Tu sei qui: Politica‘Vogliono farmi annegare in questa sporca marmellata'
Inserito da (admin), giovedì 30 ottobre 2003 00:00:00
«Preoccupato io? Macchè... Pensi che stamattina (ieri, ndr) ho telefonato ad Alfredo Liguori, il sindaco di Battipaglia, e ci siamo fatti quattro risate: sulla sua vicenda amministrativa (le dimissioni da primo cittadino, ndr) e su questa marmellata alla cavese in cui mi vogliono coinvolgere». Beh, sindaco Messina, in quella che definisce "marmellata alla cavese", non è che la vogliono coinvolgere, lei c'è già dentro... «Non ho ricevuto avvisi di garanzia». Ma c'è un procedimento formalizzato... «Ed allora indaghino. Non sarò io certo ad oppormi, anche perché voglio vedere - come diceva quel tale - dove vogliono arrivare...». Quel tale era un comico. Che fa, si prende burla dei magistrati? «Ci mancherebbe, massimo rispetto. Temo, però, che stiano perdendo tempo. In questa storia non c'è una sola parola di fondamento». Ci sono delle accuse raccolte nel dossier presentato dal dipendente comunale Lambiase ai magistrati. L'inchiesta parte da lì. «Dossier? Ma lei lo conosce Lambiase?». No, me lo dica lei. «Un semplice, a dirne bene. Che mi è stato vicino e che, avvicinatosi a Forza Italia, ho beneficiato ed assistito professionalmente senza avere voluto una sola lira di compenso. Era stato sospeso dal posto di lavoro dal sindaco diessino Raffaele Fiorillo. Riuscii a farlo reintegrare in servizio. Adesso, tra Lambiase e l'Amministrazione c'è un contenzioso, è stato denunciato e lui tenta di sviare le cose ricattando il Comune...». Sì, ma in quel dossier si scrivono cose precise. Non può essersele inventate Lambiase. «Quel famigerato dossier lo hanno scritto i suoi avvocati. Lambiase è solo lo strumento, nelle mani dei legali, di un disegno politico che punta a farmi fuori». Siamo alla litania del complotto, sindaco. Il politico toccato dai magistrati che diventa vittima... «Complotto, certo. O meglio, "marmellata alla cavese", un impasto di trasversalismi e complicità che si amalgamano quando si decide di neutralizzare qualcuno che dà fastidio». Provi a fare nomi e cognomi, ad indicare circostanze. «La mia strategia, i miei comportamenti scaturiranno dagli sviluppi dell'indagine. Ora osservo gli altri e medito». Alfonso Senatore, di An, è uno degli avvocati di Lambiase e non è certo politicamente vicino a lei... «Questo è un fatto». Lambiase strumento, i suoi avvocati i suggeritori. Contiguità con la politica degli avvocati? Se c'è il complotto che lei teme, bisogna partire da qui, le pare? «Guardi, che io dia fastidio è un fatto. Perché sono stato eletto sindaco contro l'armata del centrosinistra ed anche contro una parte dello stesso centrodestra. Ho tolto spazio ai politicanti, ma anche creato malcontento in chi, nello stessa Amministrazione e nel Consiglio comunale, ambivano solo per averlo desiderato a protezioni che non hanno ricevuto. Ecco, da tutto questo nasce la "marmellata alla cavese". Hanno cercato di colpirmi. Ho dovuto difendermi, con esito positivo, in almeno cinque procedimenti penali. È capitato anche a Fiorillo ed io, tra i pochi, gli sono stato solidale. Oggi ci risiamo. Di nuovo i trasversalismi che strumentalizzazano il nulla e spingono sulla magistratura. Del resto, me l'aspettavo da quando sui muri davanti alla mia abitazione tempo fa comparvero scritte minacciose contro di me». L'indagine, adesso, ipotizza che lei sia stato, invece, mandante di minacce nei confronti di Giovanni Baldi. «Non è vero e lo stesso Baldi lo ha negato. È un galantuomo, come la sua famiglia: è gente d'onore». Lei dice: c'è un complotto. Rischia di diventare un'ossessione... «Non contro di me, ma a danno della città, che in questi anni abbiamo trasformato da un recinto di greggi a luogo che interagisce con tutta la provincia». Sindaco, ha ricevuto attestati di solidarietà? «Non sono isolato, se è quello che vuole sapere. Qualche giorno fa, prima di questa vicenda, ho letto parole di apprezzamento da parte del ministro Gasparri». Il "caso Cava" è finito in Parlamento, con le interrogazioni dei parlamentari della Margherita, Annunziata e Manzione. «Con tutto il rispetto umano, non mi pare che le persone citate abbiano chiaro il senso dell'azione politica. Manzione, poi, è un miracolato della politica. Quando era con il centrodestra, lo abbiamo garantito quando si candidò alla Provincia, poi il gioco gli è diventato facile - e chi non riuscirebbe? - in un collegio uninominale. Più che fare politica, usa gli strumenti della sua professione per soffiare o attizzare indagini giudiziarie. È nel suo diritto, però...».
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