Tu sei qui: Cronaca5 pagine di storia cittadina dipinte nel Bar Garibaldi
Inserito da (admin), mercoledì 19 gennaio 2011 00:00:00
Quest’anno, congiuntamente al millenario dell’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità (1011-2011), ricorrono anche i primi 150 anni dell’unità d’Italia (1861-2011) ed a farne memoria, sin dallo spirare dell’anno appena passato, ci hanno pensato Gino Montella e Tiziano Di Martino, titolari del bar Garibaldi, sito al 318 di Corso Giuseppe Mazzini, di fronte allo storico “Palazzo Coppola”.
Entrando nel bar, sotto la volta, realizzati da “Giotto”, all’anagrafe Antonio Lamberti, nostro abile concittadino, artisticamente formatosi nel nord Italia, si possono ammirare quattro grandi dipinti. Di fronte all’ingresso, appare il mistico Sant’Alferio Pappacarbone, che smesse le vesti di principe longobardo salernitano e vestito l’umile saio di San Benedetto da Norcia, nella “Cava Arsicia o Cava di Metello”, nel 1011 fondò l’Abbazia Benedettina.
Alla sinistra si palesa l’Eroe dei due Mondi, il “Generale Giuseppe Garibaldi”, quando venerdì 7 settembre 1860, alle ore 11.00, reduce dalle battaglie di Milazzo, Calatafimi e d’Aspromonte, nel risalire lo Stivale per raggiungere Napoli, accompagnato dallo Stato Maggiore e dai Sindaci di Salerno e Vietri, don Sergio Pacifico e don Pietro Avallone, si fermò nella Città di Cava (il toponimo Città di Cava de’Tirreni origina il 23 ottobre 1862). Ad accoglierlo fu il Vicesindaco, il Marchese Giuseppe Trara Genoino, in assenza del Sindaco, il Marchese Pasquale Atenolfi, che con un manipolo di ufficiali garibaldini si era portato a Napoli per prendere possesso della “postazione telegrafica”.
Alla destra dell’arcata, in tutta la sua bellezza, appare la “fontana dei delfini”, sita in Piazza Vittorio Emanuele III, la cui primitiva realizzazione (priva, ovviamente, dei marmorei delfini, di cui non se ne conosce l’esatta data di collocazione) si ebbe a seguito della Delibera Consiliare del 29 maggio 1865. I lavori vennero ultimati il 21 aprile 1866, con la realizzazione anche di una ringhiera in ferro, resasi necessaria, come ci ricorda la Delibera stessa, “per evitare l’inconveniente che potrebbe sorgere con le vetture o animali bovini, che tutt’ora si avvicinano ad abbeverarsi”.
Nella volta soprastante l’ingresso, si evidenzia il “Castrum Sanct’Adjutore”, con al centro del Colle lo Stemma della nostra Città, concessoci dal Re Ferrante I d’Aragona con la sua seconda epistola del 22 settembre 1460.
Il quinto quadro, per finire, è dipinto sulla parete di sinistra del corridoio che conduce ai “locali servizi”. Esso rappresenta il maestoso Monte Finestra o Pertuso (alto 1.139 mt.) ai cui “piedi” si spande l’abitato cittadino. Adornare i locali commerciali di Cava de’Tirreni, con la rappresentazione di pagine di storia cittadina, è una tangibile espressione di vivo amore per la propria terra.
Livio Trapanese
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