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Politica

‘Mi disse: Baldi non si deve candidare'

Inserito da (admin), giovedì 30 ottobre 2003 00:00:00

Sarà interrogato oggi, assistito dagli avvocati Alfonso Senatore ed Alberto Clarizia, il dipendente comunale Vincenzo Lambiase, accusato di violenza privata in relazione a voti di scambio nello stesso procedimento penale (il numero è 9560/2003) che vede indagati il sindaco Alfredo Messina ed il capostaff Pasquale Petrillo. Il pm titolare delle indagini dovrà cercare di verificare se, come si legge dal provvedimento emesso dalla Procura di Salerno, durante la campagna elettorale per l'elezione del sindaco e del Consiglio comunale del 2000, Alfredo Messina, all'epoca candidato sindaco, Petrillo e Lambiase, come sostenitori della campagna elettorale, abbiano commesso effettivamente il reato di cui sono indagati. Gli inquirenti cercheranno così i primi riscontri alle accuse lanciate la scorsa estate dallo stesso Lambiase e raccolte in un dossier inviato alla Direzione antimafia di Salerno. L'ombra del voto di scambio, che oggi aleggia su Palazzo di Città, appare nelle prime frasi del dossier al vaglio della magistratura: «Voglio fare queste dichiarazioni per un senso di giustizia... - scrive Lambiase - fanno cose solo per loro interessi personali, concedono posti di lavoro a chi vogliono loro, approfittano del potere che hanno, sfruttano il potere». Lambiase racconta di una collaborazione decennale con l'attuale sindaco Messina, che risalirebbe anche alle passate campagne elettorali del 1992 e del 1997: «Mi chiedeva di stare con lui, che mi avrebbe aiutato sia sotto il profilo legale, essendo lui il mio avvocato, sia per ripagare tutte le ingiustizie che mi avevano fatto al Comune. Io lo dovevo aiutare a farlo votare sia dalla gente che dalle persone che facevano una vita politica in un altro partito. Mi disse che dovevo rivolgermi ai miei amici. Prometteva, se avesse fatto il sindaco, di risolvere tutti i problemi che avevamo sia io che i miei amici». Gli stessi discorsi sarebbero stati ripetuti da Messina nella campagna elettorale del 2000. «Sia Messina che Petrillo mi invitarono a fare le tessere per Forza Italia - si legge nel dossier - ed io, tramite le mie amicizie ed alcuni amici del Centro Commerciale Cavese, sono riuscito a fargli fare molte tessere, perché lui doveva essere il candidato a sindaco. Capitò, poi, che come candidato si mise il dott. Giovanni Baldi, attuale presidente del Consiglio comunale». E su questo particolare si è fermata la lente d'ngrandimento della Procura, ipotizzando il reato di violenza privata. «Petrillo e Messina - continua Lambiase - mi chiamavano sempre, fino a sera tardi, dicendomi: "Hai visto questo delinquente cosa ha fatto? Si vuole candidare, insiste per la sua candidatura a sindaco, o c'è qualcuno che lo sta forzando. Trova tu la strada, lo dovete costringere a non fare il sindaco...". L'ultima chiamata l'ho avuta la sera prima che io intervenni e mi disse: "Ti vuoi muovere?". Io lo invitai a stare calmo, perché il problema l'avrei risolto io». Lambiase racconta, poi, di quella sera in cui si sarebbe recato a casa del padre di Baldi, Torquato: «Gli dissi: "Vostro figlio si deve ritirare da candidato a sindaco...". Lui rispose: "Enzo, non ti preoccupare, per domani mattina sarà tutto a posto". Non sicuro, mi sono recato a Santa Lucia a casa del dottor Baldi, ho bussato il campanello e l'ho invitato a scendere. Gli ho detto: "Ho già parlato con tuo padre. Ritira la candidatura, perché le elezioni le deve vincere Alfredo Messina...e, una volta vinte le elezioni, avrai tutto quello che vuoi". Lui si impaurì e mi disse che dovevamo aspettare che si facesse giorno e "sistemo tutto". Il giorno dopo, Messina e Petrillo mi cercarono e si congratularono e, mentre mi abbracciavano, mi dissero di andare a bere qualcosa lontano dal Comune. Mi dissero: "Sei stato grande"».

La replica di Baldi: «Nessuna minaccia»

Giovanni Baldi, presidente del Consiglio comunale, contro Vincenzo Lambiase: «Non ha mai varcato la soglia di casa mia o di mio padre, non ho mai ricevuto minacce. Non mi candidai a sindaco solo per valutazioni politiche e personali». Ed aggiunge: «Mai sarei venuto meno al patto di lealtà con gli elettori. Accettai di guidare la lista del Ccd per battere la sinistra e non perché dovevo diventare il presidente del Consiglio comunale».

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