Tu sei qui: CronacaAggressione alla prof, pista napoletana
Inserito da (admin), martedì 4 aprile 2006 00:00:00
«Non ricordo bene i loro volti, ma ho già spiegato cosa è accaduto quella terribile mattina». In queste ore Lucia D'Avino, la professoressa di 44 anni rimasta gravemente ferita nel tentativo di fermare i due ladri che le stavano portando via l'auto, potrebbe dare un grosso aiuto agli agenti del Commissariato di Polizia, diretti dal vicequestore Sebastiano Coppola: dare un identikit dei banditi o anche una sola traccia per la Polizia, che in questi giorni ha intensificato le indagini per acciuffare i due malviventi, anche perché, intanto, non si sono fatti vivi altri testimoni.
Sarà l'ok dei medici del reparto di Neurochirurgia dell'ospedale "Umberto I", dove l'insegnante è ricoverata, a dare il via libera agli investigatori. Con ogni probabilità, una volta sciolta la prognosi, Lucia D'Avino sarà ascoltata dalla Polizia. L'interrogatorio sarà condizionato dallo stato di salute della donna, ed in particolare dallo stato emozionale. Sono trascorsi solo pochi giorni, infatti, dalla terribile mattina dell'incidente ed è, pertanto, evidente che la professoressa risenta ancora dello choc di quegli attimi. In attesa della testimonianza della vittima del falso tamponamento, le indagini proseguono sui pochi elementi a disposizione della Polizia.
Tutti gli indizi sono rinchiusi nella Lupo, l'auto che i due ladri hanno tentato di rubare. Proprio nell'abitacolo dell'utilitaria gli uomini della Scientifica hanno scovato le impronte digitali dei malviventi. Si attendono ora confronti incrociati. L'esame della Scientifica servirà, infatti, a confrontare le impronte rilevate sul manubrio, sullo sportello e sul finestrino della Lupo con quelle racchiuse negli schedari della Polizia. Le segnalazioni saranno poi inviate a tutti i Commissariati e le Questure d'Italia. Secondo le prime indiscrezioni, il cerchio sembra stringersi intorno ad un preciso perimetro: il Napoletano, ed in particolare l'area vesuviana. Nei prossimi giorni potrebbero saltare fuori nuovi elementi in grado di dare una svolta alle indagini.
Oltre il danno anche la beffa. Secondo quanto riferito nella trasmissione "Mi Manda Rai Tre", dove venerdì scorso fu trattato il caso della professoressa D'Avino ed altri episodi analoghi, spesso le vittime del tragico raggiro non ricevono il rimborso dalle assicurazioni. In particolare, stando a quanto citato nella trasmissione-denuncia della Rai, ci sarebbero alcune compagnie di assicurazione che non sarebbero disposte a pagare, addossando allo sfortunato automobilista parte della colpa. «Lasciando la chiave innescata, l'automobilista è considerato responsabile di quanto gli accade», hanno replicato in risposta alle varie richieste di rimborso. Questa motivazione, spiegano gli assicuratori, sarebbe una sorta di difesa contro possibili truffe del genere "furti concordati".
Per evitare di incappare in brutte disavventure, e magari vedersi portare via l'auto senza la speranza di un rimborso, l'Associazione dei Consumatori e la Polizia Municipale raccomandano agli automobilisti di ricordarsi di togliere le chiavi dal cruscotto prima di scendere dall'auto, di telefonare subito ai numeri di pronto intervento e di stare attenti ad un altro tipo di raggiro molto diffuso, conosciuto come la "truffa dello specchietto". È, questa, una variante al finto tamponamento. In pratica, i malviventi tentato un sorpasso e sfiorano lo specchietto dell'auto presa di mira. Subito dopo l'impatto, invitano l'ignaro automobilista a fermarsi per constatare i danni. Una volta distratto il guidatore, salgono sull'auto e la portano via.
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