Tu sei qui: PoliticaPassa il Bilancio, maggioranza salva
Inserito da (admin), giovedì 31 marzo 2005 00:00:00
Il Bilancio passa: 18 voti a favore (An, Fi, Udc, Pdc), astenuti Maddalo e Ventrello (indipendenti di destra), assenti al momento del voto Ferrigno (An) e Ragni (Margherita), assenti dall'inizio Mosca, Salerno, Apicella (Fi), contrari Ds (4), Rfc (1), Patto per Cava (1). Messina vince la sfida con la sinistra, fuga i dubbi e le perplessità della sua maggioranza, che ritrova. Perde qualche pezzo lungo la strada, ma con il tempo si sapranno ritrovare le ragioni dello stare insieme. «E' stata la vittoria della caparbietà. Ero sicuro che la maggioranza non poteva venir meno in un momento così delicato ed ho avuto ragione, insieme con quanti hanno sostenuto le mie idee», ha dichiarato il sindaco al termine di una lunga seduta, incandescente, ma corretta e politicamente positiva. Eppure, erano state settimane di passione per Messina e la sua maggioranza, sempre più dilaniata. Martedì sera le posizioni erano ancora distanti, An mostrava titubanza. Nella notte tra martedì e mercoledi telefoni particolarmente caldi. I dubbiosi resistevano. Il tutto veniva affidato alla notte, sperando che potesse portare consiglio. Ed in mattinata le posizioni si sono attutite. Qualche mugugno in più, qualche volto tirato, qualche sorriso forzato, ma alla fine la decisione di votare era stata presa. An, Fi, Udc e Pdc allineati e coperti tra i banchi per il voto. Cannavacciuolo di An: «Avevamo chiesto il rinvio della discussione e dell'approvazione del Bilancio per questioni di opportunità politica: siamo in piena campagna elettorale e non volevamo che ci fossero turbative. Abbiamo accettato democraticamente la volontà della maggioranza di andare al voto e siamo andati in aula rispettosi. La città è l'unica nostra padrona». A tenere banco il regolamento delle Circoscrizioni. Accesa polemica tra la sinistra e la maggioranza. «Un regolamento che è una somma di illegittimità e di antidemocraticità, per questo ricorrreremo al Tar»: così Antonio Armenante e Pasquale Pisapia. «Un'istituzione nata non per gli interessi della città, ma solo per soddisfare le velleità di essere presidenti da parte di consiglieri comunali o di loro iscritti», dichiara Franco Musumeci. «E' una lettura delle Circoscrizioni riduttiva e legata ad una logica di boicottare il decentramento, che rappresenta la vera democrazia e rientra nel programma della Giunta Messina», replica Cannavacciuolo. Ma è sul Bilancio delle opere pubbliche e su quello di previsione 2005 che maggioranza ed opposizione giocano la vera partita della seduta. Ad accendere la miccia è Umberto Ferrigno, eletto nella lista di Forza Italia, dissidente. Dà vita ad un gruppo, successivamente dà la sua adesione ad An: «Voto contro il Bilancio. Avevo chiesto il rinvio, rispecchiando anche la posizione provinciale di An». Clamori tra i banchi di An. Cannavacciuolo smentisce, chiarendo che la posizione ufficiale del partito è quella di adesione piena a questa maggioranza. L'opposizione spiega che non può votare un Bilancio che esprime una filosofia basata solo sulle opere pubbliche. Ma l'assessore Laudato, con una relazione accurata e puntigliosa, smonta le varie accuse e presenta la visione di una crescita corale della città attraverso l'esame dei vari capitoli: «E' un Ente che punta a diventare azienda». E poi il voto, che mette fine a giorni di passione.
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