Tu sei qui: Economia e Turismo‘Vittime di un'infame imboscata'
Inserito da (admin), martedì 19 ottobre 2004 00:00:00
Il mondo della tifoseria aquilotta colpito duro dagli episodi registratisi a Taranto domenica scorsa. Tutti quelli che alla Cavese hanno dedicato e dedicano la loro passione calcistica non hanno accettato l'etichetta nera caduta addosso agli ultrà. «E' stato un agguato infame e studiato nei minimi particolari - sottolinea Adolfo Caldarese, tra i più vecchi della nuova generazione della tifoseria biancoblù - quello che abbiamo subito nell'ultima trasferta. Non è concepibile che un gruppo di 150 tifosi, scortato a destra ed a sinistra, avanti ed indietro, da poliziotti e carabinieri, si ritrovi all'improvviso padrone di uno stadio come quello di Taranto, con porte aperte dovunque ed alla mercè di centinaia di tarantini, che hanno giocato al tiro a bersaglio con pietre ed oggetti di ogni genere. E' assurdo». Uno sfogo comune a tutti gli ultrà rimasti a casa domenica scorsa. «Sarei anch'io sicuramente tra quei fermati - aggiunge Maurizio dei Mods - se avessi avuto tempo domenica di andare a vedere il match in Puglia. Purtroppo, un gruppo di noi ha avuto problemi a trovare pullman disposti a farci arrivare a Taranto. E' un problema che viviamo sistematicamente, quello di organizzare le trasferte. Tornando a quanto successo allo "Iacovone", spero che la giustizia sportiva faccia le cose in regola e che dia la partita vinta alla Cavese. Penso, però, che una giornata di squalifica del nostro campo non la si potrà evitare, per la reazione avuta alle cariche dei tifosi tarantini. Anch'io, comunque, penso che sia stata tutta un'operazione premeditata da parte dei nostri "avversari". Già una settimana prima, quando sono andati a Taranto i tifosi molossi, gli ultrà della Città dei due Mari hanno fatto sapere che ci aspettavano "a braccia aperte", si fa per dire. Ma è stranissimo che tutti sapevano di questo clima d'attesa e nessuno ha fatto nulla per garantire l'ordine pubblico. Allo stadio i ragazzi sono arrivati sotto una fitta sassaiola e se ne sono andati sotto un'altrettanta pioggia di sassi. E che c'era, una cava di pietre lì davanti?». Per i tifosi aquilotti, dunque, resta la tesi dell'agguato. «Aspettiamo che i fatti - conclude Maurizio - si chiariscano meglio. Suggerisco al nostro presidente di fare altrettanto, prima di dichiarare di voler già mollare tutto. Ricordate Delianuova? Ci sono voluti tre anni per capire che centravamo ben poco. Attendiamo, dunque, le decisioni della giustizia sportiva e poi quella ordinaria prima di sparare sentenze».
La mappa del tifo aquilotto
E' la Curva Sud il cuore del tifo biancoblù. Da sempre il luogo dove si ritrovano i supporters più contagiati dalla febbre aquilotta. Da qualche tempo a questa parte, dopo anni di vita isolata dagli altri, gli ultrà stanno provando a coordinarsi. Una volta a settimana, i più carismatici tra di loro si ritrovano per fare il punto della situazione, per organizzare qualche coreografia particolare se le cose vanno bene o per inscenare qualche protesta se le cose vanno male, ed anche per organizzare le trasferte. In quella Curva sono diverse le bandiere, gli striscioni, le sciarpe che sistematicamente fanno la loro apparizione durante gli incontri, e non solo casalinghi, della Cavese. Gli "Ultrà Cava", i "Vikings", i "Noi di Cava", gli "Acid Boys", il "Nucleo Mods": sigle che hanno fatto la loro apparizione un po' in tutta Italia, e non solo sui campi di calcio. Ci si ritrova anche nei raduni nazionali ed internazionali delle tifoserie per uno scambio di idee ed opinioni sul calcio che cambia. Ed a "Porta a Porta", la trasmissione di Bruno Vespa, anche uno degli ultrà della Cavese, Franchino "lo sciamano", ha fatto sentire la propria voce di dissenso per un calcio sempre più nelle mani dei signori delle televisioni più che in quelle dei tifosi.
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