Tu sei qui: Economia e TurismoU.S.D. Pro Cavese, cronaca di un anno vissuto pericolosamente
Inserito da (admin), venerdì 3 maggio 2013 00:00:00
Finisce in gloria, con il raggiungimento della salvezza addirittura con un turno di anticipo, uno degli anni tra i più travagliati della storia del calcio cavese. Due Presidenti, Alessandro Di Marino e Salvatore Manna, altrettanti fantomatici Presidenti, Gino Montella e Giuseppe Giugliano, quattro allenatori, Tommaso Volpi, Vincenzo Di Maio, Mario Pietropinto, Francesco Chietti, e quattro direttori sportivi, Mario Cianciulli, Francesco Vitaglione, Antonio Simonetti e Salvatore Casapulla, danno il quadro esatto del girotondo infernale che ha dovuto attraversare la gloriosa casacca blufoncè.
Checché se ne dica, il punto di partenza è datato 17 giugno 2012, quando l’ASD Città de la Cava 1394, allora prima squadra cittadina, batté ad Agrigento nella finale play off nazionale l’Akragas di fronte ad oltre 6mila spettatori, conquistando così la promozione in serie D dopo solo un anno di purgatorio in Eccellenza. Il 6 luglio 2012 il Presidente Di Marino ed i suoi soci presentarono in Lega la richiesta per il cambio di denominazione in U.S.D. Pro Cavese. Il 24 luglio al sig. Gino Montella, che era intervenuto apportando risorse finanziarie raccolte per euro 14mila sui 31mila che servivano per la presentazione della fideiussione in Lega, fu data carta bianca a livello operativo dai soci sopracitati, dissanguatisi finanziariamente l’anno precedente e quindi non più in grado di garantire la gestione di un’altra stagione.
Presentatosi quale sponda di Ermanno Pieroni, Montella sceglie come allenatore Tommaso Volpi e come direttore sportivo Mario Cianciulli ed il giorno della loro presentazione alla stampa, con un coup de theatre degno del miglior film, si fa fotografare con Michele Sica, amministratore dei beni della S.S. Cavese 1919, parlando di un accordo di fitto di ramo d’azienda che permetteva l’uso dello storico marchio cavese. Questa abile mossa ebbe la capacità di far resuscitare nella tifoseria quella unità e quell’entusiasmo perduto, che li avevi portati a disertare gli spalti del “Simonetta Lamberti” l’anno prima. Comincia, quindi, il valzer dei giocatori e, tralasciando ciò che in questo momento è oggetto e soggetto di aula di tribunali, comincia anche quel trend negativo di risultati che porterà all’allontanamento prima del ds Cianciulli e poi di mister Volpi, che chiuderà con un misero bilancio di 4 punti in 5 partite.
Il coinvolgimento nella società di Giuseppe Giugliano fa fare un leggero passo indietro al Montella, che si vede nominare Vitaglione come nuovo direttore sportivo e Di Maio quale allenatore. La pesante sconfitta esterna contro il modesto Palazzolo e voci sempre più insistenti di losche manovre intorno alla società cavese, spingono gli ultrà, in un piovoso sabato del 13 ottobre, ad allontanare, dopo un burrascoso faccia a faccia, Montella, Giugliano, Vitaglione e Di Maio, chiedendo ai vecchi soci, capeggiati da Di Marino, di riprendere in mano le redini della società.
Come allenatore viene richiamato, a furor di popolo, Mario Pietropinto, l’artefice della promozione in serie D, e nella conferenza stampa del 17 ottobre i soci chiariscono che il loro compito sarà soltanto un traghettare alla ricerca di mani più solide finanziariamente. I risultati calcistici, dopo un buon inizio, cominciano ad essere altalenanti e nel frattempo il 12 dicembre viene chiusa la trattativa per la cessione della società al gruppo imprenditoriale napoletano capeggiato da Salvatore Manna, con il quale già in estate esisteva un accordo, non portato però a buon fine. Nella conferenza stampa tenutasi due giorni dopo, in una sala grondante di entusiasmo, viene presentato sia il nuovo assetto societario sia il nuovo direttore sportivo Simonetti, con la riconferma ad allenatore di Pietropinto.
Gli obiettivi di presentazione sono subito ambiziosi, in quanto, dopo il raggiungimento della salvezza nel campionato in corso, viene detto senza mezzi termini che la Cavese nella stagione successiva, complice anche la particolare riforma dei campionati, punterà alla vittoria per ritrovarsi in un colpo solo nella Prima Divisione della Lega Pro. Il 6 gennaio 2013, dopo la sconfitta di Agropoli, arrivata con una prestazione sconcertante da parte della squadra, si assiste all’ennesimo colpo di scena: vengono allontanati sia Simonetti che mister Pietropinto, che chiude il suo ritorno sulla panchina cavese con uno score di 14 punti in 12 partite.
Con un colpo a sorpresa che poi si rivelerà vincente, il Presidente Salvatore Manna estrae dal suo cilindro magico Francesco Chietti come allenatore e Salvatore Casapulla come direttore sportivo. La piazza reagisce sconcertata, ma Manna tira dritto per la sua strada, spiegando di aver preferito nomi nuovi, ma puliti e, di conseguenza, fuori da quei giochini che condizionano pesantemente le scelte di mercato di una società calcistica. L’avvento del duo Chietti-Casapulla e, soprattutto, la forte stabilità societaria portano nell’ambiente quella serenità che era mancata fino a quel momento della stagione.
La diffidenza iniziale della tifoseria viene superata sia con i risultati che con il bel gioco espresso in campo e, complice anche la consacrazione definitiva di due calciatori figli di Cava de’ Tirreni, Claudio De Rosa, autore fino ad oggi di ben 17 reti, e Ciro Manzi, al quale i tifosi nel corso della stagione affidano la maglia numero 6 appartenuta al compianto Catello Mari ed autore anche di 7 reti, un bottino ragguardevole per un difensore, riesplode nei tifosi e negli ultrà quell’entusiasmo che si era ormai sopito. La gestione Chietti, viaggiando con una media da play off, ha portato finora 28 punti in 15 partite, scalando posizioni su posizioni in classifica fino alla salvezza raggiunta anticipatamente.
Il resto è storia dei nostri giorni e l’ultima di campionato contro il Noto servirà a ringraziare società, tecnico e calciatori per questa salvezza miracolosa, con l’augurio che tutti gli sforzi economici profusi dalla nuova dirigenza vengano raccolti in maniera positiva sia dalle Istituzioni, per le richieste che verranno loro fatte, e sia da quella parte di tifoseria che ancora si mostra diffidente per tutte le vicende accadute in questi ultimi anni.
Angelo Canora
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