Tu sei qui: CronacaAbbazia, teatro al palo
Inserito da (admin), giovedì 16 dicembre 2004 00:00:00
I lavori di ristrutturazione del teatro "Alferianum", ubicato all'interno dell'Abbazia benedettina della Santissima Trinità, sono fermi da molto tempo. I monaci auspicano una ripresa immediata, anche per evitare che tutte le suppellettili vadano irrimediabilmente perdute. L'ultima manifestazione che vi si svolse risale ormai al dicembre del 1996. Poi il teatro fu chiuso al pubblico per indifferibili lavori di ristrutturazione. La copertura del complesso, infatti, era pericolante. Da allora molto poco è stato fatto per restituire alla comunità monastica ed alla città un importante luogo di cultura. L'opera fu progettata dall'architetto Breccia e la prima pietra fu posta dall'Abate Mauro De Caro. Altra figura indimenticabile, che molto si diede da fare per la costruzione dell'Alferianum, fu padre Costabile Scapicchio, che purtroppo si spense pochi mesi prima di veder compiuta l'opera. Il teatro fu inaugurato il 26 giugno del 1982. L'allora Abate Michele Marra, nel discorso inaugurale, ripercorse i quasi mille anni di sviluppo edilizio dell'Abbazia. Osservò che «al complesso mancava una struttura che potesse consentire alla Badia di continuare a svolgere in chiave moderna la missione, che, insieme al servizio di Dio, è stata da sempre quella della cultura». L'Alferianum, così battezzato dal nome del fondatore della Badia, S. Alferio, con circa 500 posti era attrezzato per accogliere spettacoli di alto livello e convegni anche a carattere internazionale, disponendo di un'apparecchiatura per la traduzione simultanea in 4 lingue. In quell'occasione Rocco Moccia, direttore del Ministero del Turismo e Spettacolo, espresse la sua profonda ammirazione per un teatro «che fa onore non soltanto a Cava ed al Sud, ma a tutta l'Italia». L'idea di una costruzione solida e massiccia fu avanzata già nel secondo dopoguerra dalle autorità preposte alla vigilanza sul monumento nazionale della Badia di Cava, allo scopo di scongiurare il pericolo di smottamenti verso il fiume Selano di un vasto corpo di fabbrica, comprendente la basilica ed altre strutture. Il progetto fu subito approvato e si pensò ad un teatro o ad una grande sala congressi, che avrebbe valorizzato, tra l'altro, il prezioso materiale dell'Archivio, che è il più importante dell'Italia meridionale. Dopo un trentennio di alterne vicende, tra interruzioni e riprese per difficoltà di finanziamento, l'opera divenne realtà nel giugno del 1982. Ora il sipario è calato su questa imponente struttura e chissà quanto tempo ci vorrà ancora per farla tornare agli antichi splendori.
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