Tu sei qui: CronacaAlla sbarra i baby ultrà aquilotti
Inserito da (admin), giovedì 22 aprile 2004 00:00:00
Questa mattina compariranno in aula i due baby ultrà della Cavese, M.M. e V.C., rinviati a giudizio lo scorso gennaio dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Di Bella, per gli incidenti scoppiati a Delianuova in occasione della partita di campionato Delianuova-Cavese. Nel corso della stessa udienza venne stralciata per un vizio di forma la posizione di un terzo tifoso della Cavese, mentre i 5 ultrà minorenni calabresi furono prosciolti: per loro il giudice dispose il non luogo a procedere. Continua, così, uno dei tronconi di una lunga serie di processi che vedono coinvolti nel ruolo di imputati i tifosi della Cavese e del Delianuova, accusati a diverso titolo della guerriglia scoppiata il 3 novembre 2002. I due minori cavesi, difesi dagli avvocati Alfonso e Marco Senatore, furono rinviati a giudizio nonostante il pubblico ministero avesse avanzato in sede di udienza preliminare la richiesta di perdono giudiziale. Questa possibilità fu respinta dagli avvocati Senatore perché avrebbe significato una condanna a tutti gli effetti. Il Gip Di Bella rinviò a giudizio i due giovani tifosi, dicendosi pronto ad approfondire le prove difensive presentate dai legali. «Ci auguriamo che oggi - spiegano Alfonso e Marco Senatore - ci sia la sentenza che metta la parola fine su questa vicenda assurda. Già in sede di udienza preliminare abbiamo rifiutato il perdono giudiziale, proprio perché convinti dell'innocenza dei nostri assistiti. Abbiamo presentato prove e rilievi schiaccianti che dimostrano come il riconoscimento fatto dai Carabinieri sia più volte contraddittorio, data la mancanza di foto degli incidenti. Inoltre, i miei assistiti non hanno mai avuto l'obbligo di firma». I due baby tifosi sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale, nella fattispecie i Carabinieri di Palmi, intervenuti per gli scontri scoppiati fuori dal campo sportivo al termine della gara con la Cavese. Dagli accertamenti delle prime ore, subito dopo gli incidenti, gli investigatori riuscirono a scoprire il movente, cioè l'episodio che scatenò quel pomeriggio di ordinaria follia: gli ultrà della Cavese avevano deciso di non pagare il biglietto di ingresso di 10 euro. Fu fuori dallo stadio, davanti ai botteghini, che scoppiò la prima rissa. Dopo la fine della gara, dall'unico ingresso uscirono i tifosi calabresi armati di spranghe e pietre. I tafferugli coinvolsero l'intero paese, con un'autentica caccia ai tifosi della Cavese. Finirono nel mirino, così, anche molti sostenitori giunti a Delianuova con auto privata per assistere alla partita. Il bilancio degli scontri fu devastante: auto della Polizia distrutte, vari tifosi feriti.
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