Tu sei qui: Flusso di CoscienzaSenza oneri per lo Stato
Inserito da (admin), venerdì 24 maggio 2013 19:50:09
Domani a Bologna ci sarà un passaggio elettorale ben più importante rispetto a quelli delle amministrative: si vota per decidere se mantenere i finanziamenti pubblici alle scuole d'infanzia private. Il referendum è promosso dal comitato Articolo 33, con il sostegno di Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento 5 stelle.
E' consultivo e, pertanto, non avrà conseguenze immediate per l'amministrazione da un punto di vista giuridico, ma risvolti estremamente importanti sul fronte politico, soprattutto per il Pd che si è schierato apertamente contro i referendari, insieme a Pdl, Lega Nord e Curia.Una sorta di primo test elettorale delle larghe intese che, sebbene definite "atipiche" dagli artefici, paiono essere la sola ratifica di un comportamento concludente in voga da decenni a discapito dei cittadini.
La vicenda è solo la punta dell'iceberg di una questione che, in Italia, si trascina da sempre con tutto quel carattere di ipocrisia tipico del bel Paese. La storia ruota intorno al comma terzo dell'articolo 33 della Costituzione che recita « Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Proprio quella locuzione "senza oneri per lo Stato" ha rappresentato, per anni, oggetto di manipolazioni ermeneutiche ai limiti del fantascientifico, pur di giustificare che i soldi pubblici possano finire alle scuole private, gestite nella maggior parte dei casi da enti religiosi.
Indipendentemente dal risultato del voto, sarebbe il caso di domandarsi, in un momento storico in cui ci si batte per la drastica riduzione della spesa pubblica improduttiva, se vale ancora la pena di mantenere un sistema che di privato ha solo il nome.
Iniziative economiche nel campo dell'istruzione, della sanità e di ogni servizio essenziale sono ben accette, anzi, se qualitativamente superiori possono solo rappresentare un surplus che amplia la scelta degli utenti. Ma, come afferma appunto la Costituzione, queste non devono pesare sui cittadini che già soffrono una tassazione talvolta disumana. Sarebbe opportuno, finalmente, staccare un cordone ombelicale che succhia risorse alla collettività, per favorire l'esistenza di chi riesce, autonomamente, a mantenere in piedi un'impresa senza "aiutini". Ciò va oltre il mero aspetto finanziario: può essere un punto di svolta in una mentalità che, soprattutto al Sud, vede nello Stato, centrale e periferico, un qualche cosa da cui prendere solamente: lavoro, permessi, piaceri, soldi. Lo Stato deve, innanzi tutto, essere un buon padre di famiglia che sappia distribuire equamente ciò di cui dispone, in maniera limpida e trasparente. Chi vuole entrare con esso in concorrenza può farlo liberamente, esattamente come scrissero i Padri Costituenti: "SENZA ONERI PER LO STATO".
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