Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, un Husain al ‘veleno' sul passato
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 8 agosto 2002 00:00:00
Si scrive Husain (nella foto), si legge delusione. Non fosse stato per il campionato di «clausura» vinto con il River, il giovanotto vagherebbe tra i fantasmi della sua - sino ad oggi - infelice storia azzurra e gli incubi giapponesi della "Selecion". Ma sbagli se pensi di trovarti davanti uno sconfitto, un perdente, un rassegnato. Sbagli perché, pur restando quasi tale e quale, il Napoli è cambiato giusto come voleva lui. Nel senso che non c'è più De Canio, che l'aveva fatto fuori, e nel senso che, dopo certi addii, ora in mezzo al campo c'è più spazio. Ed Husain non nasconde certo la soddisfazione. Intendiamoci, non infierisce più di tanto su chi oggi non c'è più e neppure polemizza a cielo aperto, però un po' di veleno sul passato lo sparge con piacere: «Io di nuovo a Napoli e di nuovo in B con la corda al collo? Macché. Anzi, sono contento. L'anno scorso ho detto che volevo un'altra squadra, è vero, ma solo perché il rischio era quello di perdere la convocazione in Nazionale. Passato il Mondiale, non c'è più problema. Giuro, non chiederò mai più d'andare via. Sono tornato per restare e nella mia testa c'è il Napoli soltanto. E poi...» E poi? «E poi ora è diverso. L'anno scorso l'allenatore fece le sue scelte, disse chiaro e tondo che non gli servivo e mi tenne fuori. Insomma, fui costretto ad andar via». Tagliando corto, egregio Husain, lei ce l'ha a morte con De Canio? «No, non mi importa niente di De Canio (nella foto). Lui fece le sue scelte ed io le mie. Però ora nel Napoli le cose sono cambiate». Già, ma in meglio o in peggio? La squadra si è solo indebolita, non le pare? «Indebolita? Nient'affatto. Sono andati via dei giocatori, è vero, però - e qui parte la seconda freccia avvelenata - non sono andati via quelli importanti, quelli difficili da sostituire». Insomma, senza l'allenatore che l'aveva accantonato e senza neppure più tanta concorrenza, Husain si ricandida al ruolo di protagonista? «Proprio così, per questo sto lavorando molto. Voglio giocare, e bene, anche qui in Italia. Questa è la mia motivazione principale». Giocare in Italia, certo. Ma con tutti i debiti ed i guai che il pallone nazionale si ritrova, per gli stranieri l'Italia è ancora terra promessa, paradiso in terra, pardon, in campo? «Il calcio italiano è sicuramente in un momento di grande difficoltà economica, ma, con gestioni più attente e controllate, queste difficoltà possono rientrare facilmente. No, per me il calcio va in crisi solo quando a chi gioca viene a mancare la passione e quando nei giovani non c'è più vocazione. Ma in Italia questo non accade. Qui sono in tanti a voler giocare a calcio e quando il pallone comincia a rotolare, in qualsivoglia serie o squadra, non si pensa mai ai denari. Ebbene, sino a quando accadrà questo, il calcio non potrà dirsi in crisi». Principio affascinante, ma intanto la Fiorentina è scoppiata, il Napoli per poco non ha fatto boom ed altri club rischieranno ancora. Forse, chissà, il tetto salariale...«Una balla, una fantasia. Ma come si fa a parlare di tetto salariale quando poi, anche in queste ore, ci sono club disposti a pagare decine e decine e decine di milioni di dollari per Ronaldo, Nesta o Cannavaro? Che cosa mi si vuol far credere: che dopo aver speso tanti soldi, un club poi mette il freno all'ingaggio dei campioni? No amico, chi spende tanto sa anche di dover poi garantire alti stipendi». Quindi? «Quindi non ci prendiamo in giro, per favore». Intanto, però, alcuni segnali di ravvedimento da parte di qualche calciatore già ci sono stati: Ronaldo, Recoba e Vieri, seppur quasi simbolicamente, si sono autoridotti gli stipendi...«Spiacente, su questo non mi va di dire nulla. Ognuno ha il diritto di fare quello che gli pare, tutto qua». Il che, liberamente, ma realisticamente interpretando, sta a significare almeno un paio di cose: la prima è che in quei gesti c'è più forma che sostanza, vista l'entità degli ingaggi e quella delle «rinunce»; l'altra, che a nessuno venga in mente che Husain possa dare un taglio ai suoi guadagni.
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