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Economia e Turismo

Ricorso accolto, il Napoli torna a Corbelli

Inserito da Il Mattino (admin), martedì 14 maggio 2002 00:00:00

La Corte d'Appello ha annullato la revoca degli amministratori del Napoli e la nomina dell'amministratore giudiziario. Il prof. Minervini, dunque, lascia l'incarico e la società torna nelle mani di Corbelli (nella foto in alto), che ha vinto il ricorso presentato dagli avvocati Barruffo e Gramazio. La sentenza, depositata ieri presso la cancelleria della Prima Sezione Civile della Corte d'Appello, porta la firma del presidente Luigi Martone, del consigliere Casoria e del relatore De Donato. È lunga e circostanziata e non smentisce integralmente il lavoro della Fallimentare, non ritenendo inutili le indagini dei pubblici ministeri Barruffo e Lettieri. Nelle 37 pagine del dispositivo vengono esposti i motivi della decisione della Corte d'Appello, che, tradotti in quattro parole, sono semplici: «le irregolarità ci sono, ma non sono tanto gravi da giustificare la revoca degli amministratori». Così la società torna nelle mani di Corbelli, che ora può operare liberamente. «Ci siamo resi conto - ha spiegato il presidente della Corte, Luigi Martone - che la situazione riscontrata non era così pesante. Abbiano ritenuto giusto dare agli amministratori la possibilità di continuare a gestire la società». Insomma, a tirare avanti la carretta azzurra dovranno pensare gli amministratori, i soci. Ma c'è un paletto che la sentenza piazza giusto all'inizio dell'estate: entro il 15 luglio la società azzurra dovrà riunirsi in assemblea per coprire le perdite e per ricapitalizzare. Praticamente le stesse richieste avanzate dalla Fallimentare, lo stesso ordine del giorno preparato dal prof. Minervini per il 23 maggio. Solo che agli amministratori azzurri viene concesso un po' di tempo in più per rimettere le cose a posto. L'assemblea non è una semplice richiesta della Corte d'Appello, ma un'imposizione. Il dispositivo della sentenza è chiarissimo, disponendo la convocazione dell'assemblea con il seguente ordine del giorno: 1) approvazione della situazione patrimoniale al 30 maggio 2002; 2) eventuale ripianamento delle perdite; 3) eventuale ricostituzione del capitale sociale; 4) aumento del capitale sociale fino ad un massimo di 15 milioni di euro; 5) esame della relazione degli amministratori circa gli adempimenti in materia di versamento dell'Iva e delle ritenute fiscali disposti dalla Corte D'Appello di Napoli. E la Corte nomina anche un presidente d'assemblea, che sarà Enrico Maria Guerra, presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli. Un uomo che possa vigilare sull'assemblea. Già, perché nella sentenza, tra l'altro, si spiega che gli amministratori «hanno rappresentato correttamente lo stato della società», mentre «l'operazione oscura, che conferma l'annullamento dell'assemblea del 18 febbraio, è stata disposta dall'assemblea». Insomma, gli amministratori avevano redatto un bilancio che rispecchiava fedelmente lo stato di salute economica (pessimo peraltro) del Napoli. Chi ha cambiato le carte in tavola, con quella che la Corte d'Appello considera «manovra oscura», è stata l'assemblea. Dunque, quelle operazioni condotte a metà febbraio non sono considerate valide. Se e riparlerà a metà luglio e bisognerà tener conto delle indicazioni precise della Corte, che dà direttive anche sul modo di compilare il bilancio. Bisognerà appostare al passivo dello stato patrimoniale gli interessi per i pregressi pagamenti Irap e le sanzioni connesse, ed anche le sanzioni relative ai versamenti eventualmente dovuti e non eseguiti da gennaio 2002. Insomma, nel compilare quei conti che l'assemblea dovrà leggere e approvare, bisognerà pensare anche al peso delle tasse. Quel peso che pian piano trascina a fondo il Napoli. Ora, quindi, cambiano gli scenari. Non c'è più la paralisi che spaventava i soci. Le operazioni potranno essere condotte direttamente dai proprietari, che possono mettersi subito al lavoro. Non esisteranno alibi per giustificare eventuali errori. L'idea del complotto antiNapoli non ha più ragione d'esistere: la società ora è nelle mani di chi ha il dovere di gestirla, e bene, progettando il futuro e traghettandola oltre la crisi.

IL COMMIATO DI MINERVINI

«Liberato da un impegno gravoso ed insopportabile»

Della decisione della Corte d'Appello Gustavo Minervini ha appreso dai giornalisti, ma non ha voluto far commenti. Solo in serata ha affidato il suo pensiero ad un comunicato. Poche e «sentite» parole, si potrebbe dire. Innanzitutto un grazie alla Corte d'Appello di Napoli, che, accogliendo il ricorso di Corbelli, Pelosi, Tampalini padre e figlio e revocandogli, quindi, l'incarico di amministratore giudiziario del club, lo ha liberato, si legge testualmente, «da un impegno gravoso, insopportabile in un clima di incertezza». Parole dure, anche taglienti se si vuole, ma sicuramente in linea con quanto il professore aveva dichiarato appena venerdì scorso: «Avessi conosciuto meglio la situazione, non avrei accettato». Una decisione, quella della Corte d'Appello, che probabilmente ha sorpreso anche Minervini (nella foto in basso), sul punto, ormai, di dare pubblicità anche al conto dei debiti della società, dopo il minuzioso lavoro affidato al consulente. Ma di questo, ovviamente, non c'è accenno nel suo comunicato. E' ribadito, invece, il «rispetto» per la Corte d'Appello, che «ha restituito ai soci ed agli amministratori la pienezza dei loro poteri. Mi auguro - ha scritto il professore - che ne facciano buon uso per la salvezza di questa squadra, che è cara a tutti i napoletani».

DE CANIO: «SE C'È CHIAREZZA, RESTO»

Dopo la sentenza della Corte d'Appello l'allenatore sembra disponibile a restare, ma a determinate condizioni

Il ritorno di Corbelli al vertice del club riapre il discorso - che sembrava ormai definitivamente compromesso - sulla possibilità che De Canio resti sulla panchina azzurra. «Innanzitutto - dice l'allenatore - mi fa piacere che si aprano spiragli positivi sul futuro della società. Per quanto mi riguarda, non nascondo che rimanere al Napoli sarebbe per me una soluzione assai gradita. Però una cosa devo dirla con chiarezza e la dirò anche a Corbelli: è difficile pensare di poter lavorare nello stesso modo di quest'anno. Quindi, resterò a Napoli solo se ci saranno le condizioni per fare il mio lavoro in maniera chiara e senza equivoci di alcun genere. Chiedo coerenza, nel senso che ci si deve confrontare con possibilità realisticamente raggiungibili. Se si hanno potenzialità economiche tali da poter fare una squadra vincente, ai programmi iniziali devono poi seguire i fatti. Se queste possibilità economiche, invece, non ci sono per problemi di altra natura, allora occorre avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e tirare fuori idee e programmi adeguati alla situazione. Insomma, ci vuole chiarezza. Nel calcio come in tutte le altre attività della vita».

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