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Politica

"Le Primarie delle idee", ultima parte

Inserito da (admin), venerdì 24 ottobre 2014 00:00:00

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del Dott. Enrico Bastolla, candidato alle primarie del PD di Cava de’ Tirreni, in programma domenica 26 ottobre. Dopo le prime due “puntate”, pubblicate rispettivamente il 10 ottobre (clicca qui) ed il 20 ottobre (clicca qui), spazio agli ultimi 6 punti programmatici (dal n. 13 in poi) dei complessivi 18 elaborati da Bastolla. Leggiamo insieme:

13) Commercio e artigianato
Fare sistema è la strada obbligata per rispondere alla crisi socio-economica in atto, rafforzando quindi il legame tra le imprese e il territorio, in modo che si sentano attori protagonisti dello sviluppo del nostro territorio.
Il nostro tessuto produttivo resta caratterizzato da una moltitudine di imprese, che spaziano dal manifatturiero tradizionale al commercio, ove si sono concentrati gli investimenti più significativi degli ultimi anni.
Dobbiamo essere più partner delle aziende: a loro il compito di fare impresa e di creare occupazione, a noi il compito di mettere a disposizione un territorio con adeguati servizi e infrastrutture, con procedure rapide e snelle, aiutandole anche nell’accedere ai finanziamenti europei, statali e regionali, richiedendo l’apertura di uno sportello impresa che si occupi solo di questo.
Dopo 44 anni la Campania ha una legge sull’artigianato. Un passo significativo per la salvaguardia e valorizzazione di un settore troppo spesso bistrattato e relegato ad un ruolo secondario. Eppure regge una parte considerevole dell’economia locale, garantendo sussistenza a tante famiglie.
Vive momenti difficili non solo il comparto dei servizi, ma anche l’artigianato di antica tradizione fatto di produzione manuali. È giunto il momento di fare più fatti e meno chiacchiere. Il rischio è che se passa invano altro tempo, quelle poche realtà che a fatica tengono ancora su i battenti, chiuderanno per l’impossibilità di andare avanti. Servono azioni e progetti, dove alla fine parte dell’eccessivo individualismo faccia un passo indietro per l’interesse generale.
La nuova legge prevede provvidenze per risanare i luoghi di lavoro, nuove attività in campo ambientale, il recupero di immobili in disuso, l’ammodernamento del parco macchine, formazione e aggiornamento, azioni per contrastare l’economia sommersa, contributi sui finanziamenti. Puntare alle tante eccellenze che sono presenti sul territorio, quello artistico, tradizionale, nella moda, nell’agro-alimentare, sia sul mercato interno che internazionale. La nuova legge mette in campo una strategia complessiva volta al riconoscimento del ruolo delle Associazioni artigiane, la qualificazione delle imprese artigiane e delle forme consortili, l’agevolazione dell’accesso al credito, contributi in conto interesse sulle operazioni di finanziamento a favore delle imprese artigiane, interventi a sostegno dei confidi. Nasce l’Osservatorio regionale sull’artigianato per svolgere un’attività permanente di analisi e studio delle problematiche del settore artigiano.
Incentivare la creazione di eventi culturali che fungano da aggregazione e rivalorizzazione del centro storico sicuramente rilancerebbe e riqualificherebbe il settore del commercio, le nostre attività godrebbero di benefici in termini economici. Attuare una volta per tutte una vera politica commerciale per tutelare le nostre attività commerciali e/o farle crescere. Attivare sin da subito un tavolo di concertazione con le Associazioni di categoria.
Verrà rafforzata l’integrazione tra l’offerta commerciale e quella turistica, al fine di dare maggiore visibilità al sistema delle attività economiche nei borghi. In questo contesto saranno assistititi gli operatori economici nelle azioni di comunicazioni e marketing, rafforzando quella collaborazione tra amministrazione ed operatori.
Una mia proposta: considerato che abbiamo delle vere e proprie eccellenze, riconosciute a livello nazionale e regionale, sia nel campo dell’artigianato, sia nel campo commerciale ed industriale (ceramisti, fabbri, falegnami, ecc.), perché non creare un centro - incubatore di queste eccellenze, attraverso l’individuazione di una area PIP (Piano per l’insediamento produttivo)?
Ogni singola Amministrazione comunale ha la facoltà di individuare delle aree all’interno del proprio territorio, corrispondenti ai criteri dettati dal Piano Regolatore Generale, in grado di ospitare attività artigianali, industriali, commerciali e turistiche. Il PIP, quindi, nasce con un duplice obiettivo: 1) Assicurare un ordinato sviluppo urbanistico della zona ove dovranno sorgere nuovi insediamenti produttivi o dovranno trovare sistemazione quelli già esistenti, attuando le previsioni contenute nel PRG; 2) Al PIP viene riconosciuta l’importante funzione di strumento industriale di politica economica di stimolo all’espansione industriale ed al rilancio dell’attività produttiva ed alla creazione di nuove opportunità di lavoro, offrendo alle imprese artigianali ad un prezzo politico le aree occorrenti per il loro impianto e la loro espansione. L’area sarebbe già individuata e non ci sarebbe bisogno neanche di espropriazione. E sarebbe l’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Nel piano del sindaco Galdi è prevista un’area ad edilizia residenziale e attività commerciali, mentre per la città potrebbe essere un’area dove far insediare queste nostre eccellenze, creare un polo produttivo con negozi, parcheggi, servizi, laboratori, spazi dai quali il Comune può ricavare anche qualcosa.
Le risorse: attraverso il project-finance oppure attraverso fondi europei e regionali.
Indire anche un referendum cittadino su 3 o 4 progetti che riqualifichino quest’area.

14) ASI
Che dire dell’area di sviluppo industriale? Un distretto dove si era riposto tanta speranza, oggi è invece un lontano ricordo. Dove si sta assistendo ad una desertificazione delle aziende, con zone dismesse e con capannoni abbandonati. Oggi dobbiamo perciò impegnarci a ricostruire un futuro, concretamente, in modo che i giovani ritrovino qui spazio e occasioni di lavoro. Senza attendere soluzioni miracolose, grandi opere di incerta realizzazione. Obiettivo è quello di rafforzare le imprese esistenti, incentivare la formazione di nuove imprese e nello stesso tempo creare interrelazioni produttive tra le imprese. Unica soluzione per evirare questa desertificazione industriale è veramente prendere a cuore le sorti di queste aziende e proporre un loro rilancio, proponendo nuovi investimenti e lavoro vero. Grazie ad accordi di programma, contratti di sviluppo, coinvolgendo Camera di Commercio, Regione, Ministero dello Sviluppo economico, istituendo un pool di esperti e tecnici per mettere in campo una serie di progetti e investimenti industriali che potrebbero essere finanziati sin da subito. Il Comune dovrà, quindi, operare scelte urbanistiche opportune per favorire questi sviluppi, individuando le aree utili ed in particolare sostenendo le riconversioni delle aree dismesse, ma dovrà anche operare un attento marketing, una vera e propria promozione del territorio, nella consapevolezza che la coesione e una buona qualità della vita e dell’ambiente sono il punto di partenza per attirare nuove attività.
Imprenditori pubblici e privati, ma anche il mondo dei lavoratori e le loro organizzazioni, dovranno essere richiamati a precise assunzioni di responsabilità.
Il Comune, per quanto specificatamente lo riguarda, dovrà a sua volta impegnarsi per rendere più agevoli e funzionali le procedure amministrative in modo da favorire le attività economiche, attraverso la semplificazione e la collaborazione con le imprese.
Il tutto deve avere come obiettivi:
a) incentivi agli investimenti per sostenere le iniziative imprenditoriali in grado di contribuire al recupero e al consolidamento delle attività industriali esistenti e/o alla creazione di nuove opportunità di sviluppo in grado di determinare un ritorno significativo in termini di prospettive di mercato e di addetti e che risultino funzionali allo sviluppo dell’intera area;
b) incentivi all’innovazione per incrementare la competitività delle imprese del Distretto attraverso programmi di sviluppo sperimentale e non preponderante ricerca industriale;
c) aiuti per il reimpiego per agevolare il reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori espulsi dalla filiera produttiva.
Mantenere le proprie aziende manifatturiere e industriali, rilanciando tutto un settore oggi fortemente ridimensionato. Per fare ciò occorre evitare la contrapposizione fra crescita economica e politiche ambientali, la città può essere al tempo stesso competitiva e vivibile, sapendo che non è pensabile un modello di sviluppo nei prossimi anni basato soltanto sulle grandi opere.
Serve dunque una visione rivolta al futuro, che apra nuove prospettive, valorizzando le diverse vocazioni produttive della città. Altrimenti si rischia davvero di vedere un aumento di disoccupazione e precarietà, in particolare giovanile, ma non solo, e/o di abbandono della nostra città in cerca di lavoro altrove.
Il Comune deve dare il suo contributo nella ridefinizione di politiche di sostegno alla creazione di “microimprese”, che possono fare grande la città, in particolare giovanili, in settori quali le imprese sociali, il turismo, l’artigianato.
Oltre a difendere, giustamente, il tradizionale tessuto industriale, la città ha bisogno di guardare a nuove attività. Fondamentale in tal senso è l’azione che il Comune può compiere per moltiplicare i luoghi e le occasioni sia di scambio di conoscenze, sia di produzione di novità culturali, guardando con particolare attenzione ai giovani. L’economia creativa abbraccia diversi settori, dalla pubblicità all’architettura, dall’artigianato alla produzione di prodotti vari, dall’editoria al cinema, alla musica, alla ricerca scientifica ed al design.

15) Prefabbricati
Bonificare l’intero territorio dalla presenza ingombrante e dannosa di questi prefabbricati leggeri. Quindi adottare un vero e proprio piano di sgombero dei container ancora abitati, al fine di procedere ad una bonifica delle zone interessate, evitando così che le strutture, una volta liberate, vengano occupate abusivamente da chi non ne ha diritto. Completare la consegna degli alloggi popolari nella frazione di S. Lucia con conseguente eliminazione dei famigerati container.

16) Sport e tempo libero
Credo moltissimo nelle attività sportive locali, che, diciamo la verità, sono state mortificate dalle precedenti amministrazioni. Significa dire mettere a disposizione in maniera funzionante e dignitosa tutti gli impianti e le strutture sportive comunali, attuando anche convenzioni con le varie associazioni presenti sul territorio cavese per garantire il miglioramento e potenziamento delle stesse (vedi palazzetto dello sport, ex velodromo e piscina comunale).
I vari assessori allo Sport in compagnia del Sindaco in questo settore hanno tutti fallito, non rendendo funzionali in termini di requisiti minimi le varie strutture.
Modificare il Regolamento delle tariffe sull’uso delle strutture, creare una differenzazione delle tariffe stesse, a seconda di chi le usufruisce.
“Simonetta Lamberti”: è necessario dare ad esterni la gestione dello stadio per le varie difficoltà di personale ed economiche dell’Ente, soprattutto per mantenere uno stato decoroso della stessa struttura. Il risultato fino ad oggi è una politica di gestione inadeguata con dinamiche lontane da strategie economiche di successo e da logiche imprenditoriali.
Obiettivo primario, sempre tramite procedura ad evidenza pubblica, è quello di darlo in concessione alla squadra cittadina, ovvero alla società Cavese Calcio, oppure ad un pool di società sportive unite in consorzio, o ancora anche ad imprenditori interessati che si impegnino a trasformare la struttura in una moderna casa del calcio, che provvederà alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, al pagamento degli oneri relativi ai consumi, alla sorveglianza ed alla tenuta del manto erboso. Contro un versamento anche di un canone ridotto, con la possibilità di prevedere di organizzare eventi collaterali, e nello stesso tempo rispettando le finalità sociali, educative e formative dello sport.

17) Fenomeno dell’abusivismo
Sta circolando la voce falsa e tendenziosa che il Governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha approvato un maxi emendamento che sanerebbe tutti gli abusi edilizi, con la riapertura del condono edilizio. Nulla di più falso. Nessuno si è preoccupato di leggere la legge o di farla leggere a qualche esperto. La cosa più divertente, poi, è che su queste anticipazioni si è aperto un dibattito tra i favorevoli ed i contrari, ambientalisti e non, e soprattutto tra politici di governo e di opposizione in Regione Campania. Il tutto sarebbe stato anche interessante se solo la notizia fosse stata vera. In realtà, trattasi di un tipico caso in cui si annuncia qualcosa che non trova alcun riscontro nella norma per come è scritta. Che cosa è accaduto: se per riapertura del condono si intende, come la lingua italiana vuole, la possibilità di presentare nuove istanze per “condonare” abusi di nuova realizzazione o anche già realizzati alle date dei vecchi condoni, allora si è capito male, o meglio, si sono spiegati male: non è previsto nulla di tutto questo.
Non una sola nuova domanda potrà essere presentata. Ed allora cosa conteneva la legge regionale che ha dato luogo a questa fantasiosa interpretazione? Un passaggio nel quale si modificava la legge regionale del 2004 n. 10. Tale legge prevedeva che i Comuni dovessero terminare le istruttorie dei vecchi condoni (quelli del 1985 del 1994) entro il 31.12.2006. Ora il Consiglio Regionale non ha fatto altro che differire questo termine al 31.12.2015. I Comuni dovranno e/o dovrebbero terminare l’esame delle vecchie istanze di condono entro dicembre 2015.
Premesso che tutti i Comuni stavano già continuando, a passo di lumaca o anche peggio, nella loro attività di istruttoria dei condoni senza dare alcun peso alla scadenza superata del 31.12.2006, considerandola un termine di carattere ordinatorio, ora semplicemente si troveranno ad operare con una legge regionale che ha allungato i tempi disponibili per definire le “vecchie” pratiche. Nella sostanza cosa cambia: assolutamente niente. Chi ha una istanza di condono non definita, non dovrà continuare a seguirne l’iter sul quale i Comuni lavorano pigramente e con scarsi risultati, e qui ci sarebbe da aprire un altro capitolo.
Ed allora, perché la “bufala” fa comodo a tutti? Semplice. Ai politici di centro-destra ed all’Amministrazione Caldoro non dispiace che si diffonda la voce (in vista delle prossime elezioni regionali) che si possono sanare le situazioni più delicate per le quali sono state avviate le procedure di abbattimento in numerose zone della regione dalle Procure, situazione di cui spesso si è parlato senza giungere a soluzione. Per il centro-sinistra e l’opposizione in genere è comunque un ulteriore argomento di battaglia elettorale sull’assalto al territorio, sulla cementificazione, sulla distruzione del paesaggio, che nel caso di specie non c’entrano nulla. Ovvero si blatera del nulla ed il cittadino viene continuamente disinformato con la complicità di chi non capisce di cosa scrive.
Comunque, è sotto gli occhi di tutti il grave problema dell’abusivismo: in Campania si è creata una battaglia di principio, premesso che tutti siamo contro l’abusivismo edilizio, a noi piace vedere la realtà per quella che è. Ovvero in Campania ci sono 70mila alloggi abusivi, soprattutto nell’area napoletana e casertana.
C’è qualcuno in grado di demolirli? E soprattutto, quanto costa allo Stato demolirli? Se la risposta è positiva, allora si proceda a demolirli. Se, invece, come appare certo, la risposta è negativa, si faccia un altro tipo di ragionamento da persone serie. Le abitazioni costruite in aree di pericolo per la pubblica incolumità non sono sanabili, dunque devono essere demolite. Se invece l’abuso riguarda un quartiere periferico di una città, il ragionamento deve essere diverso, ovvero i Comuni si impegnino a fare piani di recupero ed a mettere ordine rispetto a queste forme di abusivismo. In questo caso si dovrà far pagare una forte penale, ma si deve arrivare ad una sanatoria, non c’è alternativa.
Come su altre questioni, penso ci sia la possibilità di trovare una posizione intermedia tra le due opposte ideologie, che penalizzi le forme intollerabili di abusivismo, ma che prenda atto dell’esistenza di un problema di proporzioni tali da coinvolgere 300mila persone. Ovviamente l’auspicio è che ci siano istituzioni che impediscano all’origine questi fenomeni. Si dovrebbe magari far pagare qualcosa agli amministratori che non hanno controllato e non hanno demolito quando si doveva demolire.

18) Piano casa
Il provvedimento della Regione Campania stabilisce che la legge regionale n. 19/2009 trova applicazione anche nei territori sottoposti a PUT, pur occorrendo una valutazione caso per caso delle zone omogenee del PUT in cui ricade l’immobile ai fini di qualsivoglia attività edilizia: se l’immobile ricade in una zona dove il PUT impone vincoli, allora non saranno consentite premialità volumetriche, diversamente dalle altre zone in cui sono consentite nuove edificazioni.
Su questa legge bisogna cercare di dare, con un gruppo di tecnici e geometri competenti e rinnovati, nuovo slancio al mercato edilizio con la proroga di altri 2 anni del Piano Casa Campania. Ben 24 mesi, quindi, per programmare interventi di:
- ampliamento volumetrico (20%);
- demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico (25%);
- riqualificazione delle aree urbane degradate;
- cambiamento di destinazione d’uso;
- interventi edilizi e urbanistici.
Attuare linee di intervento per un “Patto per la casa”, che risponda ai cittadini interessati di rispondere al fabbisogno abitativo e per garantire a tutti il diritto alla casa (soprattutto alle cooperative che attendono da anni). Agevolazioni alle giovani coppie per l’acquisto della prima casa, attraverso misure ad esempio di abbattimento di alcuni punti in percentuale del tasso di interesse del mutuo.

Ufficio Stampa Dott. Enrico Bastolla

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