Tu sei qui: Economia e TurismoNocerina-Cavese a Foggia ed a porte chiuse
Inserito da (admin), mercoledì 3 dicembre 2003 00:00:00
A porte chiuse ed a Foggia l'andata, a porte chiuse anche il ritorno: è questa la decisione che ieri sera, al termine di una riunione durata poco più di un'ora, il Prefetto di Salerno ha comunicato ai dirigenti di Nocerina e Cavese. Dunque, niente "San Francesco" (già ritenuto non idoneo dalla Commissione di Vigilanza sugli Spettacoli per via dei lavori di ristrutturazione alla rete di recinzione) e neppure il "Partenio" di Avellino, la soluzione che aveva chiesto e prospettato in extremis (per lunedì, visto che gli irpini domenica giocano in casa) la società rossonera. Invece, i fatti di martedì della scorsa settimana hanno determinato questa decisione che arriva dal Ministero dell'Interno, che ha chiesto misure drastiche dopo aver acquisito il parere dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. E le relazioni stilate dagli uomini del Viminale hanno considerato Nocerina-Cavese "gara a rischio tre", il massimo della pericolosità. Ecco perché l'amministratore della Nocerina, Francesco D'Angelo, ha dovuto soltanto chinare il capo e prendere atto del dispositivo: «Si è creato - ha dichiarato a caldo il dirigente nocerino - un precedente pericoloso. Il calcio esce sconfitto e trovo difficoltà ad immaginarmi nel futuro la disputa di un derby in Campania. Per quanto mi riguarda, non so se mai più potrà giocarsi un Nocerina-Cavese, visto quanto è accaduto, ed allora dico che va cambiato il sistema, perché così com'è strutturato non permette più la sfida tra società di città vicine o con le tifoserie in pessimi rapporti tra loro. Ben venga, allora, una decisione come quella già adottata per la serie D: dividere le squadre non con criteri geografici, ma seguendo le indicazioni che arrivano dall'alto. Meglio un Nocerina-Sassuolo senza preoccupazioni, piuttosto che un Nocerina-Cavese ad alto rischio di incidenti». E qui l'amministratore del club molosso va oltre. La decisione non l'ha digerita completamente e fornisce ulteriori spiegazioni: «Sia noi che la Cavese paghiamo per colpe che non abbiamo. Questo è un discorso che deve investire pure la magistratura, seguendo l'esempio che arriva dall'Inghilterra, dove si sta in carcere per 7-10 giorni, ed anche di più, solo per aver creato il minimo problema in uno stadio. Da noi, invece, questo non accade. So che a diversi degli scalmanati che hanno provocato danni a Cava de'Tirreni è stato notificato il provvedimento di interdizione dagli stadi e tutto finisce lì. Lo ripeto, vanno riviste le regole e tutelate le società, quando queste non hanno responsabilità di nessuna natura. Cosa potevamo fare come club per evitare quanto è successo? Niente, però paghiamo lo stesso un danno economico non indifferente». E la beffa di un mancato incasso, che pregiudica ancor più i conti economici di una società che sta facendo salti mortali per tenersi a galla, è un altro aspetto della vicenda tirato in ballo da D'Angelo: «Questo atto delinquenziale a noi come Nocerina ha prodotto danni morali, di immagine ed economici: volevo indire la giornata rossonera per il derby, sicuro di poter contare su un incasso cospicuo valutabile intorno ai 50mila euro. Invece, a parte il mancato incasso, dobbiamo rimetterci le spese di trasferta, con l'aggiunta del fitto del campo. Ecco perché stiamo valutando anche l'opportunità di costituirci parte civile in un eventuale procedimento che dovesse aprirsi». Contrariato anche Pasquale Ussia, l'allenatore della Nocerina, al quale la decisione di giocare in campo neutro ed a porte chiuse non va giù: «Sia chiaro che sono dalla parte di chi condanna quanto successo, però ho il forte presentimento che questo precedente possa condizionare il futuro delle sfide cosiddette a rischio. Poniamo, ad esempio, che alla vigilia di Napoli-Salernitana, o Roma-Lazio se preferite, un gruppo di tifosi dell'una o dell'altra squadra organizza un raid nella città o nella sede di un club avverso: come ci si regolerà? Bisognerà chiudere lo stadio e giocare la gara in calendario a porte chiuse. E dunque, nel giro di pochi anni, faremo diventare il calcio un fenomeno esclusivamente televisivo».
IL PATRON AQUILOTTO
«E' un peccato, ma speriamo che almeno questa decisione serva a riportare serenità»
La decisione di mandare la Cavese e la Nocerina in esilio, lontane dalle proprie tifoserie (allo "Zaccheria" di Foggia) per il derby di domenica, è stata accolta con un certo malumore da entrambe le società. Il patron aquilotto Antonio Della Monica, però, pur rammaricato di dover affrontare una trasferta di 100 e passa chilometri, a fronte di una passeggiata, invece, di pochi metri, fa buon viso a cattiva sorte. «Mi auguro che questa soluzione contribuisca a stemperare gli umori ed a raffreddare gli animi. Lo spero vivamente. Purtroppo, è un peccato che non si sia potuto giocare una gara regolare. Lo scorso anno ricordo come era triste e freddo vedere la Cavese in quei 5 turni a porte chiuse». La sfida, macchiata dalla violenta vigilia della scorsa settimana, segnata dal raid per le strade metelliane da parte di un gruppo di facinorosi di Nocera, non si poteva svolgere regolarmente al "San Francesco". Ma ci si augurava almeno un campo neutro vicino (il "Partenio", il "Santa Colomba" o il "San Paolo", ad esempio) e, soprattutto, le porte aperte. Invece, nessun tifoso di entrambe le compagini sarà ammesso sulle gradinate dello "Zaccheria". Rigorosamente a porte chiuse il derby. Soluzione drastica, imposta dai vertici prefettizi ed avallata dalla Lega Calcio, il cui rappresentante ha partecipato ieri sera, insieme ai due massimi dirigenti di Cavese e Nocerina, alla riunione dal prefetto Laudanna. Una scelta che sarà riproposta anche per il ritorno del derby.
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