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Iniziazione alla vita monastica, a Cava de' Tirreni le emozioni di don Vincenzo di Marino e fratel Vincenzo Senatore

Presi per mano e condotti in questo “nuovo inizio” dal Priore Dom Eugenio Gargiulo che insieme alla sua straordinaria forza sa infondere umana emozione.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 22 settembre 2022 09:41:16

Una giornata speciale quella che domenica ha visto, presso la Parrocchia SS. Salvatore Passiano, a Cava de' Tirreni, don Vincenzo di Marino e fratel Vincenzo Senatore protagonisti del rito di iniziazione alla vita monastica. Presi per mano e condotti in questo "nuovo inizio" dal Priore Dom Eugenio Gargiulo che insieme alla sua straordinaria forza sa infondere umana emozione.

Proprio lui che quando era monaco alla Badia di Cava ha visto crescere il piccolo don Vincenzo e che oggi, dopo oltre quarant'anni, lo accompagna in un percorso ancora più intimo e profondo. In una spiritualità che ha le sue regole, i suoi doveri ma anche la gioia di essere parte di un insieme fatto di amore e fratellanza.

Dopo il rito, i momenti di cosciente silenzio e gli abbracci fraterni, don Vincenzo di Marino e fratel Vincenzo Senatore hanno raccontato un po' di sé e di ciò che rappresenta la loro iniziazione alla vita monastica.

"È difficile spiegare questo momento perché le emozioni si stratificano - spiega don Vincenzo - . Da una parte penso ‘Finalmente!' perché non vedevo l'ora; dall'altra mi rendo conto che è solo il principio di un cammino assolutamente nuovo. Conoscere attraverso i libri e gli esercizi spirituali è cosa ben diversa dal viverci dentro. Quindi oggi mi sento veramente discepolo e sono pronto a disimparare. Bisogna infatti saper anche togliere molto di quello che si è sedimentato come idea e che invece nella pratica è tutt'altro.

Siamo quasi giuridicamente parte della comunità ma non ancora in maniera definitiva. Alla fine dell'anno - o forse di più - deciderà la comunità. Noi, parlo anche per il più giovane fratel Vincenzo, ce la metteremo tutta! Non è facile soprattutto alla mia età, a 56 anni. E ritorno ai miei 13 anni, al momento in cui ho sentito di voler fare questo cammino e di entrare in monastero. Ma ero troppo piccolo. Già all'età di dieci anni, con la Prima comunione, mi sentivo attratto da momenti vissuti nello spirito di Cristo, come ad esempio un seminario estivo con l'Arcidiocesi di Salerno che fu una vacanza estiva con finalità vocazionali. Anche a scuola, durante la quinta elementare, provai gioia infinita nel conoscere un missionario che venne in classe per parlare della sua missione in Mozambico.

Poi di lì a poco mi consigliarono di andare alla Badia di Cava, luogo di grande prestigio, dove conobbi il Padre Priore Dom Eugenio Gargiulo che all'epoca era Maestro dei novizi. Poi don Gargiulo fu nominato parroco e, dopo un periodo di noviziato con don Rudsindo Coppola, con il sopraggiungere di problemi alla salute, dovetti lasciare ma l'imprinting di quei quasi tre anni li porto ancora con me!

Negli anni a seguire ho avuto la fortuna di studiare dai Gesuiti che continuamente infondevano l'ideale della vita comune con l'auspicio che un domani, anche da sacerdoti, potessimo vivere insieme nelle parrocchie. Ma è una cosa molto difficile! Infine sono diventato parroco a Passiano di Cava de' Tirreni, mentre lavoravo - l'ho fatto per 30 anni - per la vita monastica attraverso una continua pratica di discernimento con la Badia di Cava, soprattutto in questi ultimi quattro anni. Ma il monastero era troppo vicino alla mia casa e quindi si pose il quesito sul dove andare.

Chiamai subito il mio primo Padre spirituale, Dom Gargiulo, che mi invitò a venire a Farfa, luogo che raggiunsi per chiedere di essere umilmente illuminato e nel quale mi trovo da quasi un anno! Ma è solo l'inizio! L'amore per la vita monastica c'è sempre stato e come parroco ho cercato di trasfonderlo in quelli che stavano con me perché è uno dei patrimoni della chiesa. Forse la salvezza della chiesa e del mondo stesso è venuta dalla vita monastica che ha un incidenza formidabile anche sull'umanità".

Lo spirito e l'opera di don Vincenzo diventa tangibile con la presenza a Farfa del giovane Vincenzo Senatore che con lui è cresciuto mentre, chiamato da Dio, maturava la decisione di vivere nello spirito di comunione scandito dalla Regola del padre fondatore del monachesimo San Benedetto da Norcia.

"Sono arrivato a Farfa il 27 giugno 2022 - racconta fratel Vincenzo -. Già c'ero stato per diversi periodi fino a quando sono tornato per restare nel luogo che fin da principio mi aveva affascinato. Ho 22 anni e posso dire che la mia vita è sempre stata scandita dalla preghiera e da regole riconducibili a una vita monastica. Il primo monastero, infatti, l'ho vissuto in famiglia che mi ha sempre sostenuto nelle scelte fatte. Qui è iniziato tutto e qui è avvenuto il mio primo discernimento.

Nel focolare domestico dove ogni domenica ma anche ogni giorno, specialmente in particolari momenti dell'anno, si viveva con la preghiera, il lavoro e lo studio che sto continuando come studente del Corso di Lettere Moderne. Poi ho vissuto la mia vocazione nell'ambito parrocchiale a Cava de' Tirreni dove mi sono messo subito al servizio degli altri e della comunità della Chiesa.

Mi sentivo chiamato a questo ed ho cercato di trascinare con me tanti giovani facendoli partecipare alla celebrazione eucaristica, aiutandoli nel catechismo ma anche attraverso la corale di cui sono sempre stato parte attiva. La Parrocchia era un luogo familiare dove ci sentivamo accolti anche dal parroco che era don Vincenzo, divenuto presto il mio Padre spirituale. Grazie a lui mi sono avvicinato alla vita monastica, allo spirito benedettino e alla sua Regola.

L'Abbazia di Farfa mi venne proposta da don Vincenzo e, dopo una giusta e meditata valutazione che ha tenuto conto anche di altre realtà monastiche, ho fatto questo viaggio. Oggi posso testimoniare che l'amore per il luogo, le persone, la comunità e la nostra guida Dom Eugenio Gargiulo mi suggerisce di rimanere e proseguire il cammino qui.

E concludo dicendo che ho avuto la grazia e la fortuna di vivere questa esperienza con chi mi ha sempre consigliato e guidato! Si dice che la prima buona parola è la testimonianza, ecco la testimonianza del mio padre spirituale, don Vincenzo, che vive in prima persona queste cose ed è per me ancor più edificante".

La Comunità benedettina è il cuore dell'Abbazia e sotto la guida del Padre Priore Gargiulo cammina in silenzio per trovare e dare pace. Lo fa in uno spazio intimo e privato. Lo fa accogliendo gli altri nel nome di una comunione fatta di ascolto e profonda comprensione.

Foto: Roberta Duranti

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