Tu sei qui: Cronaca"Affaire Cutillo", truffa colossale
Inserito da (admin), giovedì 18 maggio 2006 00:00:00
Una truffa colossale, tra le più grandi mai scoperte in Italia in materia di evasione fiscale, quella che ha coinvolto Ottavio Cutillo, l'ex presidente della Cavese, finito in manette. Un pentolone dal quale, nelle prossime settimane, potrebbero uscire interessanti novità sotto il profilo delle indagini. L'inchiesta, condotta dal pm Santoro, potrebbe allargarsi, superare i confini italiani e portare ben oltre le 7 ordinanze di custodia emesse ed i 3 obblighi di dimora a carico dei coinvolti. Secondo i finanzieri della Polizia Tributaria di Avellino, molti rivenditori stranieri, che hanno fornito auto e documentazioni ai 4 commercianti tratti in arresto, potrebbero presto finire in carcere.
«Per l'ammontare della frode e per il numero dei soggetti coinvolti - ha spiegato il procuratore della Repubblica di Avellino, Mario Aristide Romano - l'attività in corso è al primo posto tra quelle finora eseguite nel campo della lotta alle frodi Iva, nel settore del commercio di autoveicoli di importazione parallela. L'indagine si basa su elementi di prova acquisiti grazie all'attività di intercettazione. Molte altre le attività di accertamento svolte e coordinate brillantemente dal sostituto Vittorio Santoro e dal colonnello Maurizio Guarino». Il lavoro dei finanzieri e del magistrato inquirente è stato davvero meticoloso. Le persone finite in carcere avevano capito che qualcosa si stava muovendo ed avevano posto in essere intelligenti meccanismi, tesi a confondere le idee degli investigatori.
«Siamo andati oltre l'apparenza - ha dichiarato il colonnello Maurizio Guarino - ci sono stati molti passaggi di società che hanno creato non poca confusione per noi che stavamo lavorando sulla truffa. Uno degli arrestati aveva costituito una società nell'Oregon (Usa), con una stabile organizzazione in Italia. La società americana era gestita, sotto il profilo della contabilità, da una società di diritto inglese. Le transazioni commerciali, invece, venivano pagate attraverso conti correnti bancari di istituti di credito siti in Lituania. Le vetture giungevano materialmente dalla Francia e dalla Germania, mentre la documentazione cartacea arrivava dalla Polonia e dalla Spagna. Ci siamo trovati, quindi, di fronte ad un labirinto nel quale era decisamente difficile orientarsi».
Ora lo sguardo degli investigatori, come accennato, è all'estero e soprattutto a quei conti correnti bancari a Malta ed in Lituania, dove si pensa siano depositate immense ricchezze. «Abbiamo svolto - ha commentato il colonnello Bartolomeo D'Ambrosio, comandante provinciale della Finanza - un lavoro che ci ha consegnato degli ottimi risultati. Sono soddisfatto, anche perché abbiamo risposto a pieno alle direttive inviateci dallo Stato. La lotta all'evasione fiscale rappresenta uno dei nostri impegni precipui».
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