Tu sei qui: PoliticaLambiase rilancia le accuse
Inserito da (admin), venerdì 31 ottobre 2003 00:00:00
Quattro ore di interrogatorio per il dipendente comunale Vincenzo Lambiase, l'uomo che, con le sue rivelazioni sulle presunte minacce a Giovanni Baldi, ha fatto scattare la tempesta giudiziaria che ha coinvolto il sindaco Alfredo Messina ed il capo del suo staff, Pasquale Petrillo. Un lungo colloquio a porte chiuse per cercare di trovare i primi riscontri alla pesante accusa piombata sulla campagna elettorale del 2000: violenza privata in relazioni a voti di scambio. Questa è l'ipotesi di reato contestata nel procedimento numero 9560/2003, che vede in veste di indagati, insieme al Lambiase, già raggiunto da avviso di garanzia, anche il sindaco Alfredo Messina e Pasquale Petrillo, per i quali la Procura sta indagando in riferimento alla misteriosa uscita di scena come candidato a sindaco dell'attuale presidente del Consiglio comunale, Giovanni Baldi. Lambiase è comparso ieri pomeriggio, alle 15, davanti al dirigente della Digos, Raffaele Battista. Jeans, maglione rosso e lungo piumino nero, accompagnato dai suoi due avvocati, Alberto Clarizia ed Alfonso Senatore. Quattro ore dopo è sceso dagli uffici della Questura di Salerno, infilandosi subito nell'auto. All'uscita Lambiase non commenta, però fa sapere «di aver parlato serenamente con gli inquirenti» e ritiene «di aver detto tutto quello che serve per fare giustizia». La conclusione appare quasi ovvia: «Si tratta di un'indagine - dice l'avvocato Alberto Clarizia - molto delicata ed approfondita. Lo dimostrano la durata di questo interrogatorio e la volontà del nostro assistito di fornire riscontri. Lambiase ha indicato una serie di testimoni che saranno ascoltati, e non solo in relazione alle minacce rivolte al dott. Giovanni Baldi per il ritiro della candidatura. Credo che nei prossimi giorni ci saranno ispezioni al Comune, perché abbiamo indicato le delibere e gli atti che sono le prove delle irregolarità perpetuate dal sindaco di Cava, come per le assunzioni di figlie di amministratori, gli incarichi d'oro. Tutti favoritismi verso chi lo aveva aiutato a vincere le elezioni». Saltano fuori, così, le dichiarazioni raccolte in un supplemento del dossier di Lambiase, depositato a distanza di un mese dalla sua prima comparizione davanti agli agenti della Direzione Investigativa Antimafia. Era il luglio scorso e Lambiase lanciò altre accuse, invitando la Procura ad indagare sui garage realizzati in città, la concessione data al Bingo, le assunzioni al Comune delle figlie di amministratori, gli incarichi esterni, gli avanzamenti di carriera, il bando di concorso per Vigili Urbani, l'assunzione per il Corpo della Protezione Civile. Tutte iniziative, secondo Lambiase, finalizzate ad avvantaggiare chi aveva partecipato alla campagna elettorale per Messina. Da uno stralcio del suo dossier si legge: «La campagna elettorale di Messina è stata finanziata da Antonio Della Monica in cambio di favori da approfondire... verificare il Centro Commerciale uscita autostrada ed in località Pregiato, nei pressi del supermercato di loro proprietà attualmente stanno costruendo una casa buttata giù ed ora stanno facendo degli appartamenti per fare altre attività commerciali». Stando alle prime indiscrezioni, ieri pomeriggio Lambiase avrebbe ripetuto quelle frasi, indicando riscontri precisi. Dalla sua voce sarebbero stati svelati i numeri ed i riferimenti precisi di delibere ed atti comunali relativi ad incarichi, assunzioni, concessioni. Ma non basta. Il dipendente comunale avrebbe fatto anche una serie di nomi: testimoni da sentire, personaggi vicini all'attuale Amministrazione. Il tutto con minuzia di particolari e doverosi approfondimenti, incalzati dalle domande dei funzionari della Digos. «Tutto quello che dico lo so perché ero presente nelle stanze del Palazzo», ha ripetuto più volte nel suo memoriale.
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