Tu sei qui: Economia e TurismoTifo violento, la città si ribella
Inserito da (admin), giovedì 21 ottobre 2004 00:00:00
Il giorno dopo la notizia della batosta inflitta dal giudice sportivo alla Cavese e dal giudice ordinario con la convalida degli arresti per i 6 ultras, la città si divide. A tenere banco, oltre all'indignazione per l'ennesimo episodio di violenza, è la rabbia per comportamenti illogici e dannosi per le stesse sorti della Cavese Calcio: «Per colpa di pochi balordi, la nostra immagine viene infangata». A puntare l'indice contro chi allo stadio "Iacovone" ha risposto alle provocazioni degli ultras tarantini sono proprio loro, i ragazzi della Curva, gli appassionati della domenica, che non ci stanno a dover sconfiggere, oltre che le avversarie sul campo, anche la stupidità dei pochi. «Non è giusto che per colpa di pochi balordi - dice Giovanni De Rosa - deve essere punita un'intera tifoseria, insieme ai giocatori ed alla società. Non deve esistere la responsabilità oggettiva. Non deve pagare sempre e solo la società. Cosa ha fatto la squadra, cosa ha fatto la società per meritarsi tutto questo? Dobbiamo ringraziare ancora una volta il presidente Cutillo, che ha dimostrato di stare vicino alla squadra ed alla città». Gli fa eco un altro giovane tifoso biancoblu, Maurizio Senatore: «Non mi piace cercare alibi, siamo stanchi di credere che ci siano dei complotti. Oggi il dato certo è che per colpa di pochi la nostra squadra sarà penalizzata. Si poteva pensare a 4 acquisti per il mercato di gennaio, per rafforzarci in vista della fase più calda del campionato, ed invece dei 4 nuovi giocatori la società dovrà fare a meno di 4 incassi». Dall'altro lato della barricata ci sono gli innocentisti ed i tanti che erano presenti sulle gradinate dello stadio domenica pomeriggio. Non ci stanno ad essere etichettati come i violenti della domenica. Non vogliano essere sbattuti in prima pagina come dei mostri ed esprimono la loro solidarietà per i 6 giovani arrestati. «Chi non era a Taranto - dice un tifoso che preferisce mantenere l'anonimato - non può capire quello che è successo. E' stata una domenica come quella vissuta a Delianuova. Ci aspettavano prima dell'ingresso in città. Avevano preparato un agguato e così, prima di arrivare allo "Iacovone", ci hanno aggredito. Si sapeva bene che era una trasferta a rischio, eppure, senza alcun motivo, è stata lasciata aperta la porta tra la Curva Sud, dove eravamo sistemati noi, ed i Distinti. Chi dice che abbiamo risposto alle provocazioni si sbaglia. I tifosi della Cavese si sono difesi, visto che gli agenti del servizio d'ordine non lo hanno fatto, anzi ci hanno caricato. Ed è logico che, essendo in trasferta, siamo stati tutti scortati dalla Polizia e poi identificati, mentre i tarantini scappavano». Dal sito internet Cavesecalcio.it è stata lanciata la proposta di una pacifica forma di protesta contro la decisione del giudice sportivo. «Condivido - dice Alberto Della Monica - l'idea lanciata da alcuni tifosi: mettere fuori dai balconi per protesta delle bandiere, o comunque qualcosa di biancoblù, contro chi ci vuole morti. E per salvare il nostro tifo da una domenica in cui è stata infangata ed offuscata l'immagine di un'intera città». Restano trincerate nel silenzio le famiglie dei 6 ultras arrestati, la maggior parte di loro commercianti conosciuti in città. Oltre alla preoccupazione per la sorte dei loro ragazzi, si trovano a dover lottare anche per i riflessi che questa vicenda potrebbe avere sulla loro attività commerciale.
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