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Sottovento e sottotono, il Napoli frena

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 25 febbraio 2002 00:00:00

Un pari amaro, quello che il Napoli si porta via dalla Sardegna. Non perché meritasse di più la squadra di De Canio - anzi! -, ma perché, visti pure i risultati altrui, il punto gli serve poco o niente. E pensare che il Napoli, seppure con più buona sorte che merito oggettivo, era riuscito addirittura a cogliere il vantaggio: una felice ripartenza, un gran bel contropiede in corridoio centrale del ceko Jankulovski (nella foto in alto), due passaggi, un triangolo appoggiato su Pavon e quindi il gol di testa (37'pt) a fregare Pantanelli. Ma non basta il «colpo» per svegliare il Napoli più brutto degli ultimi tre mesi. Come non basta la bastonata presa per smontare un Cagliari che, viceversa, pur non essendo una gran cosa dai piedi alla cintura, quando consegna palla agli attaccanti effettivi (Suazo e Cammarata) ed a quello aggiunto (Esposito), sa farsi rispettare. Soffre, insomma, il Napoli. Soffre perché è in involuzione, non sul piano fisico (salvo qualche singolo che sembra aver problemi a stare in piedi, vero caro Vidigal?), ma di sicuro su quello dell'idea di gioco. Il Napoli della bella rincorsa, quello che pur mancando il risultato non aveva meritato accuse ed improperi contro la Salernitana ed il Vicenza, insomma, si è fermato alla prima mezz'ora della gara con l'Empoli. E se non perse coi toscani e se non ci ha rimesso le penne anche in Sardegna è stato solo un caso. Insomma, non una partita storta e basta, questa giocata nel sole e nel forte vento sardo, ma il "secondo tempo" d'una storia azzurra che non sembra destinata ad un gran finale. Questione di testa più che gambe. Il Napoli, forse, ha dato tutto quello che poteva in quella striscia di gare positive? Il Napoli ora ha la testa vuota? Il rischio c'è, ma la cosa merita conferme. Meglio ancora: merita smentite. Intanto, però, il conto, pur restando tale e quale (meno 7 dalla quarta), è un po' più in rosso. E prima di puntare l'indice contro il giovane Palanca - negato un rigore giusto sulla riga (pedata di Circati sulla gamba di Stellone nel recupero del secondo tempo) - il Napoli farà bene a farsi un bell'esame di coscienza. Costretto, infatti, ad una difesa spesso assai affannosa davanti ai dribbling, ai tagli, alla rapidità di piede del trio bassotto di Sonetti (Suazo, Cammarata e Esposito) ed impacciato in mezzo al campo, dove Conti decideva il ritmo della gara e Abeijon era abile a trovare gli spazi che voleva, infatti, il Napoli è ovviamente mancato là davanti. Dove Pavon non assicura un calcio sostanzioso e dove Stellone è addirittura apparso ancora non abile e arruolabile alla gara. In breve: il Napoli è mancato dappertutto, cominciando dal modo in cui s'è avvicinato a questa gara che, invece, il Cagliari ha tentato di far sua in ogni modo. Ed a nulla sono valsi i cambi di De Canio: Montezine per Vidigal e Sesa per Pavon, perché il Napoli, oltre che con le gambe di qualcuno, non c'era soprattutto con la testa. Eppure, nonostante tutto, ci poteva scappare pure la "rapina". Ed invece, che combinano gli azzurri? Resistono con Mancini (nella foto al centro) e con fortuna alla quattro o cinque palle gol costruite dal Cagliari in salita e poi capitolano sul più fesso dei palloni. Destinato, infatti, ad andar fuori oppure tra le braccia di Mancini, quel pallone senza rischi trova la disgraziata deviazione di Vidigal che diventa assist per Cammarata (14' st) e così il Cagliari pareggia. Ed è un pari, questo, che rischia di mandare a monte il progetto aggancio al quarto posto. Non tanto per un risultato che nelle condizioni azzurre è assai pesante, bensì per quella preoccupante incapacità napoletana di produrre gioco ed infondere speranza. Il che, però, sia chiaro, non vuole e non può dire resa.

De Canio: «Siamo in credito con la dea bendata...»

Rigore sì, rigore no: è l'interrogativo di fine partita. Ne parlano tutti negli spogliatoi, ognuno con la versione che ritiene più veritiera. Sta di fatto che Palanca non se l'è sentita di fischiarlo. «Noi eravamo in panchina, dunque lontani. Non siamo i più indicati a giudicare, ma una cosa - dice De Canio (nella foto in basso) - l'abbiamo vista: il guardalinee ha alzato la bandierina. Non potendo segnalare altro, evidentemente voleva indicare all'arbitro l'esistenza del fallo su Stellone. Gliel'abbiamo chiesto, ma arbitro e segnalinee si sono limitati a farfugliare qualcosa». C'è chi sostiene di aver sentito dire che è stata concessa la regola del vantaggio. «Se vero, è difficile stabilire se la versione è più ridicola o più assurda». De Canio, ritiene giusto il pareggio? «Ci accontenta perché è stato particolarmente sofferto. Avremmo potuto chiudere l'incontro con Pavon, avremmo dovuto essere più determinati nel primo tempo». Il Cagliari si è rivelato avversario ostico, come lei aveva previsto. «Abbiamo superato l'ostacolo-Cagliari che in questo periodo, agonisticamente, è tra i più forti. Non era facile fermarlo, perché è una squadra reattiva, rapida, veloce. Non a caso, alla fine, abbiamo subito. Il Cagliari, nel finale, è stato più presente di noi nella gara. Resta il rammarico per non aver concretizzato due buone occasioni che ci sono capitate». Sette ammonizioni, un'espulsione. «Evidentemente siamo una squadra cattiva...». Ma se lei, in settimana, aveva detto che siete poco cattivi...«Evidentemente altri non la pensano come me». Molti falli sono stati causati anche da un problema di condizione. I suoi, spesso, sono arrivati secondi sul pallone e sono stati costretti a far fallo. «Il Cagliari, come ho detto, è squadra più reattiva del Napoli. Sulle palle vaganti, loro arrivavano primi». Dunque, c'è un problema di condizione fisica, proprio come contro l'Empoli? «No, ma come caratteristiche il Cagliari ha giocatori più rapidi e brillanti di quelli del Napoli. Una questione di passo e noi siamo andati in difficoltà». A tratti il Napoli è stato schiacciato. «Il vento è stato determinante, anche se devo ammettere che il Cagliari ha fatto qualcosa in più rispetto a noi». L'errore più grande del Napoli? «Non aver gestito bene la palla. Bisognava tentare di giocarla rasoterra». Vidigal è apparso in enorme difficoltà. «Capita. Lui ha caratteristiche diverse. In una gara dove il vento l'ha fatta da padrone, dove la palla vagava da una parte all'altra, dove si è giocato poco e male, lui, il pallone, non è riuscito quasi mai a vederlo». Il pareggio può essere definito un passo falso? «No, è un punto guadagnato. Il Cagliari darà filo da torcere anche alle nostre avversarie. E, poi, lo ripeto: noi continuiamo a non essere fortunati». Si sa, quando De Canio parla di mancanza di fortuna, si riferisce a quanto vedono e non vedono gli arbitri. A Cagliari, Palanca non ha visto né il fallo su Stellone, né la bandierina alzata del suo collaboratore.

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