Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, una disfatta senza giustificazioni
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 11 marzo 2002 00:00:00
Il derby è della Salernitana. Zeman si prende la rivincita più attesa: supera il Napoli, sul campo ed in classifica. Per gli azzurri è l'addio al sogno A. Il derby la Salernitana se lo gioca nella maniera migliore, il Napoli in quella peggiore. La squadra di Zeman si presenta in una condizione atletica strepitosa; quella di De Canio è ferma sulle gambe ed è reduce da una serie nera. E poi la differenza la fanno i due allenatori. Zeman schiera una formazione equilibrata e risolve i dubbi della vigilia nella maniera migliore. De Canio (nella foto in alto), invece, effettua le scelte peggiori, complici le numerose assenze. Dà un turno di riposo a Vidigal, che non è al meglio della condizione, e fin qui ci siamo. Si complica la vita, però, cercando di presentare una squadra simile alla Salernitana ed affidandosi ad un improbabile 4-3-3. Completa la linea difensiva con due esterni inadeguati: Lopez, un argentino preso dall'Udinese, all'esordio dal primo minuto, è un azzardo troppo grosso e si vede; non convince nemmeno l'impiego di Jankulovski (nella foto al centro) da terzino sinistro, soluzione d'emergenza che, a differenza di altre volte, non funziona. A centrocampo Bigica cammina, Montezine non copre, Magoni prova ad arrangiarsi con il mestiere su Camorani. Rastelli e Sesa sono due pedine che non servono al Napoli, anzi favoriscono la Salernitana. Giocano larghi in attacco, ma non guadagnano mai il fondo e non guardano i terzini della Salernitana che spingono. Il gioco degli azzurri passa, comunque, solo per Stellone, che ingaggia un duello interessante con Cardinale. Con questo quadro tattico la Salernitana parte sicuramente avvantaggiata. Il gol lampo di Vignaroli, il suo sedicesimo stagionale, evidenzia ancora di più i pregi della Salernitana ed i difetti del Napoli. I granata arrivano sempre primi sul pallone, anticipano, ripartono a mille all'ora, mettono in mezzo gli azzurri. Le azioni si sviluppano veloci, con uno-due tocchi: si trova sempre il compagno libero, perché i centrocampisti del Napoli perdono tutti i duelli e guardano i diretti avversari da lontano, senza pressare mai. Tedesco schianta Bigica, Camorani semina Magoni, Campedelli è una furia che travolge Montezine e dà una mano consistente a tutti, rubando un'infinità di palloni. La Salernitana sfonda soprattutto a sinistra, dove Lopez è una frana su Bellotto. Non a caso da lì partono i pericoli maggiori. Quando funziona tutto, quando atleticamente ci si sente superiori, arriva anche il coraggio di tentare le giocate difficili. E così Tedesco (39'), dopo una progressione palla al piede, s'inventa un gol alla Seedorf, raggiunge quota sette nella classifica cannonieri e si prende anche lui la rivincita personale con il Napoli. Nel secondo tempo De Canio prova a correre ai ripari: toglie Magoni e mette Ametrano, sostituisce un inutile Sesa con Graffiedi. Ma ci impiega un altro quarto d'ora per dare un assetto più logico, spostando Jankulovski a centrocampo e mettendo Ametrano terzino su uno scatenato Babù. Il gol, però, può arrivare solo con una giocata personale di Stellone e così è. Il bomber, rimesso in piedi per il derby, parte da lontanissimo ed arriva fino in fondo, riaccendendo le speranze dei tifosi azzurri in Curva Nord. La Salernitana perde Vignaroli per infortunio, non tiene più il ritmo forsennato del primo tempo ed il derby si riequilibra, con il Napoli che, finalmente, mette insieme qualche passaggio di fila. Ma in contropiede la Salernitana (28') chiude con Bellotto. Per il Napoli è un colpo mortale e c'è il rischio di subire ancora. All'Arechi la festa, quella vera del campo di gioco, può cominciare. Il Napoli deve già pensare all'anno prossimo.
CORBELLI PRENDE ATTO DEL FALLIMENTO
«Questa batosta farà da svolta, ma l'allenatore resta un punto fermo»
Ha lasciato gli spalti prima ancora che la gara terminasse. Giorgio Corbelli (nella foto in basso), presidente del Napoli, aveva mille cose per la testa dopo una sconfitta che allontana definitivamente gli azzurri dalla serie A: «Bisogna essere realisti: se questo era l'ultimo treno per la promozione, l'abbiamo perso. D'ora in poi l'idea della serie A non può più essere considerata attuale. È necessario cambiare rotta e programmi». Già, modificare il progetto che il presidente, appena due settimane fa, aveva legato al salto di categoria: «Ed invece adesso è necessario ricominciare a pianificare: sedersi ad un tavolo e decidere cosa fare ed in che maniera, partendo dagli uomini giusti». Tra questi c'è De Canio, naturalmente: «Sicuro che sarà così. Al tavolo sarà seduto con noi, perché ora dobbiamo capire se e come andare avanti per far decollare un progetto a lungo termine. I tempi, certo, si allungano, sarà tutto più difficile, ma non siamo disposti a farci fermare. Andremo avanti anche nelle inevitabili difficoltà che ci aspettano». E le difficoltà oggi sono legate soprattutto al futuro immediato, quello in cui la caccia ai nuovi soci diventerà difficile, quello in cui l'attesa per la decisione della Fallimentare sarà ancora più terribile. Impossibile pensare che anche la decisione del giudice Luigi Abete possa essere condizionata dal probabile addio alla promozione. La Fallimentare non può permettersi di guardare i risultati sportivi: i magistrati hanno il compito di decidere sulla base degli incartamenti presentati e dei piani di rientro. Probabilmente, entro la prossima settimana ci sarà la decisione tanto attesa. Due le vie d'uscita: archiviazione o amministrazione giudiziaria. Se arrivasse un amministratore del tribunale, il progetto-Napoli che Corbelli ha in mente sarebbe definitivamente fallito.
De Canio ed il dovere di crederci ancora
De Canio, è l'addio alla serie A? «No, abbiamo il dovere di provarci fin quando l'aritmetica ce lo consentirà. Dobbiamo onorare la maglia e, poi, meglio arrivare quinti che a centro classifica». Il risultato rispecchia l'andamento dell'incontro. «Complimenti alla Salernitana: è stata più veloce di noi, che non siamo riusciti ad occupare gli spazi». Tatticamente siete apparsi in difficoltà. «Lo svantaggio iniziale ha complicato i nostri programmi e ha favorito i loro». Si rigiocasse la gara, rifarebbe le stesse scelte? Esteban, ad esempio... «Ho voluto far giocare gente di ruolo. Esteban è uno rapido, veloce. Jankulovski è l'unico esterno mancino naturale disponibile. Ho schierato l'undici che ho ritenuto più adatto, anche per esperienza e qualità». Perché non ha impiegato Vidigal? «Non ha fatto la preparazione precampionato. Vive un momento di difficoltà e l'ho fatto riposare». Non è stato un azzardo sfidare la Salernitana sul piano della corsa? «Abbiamo già incontrato squadre che giocano come la Salernitana e ci siamo comportati bene». Perché il Napoli è così vistosamente in difficoltà? «Sul piano nervoso non tutti hanno retto. Alcuni calciatori sono arrivati al momento topico e sono venuti meno». Ed ora? «Adesso bisogna onorare il futuro. Si onorerà la maglia e si lavorerà già per il futuro». Ha già parlato con Corbelli: lei chiede un programma serio. «Da tempo faccio questo discorso. Adesso deve essere la società a dare certe risposte. Io, per adesso, penso al presente».
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