudici della terza Sezione penale del Tribunale di Salerno, presieduta dal dottor Pentagallo, Vincenzo Greco è innocente. Ancora una volta, dunque, la magistratura ha deciso di non dare credito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
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