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Inserito da (admin), mercoledì 8 novembre 2006 00:00:00
Emergenza rifiuti, sott'accusa il sindaco e la Giunta per la scelta del sito di trasferenza in località Petraro Santo Stefano. L'area era sottoposta a sequestro preventivo e non era nella disponibilità materiale e giuridica del proprietario. Nessun intervento, dunque, poteva essere operato dall'Amministrazione, né assunto alcun atto deliberativo. Il problema è stato sollevato dal gruppo di An, portavoce il consigliere Fabio Siani, durante la seduta del Consiglio comunale nel corso della discussione e ratifica della delibera concernente le spese sostenute per l'approntamento del sito di trasferenza.
Chiesto il rinvio degli atti alla Procura della Repubblica ed annunciata da parte di An un'interrogazione parlamentare. Quello che è stato un atto di responsabilità, spinto dalla necessità di liberare la città dai rifiuti, diventa un caso. «Le preoccupazioni manifestate dal direttivo cittadino di An - afferma Giovanni Del Vecchio, dirigente organizzativo - circa l'incapacità della nuova Amministrazione a risolvere con soluzioni soddisfacenti per l'intera cittadinanza il fenomeno dell'emergenza rifiuti, ha trovato pieno riscontro nella nostra interpellanza consiliare, che ha messo a nudo gli errori compiuti nella gestione del problema».
I fatti. Durante l'emergenza che aveva attanagliato la città, il Comune, alla ricerca di suoli per realizzare siti di trasferenza temporanei, scelse il suolo di Petraro S. Stefano. Di qui l'ordinanza del sindaco e l'acquisizione dell'area: nel giro di due settimane furono operati i lavori necessari per renderla idonea. Città di nuovo pulita e lentamente il ritorno alla normalità, anche se resta una situazione complessiva a rischio in qualsiasi momento. Ieri, infine, è scoppiato il caso dell'illegittimità dell'Amministrazione a poter usufruire dell'area sottoposta a sequestro. «Il Comune, in tempi non sospetti, aveva acquistato una montagna - spiega Messina - ed aveva indicato anche dove poter realizzare all'occorrenza un sito di trasferenza. Ma si è scelta una strada diversa ed illegittima».
Dagli atti prodotti da An ed esibiti in Consiglio comunale, è emerso che l'area di circa 14mila metri quadri è stata oggetto di procedimento penale in relazione ad abusi edilizi ivi realizzati e sottoposta a sequestro preventivo il 3 agosto del 2000. La sentenza che ha definito il procedimento penale è passata in giudicato e non ha disposto il dissequestro, per cui l'area è a tutt'oggi sottratta alla disponibilità materiale e giuridica del proprietario. Di qui l'illegittimità di tutti gli atti assunti.
A Palazzo di Città si è sereni. «Abbiamo agito in piena emergenza - dice il sindaco Gravagnuolo - non avevamo altre scelte a disposizione, era un nostro dovere la salute dei cittadini. La firma dell'ordinanza è stata un atto di responsabilità». Intanto, An ha chiesto al presidente del Consiglio di rimettere gli atti alla Procura, «nell'interesse della stessa Amministrazione, che ha operato nella massima buona fede e nella convinzione della legalità degli atti degli interventi operati». Seguirà nei prossimi giorni l'interpellanza parlamentare di Edmondo Cirielli.
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