Tu sei qui: Cronaca‘All'Ostello la Casa del sollievo'
Inserito da (admin), giovedì 29 maggio 2003 00:00:00
«Restituisca lo Stato alla Comunità Francescana il mal tolto e noi lo trasformeremo in un atto di grande solidarietà»: è la forte provocazione che il padre francescano Luigi Petrone, meglio conosciuto come fra' Gigino, ha lanciato dall'altare. Vuole che l'ex Convento dei Francescani, requisito dalle leggi di soppressioni sabaude e trasformato oggi in Ostello della Gioventù, venga restituito al legittimo proprietario. «Lo trasformeremo in un grande atto di amore per gli altri. Vi istituiremo un Polo oncologico per gli ammalati terminali»: così fra' Gigino esplicita la sua proposta. Vuole costruire una nuova "Casa di sollievo". Non è nuovo ad imprese apparentemente impossibili, l'agguerrito fraticello. Insieme agli altri padri della Basilica di San Francesco, ne ha avviato la ricostruzione. Ormai sta per raggiungere il traguardo e tutto confidando sull'aiuto della gente, senza alcun contributo pubblico ed obbedendo solo al messaggio del Poverello di Assisi: va e ripara la mia chiesa. «La mia idea, o provocazione, come qualcuno ha voluto intenderla, può apparire estemporanea e poco fattibile, ma nasce dalla consapevolezza della sofferenza dei malati ormai destinati alla morte sicura e dei tanti loro parenti, impotenti a gestire un problema così grave. Diamo loro una struttura idonea ed offriamo ai parenti la possibilità di poterli assistere con tranquillità e serenità». Ha la lacrime agli occhi, fra' Gigino: rivive la sua esperienza di aver perduto il papà Fortunato giovanissimo e poi la mamma Lidia tra indicibili dolori. Il vulcanico francescano è già all'opera. Ha rimesso a nuovo e sistemato 6 stanze dell'attuale Convento per farne punti di accoglienza. «Il suo è un cammino difficile - commenta Giuseppe Raimondi, già presidente dell'Associazione Cattolica e già direttore generale dell'ex Credito Commerciale Tirreno - ma va aiutato. La gente è con lui, lo segue in tutte le sue iniziative». Fra' Gigino è disposto a tutto, anche a dare vita ad una fondazione laico-religiosa che possa gestire la struttura di accoglienza. «Sono confuso - dice - dalle tante testimonianze di solidarietà. Ora bisogna passare al concreto ed è qui che comincia il vero cammino».
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