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Politica

Assemblea Donne provincia di Salerno contro morale Convegno di Verona

Inserito da (Redazione), sabato 30 marzo 2019 18:18:01

di Patrizia Reso

L'assemblea permanente di Donne della provincia di Salerno ha stilato un documento, per rimarcare il pensiero di associazioni, sindacati, partiti o anche singole persone, che lo hanno sottoscritto, che non condividono la morale esposta durante lo svolgimento del Convegno di Verona in corso da ieri.

Il documento, consegnato alla Prefettura di Salerno, è indirizzato alle presidenze della Repubblica, del Consiglio, del Senato e della Camera. E' sottoscritto da numerose firme, rappresentative o di se stessi oppure di quegli spicchi della realtà operativi in vari settori sociali, dalla politica di genere alla cultura, dal volontariato disinteressato alle categorie sociali. La consegna è avvenuta ad opera di un nutrito gruppo di donne alla presenza del vice prefetto, dottoressa De Asmundis Raffaella e due suoi collaboratori.

Ancora una volta è necessario ribadire che la legge 194 non induce ad abortire, ma garantisce la tutela sanitaria necessaria alla donna che ha deciso di interrompere la gravidanza, per suoi personali motivi e ragioni, che non sindacalizziamo. Che la legge 194, come pure i Consultori Familiari, siano nati anche per una sana e corretta informazione sui contraccettivi, nessuno lo dice e nessuno lo mette in pratica. Un tempo questo tipo di informazione avveniva, specie nei consultori che, inizialmente erano caratterizzati da un comitato di gestione, che provvedeva anche a questo tipo di programmazione. Durante il Convegno di Verona, il leader di Family Day, Massimo Gandolini, pur di giustificare l'insano gesto di distribuire portachiavi con feti di dieci giorni in gomma, come gadget, ha affermato che la scelta è , dopo la disquisizione sulle settimane di gravidanza, "per dire agli altri, che non hanno questa sensibilità (cioè di comprendere com'è un feto a 10 settimane)".

Questa supponenza stride con la volontà della donna. Come si permette Gandolini di parlare di sensibilità della donna, senza conoscerla! Non basta essere un ginecologo o altro professionista per conoscere la sensibilità della donna! E' necessario in primis essere donna! Come sono liberi di pensare e manifestare come vogliono tutti costoro che si sono riuniti a Verona, così siamo libere, e dobbiamo essere libere, noi altre donne di decidere, specie se la decisione investe il nostro corpo. Il principio è sempre lo stesso: eliminiamo ciò che si vede e il problema non esiste. Come per la richiesta di ripristinare le case chiuse, la prostituzione continua ad esistere, però legalizzata! Togliamo la 194 e le donne non andranno più ad abortire negli ospedali ma dai privati (e quindi fior di soldi) o dalle mammane, come un tempo. Che poi le donne muoiano per un ferro arrugginito o per un decotto di prezzemolo, poco importa, hanno tutelato la vita! Quella vita in formazione, ma non la vita di una donna, già parte integrante della società. Questi moralismi patriarcali sono in contrasto con realtà molto ben consolidate, come quella per esempio del cappellano militare che conforta e benedice i soldati che impugnano un fucile per uccidere propri simili, ma con una divisa diversa. Non ho mai visto né sentito di nessuna donna benedire la propria gravidanza interrotta! Una morale che prevede interventi prima dell'Interruzione della gravidanza, atti a far dare in adozione il concepito al termini dei nove mesi... Ecco ancora una volta emergere quella concezione patriarcale di mero contenitore del corpo femminile, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo rinunciare a chi hai portato in grembo per nove mesi! Per non parlare di tutti quei provvedimenti, già in corso, che anziché garantire maggiore autonomia alle donne o ai minori, li relegano negli angolini, trasforma doli in piccoli oggetti carrozzabili, vedi decreto Pillon (lo stesso che troviamo tra i promotori del convegno) oppure la possibilità di lavorare fino al termine di una gravidanza, quando dal settimo mese in poi ogni momento può essere quello conclusivo.

"Per questo le donne scendono in campo e chiedono che:

- LA FAMIGLIA non sia più il luogo della patria potestà, del diritto di stupro domestico, delle botte educative per moglie e figli/e. E nemmeno il "regno" delle donne mamme, casalinghe e sottomesse, come definito nel '42, in pieno fascismo, dalla legge sul diritto di famiglia, modificata solo con la nuova legge il 19 maggio 1975.

- LA FAMIGLIA sia, invece, il luogo dove la genitorialità sia una scelta condivisa e dove bambine e bambini trovino accoglienza per l'amore dei genitori.

Dove c'è violenza non c'è famiglia, e il DDL Pillon non tutela contro la violenza in famiglia. Dove c'è subalternità non c'è famiglia, l'autodeterminazione delle donne è fondamentale. Come fondamentale è non ritornare indietro sui diritti di TUTTE le famiglie, eterosessuali o omosessuali che siano, NON SI TORNA INDIETRO.

In questo quadro va difesa anche la scelta di una maternità consapevole, e non imposta dallo Stato: la donna, non altri, decide del suo corpo. Il ddl Gasparri-Quagliariello-Mallegni-Gallone toglie alla donna il controllo del suo corpo e rende inutile la 194, legge fondamentale nel percorso pluridecennale dell'autodeterminazione femminile.

Si è alzato troppo il tiro, ed è ora che si intevenga per il riequilibrio di una società nella quale è ormai evidente lo scontro tra chi vuole negare I diritti e chi è in campo per difenderli quali conquiste di civiltà."

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