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Napoli, tutti gli scenari della crisi

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 25 marzo 2002 00:00:00

Volano nubi basse e scure sulla società azzurra. Il Napoli che fu di Corbelli e Ferlaino, poi di Corbelli (nella foto in alto) ed in parte di Naldi, si è dissolto, è sparito, non c'è più o quasi. È finito nei faldoni e nelle cifre di chi redige la «due diligence» (cioè conti e stato patrimoniale) chiesta dal professor Minervini. Povero Napoli, il suo futuro è legato a quanto faranno i soci e l'amministratore giudiziario. Dei possibili finali per questa storiaccia, il più accreditato sembra essere quello della messa in liquidazione. Se davvero finisse così, i tempi dovrebbero essere necessariamente brevi, altrimenti il Napoli rischierebbe di ripartire dalla periferia del calcio. Vengono i brividi al solo pensarci.

L'ARMA SEGRETA DEI SOCI DI MINORANZA

Se Corbelli e Naldi si tirano indietro, uno di loro può fare un'offerta e prendere la maggioranza del club

Nel caso in cui la società lussemburghese non ricapitalizzasse, allora la «palla» passerebbe nelle mani dei soci di minoranza, che sono quasi cento, pur rappresentando meno del 7% del capitale sociale. In questo gruppo ci sono nomi di grande spessore, come Gianni Punzo, Luis Gallo, Francesco Serao e tanti altri che potrebbero convogliare capitali nell'impresa-Napoli. C'è anche Gianni de Bury, che si è fatto portavoce di un progetto studiato dal professore universitario Ernesto Cesaro, che prevedrebbe la possibilità di arrivare a costruire il capitale necessario con una sorta di azionariato diffuso. Ma nel sottobosco degli azionisti di minoranza, in attesa di una decisione della Napoli S.A., c'è tantissima animazione. Siccome, in questo momento, alla ricapitalizzazione può provvedere solo un azionista della società, sono tanti gli «esterni» che sondano il terreno. Il percorso più agevole per tentare un ingresso nel club dal di fuori potrebbe essere quello di fornire il denaro necessario ad uno dei piccoli soci, che si proporrebbe come «salvatore» del Napoli e, una volta liberata la società dal peso dell'amministrazione giudiziaria, potrebbe aprire le porte del club al finanziatore. E se uno dei soci di minoranza riuscisse nell'impresa di fornire il denaro richiesto dal professor Minervini, arriverebbe in un attimo al governo del club. Il capitale sociale, infatti, è azzerato in questo momento: significa che i finanziamenti per la ricapitalizzazione darebbero la maggioranza al socio che li propone. Al momento della cessione delle quote a Corbelli, l'ingegnere Corrado Ferlaino (nella foto al centro) ha ceduto anche le quote di minoranza del suo gruppo. Se, nonostante le smentite, avesse intenzione di rientrare nel Napoli, potrebbe sfruttare l'occasione offerta alla minoranza, chiedendo l'appoggio di uno dei soci che detiene anche una piccolissima porzione di quote.

LIQUIDAZIONE: PORTE APERTE A TUTTI

Se l'amministratore non troverà altre soluzioni, scatteranno le procedure ufficiali

Se nessuno dei soci fosse in grado di ricapitalizzare, allora il professor Minervini aprirebbe le procedure di liquidazione della società. Tutto dipenderà, naturalmente, dai conti che verranno effettuati dagli esperti nei prossimi giorni. Ogni possibilità sarà legata alla cifra che l'amministratore giudiziario chiederà dopo aver azzerato il capitale sociale ed aver aperto il percorso-ricapitalizzazione. In quel momento ci sarà assoluta chiarezza sulle necessità del Napoli. Ovviamente, se la cifra fosse «alla portata» di qualcuno, non si arriverebbe alla liquidazione. Ma se ci fossero imprenditori interessati all'acquisizione della società, potrebbero anche attendere fiduciosi il momento drammatico della liquidazione. La società, se si arrivasse a questa svolta, verrebbe messa in vendita, pezzo per pezzo. Ogni bene del club sarebbe messo all'asta, anche il titolo sportivo, che interessa principalmente chi vuol tentare l'avventura sportiva a Napoli. Ma arrivando ad acquistare il club in questa fase, un imprenditore interessato all'affare si ritroverebbe nelle mani una scatola completamente vuota, cioè assolutamente pulita dai debiti, ma contemporaneamente anche privata di ogni suo bene, compresi i giocatori, l'allenatore, le strutture. Arrivare a mettere le mani sul Napoli in fase di liquidazione, insomma, significherebbe poter risparmiare sul costo di acquisto, ma anche dover provvedere a ricostruire tutto da zero: operazione che potrebbe avere un costo multimilionario (in euro, naturalmente). E, tra l'altro, per «salvare» la categoria, ovvero la serie B, bisogna anche augurarsi che l'eventuale fallimento non arrivi a stagione chiusa: in quel caso, infatti, la Figc retrocederebbe la società all'ultimo campionato professionistico (il Napoli potrebbe sperare nei "meriti sportivi" e ripartire dalla C2). Se la procedura, invece, avviene a stagione in corso, la categoria non viene automaticamente cancellata e si attende la fine del campionato. Se interviene un compratore entro quella data, la categoria è salva.

STELLONE ED ARTISTICO, OPERAZIONE IN VISTA?

Attaccanti ad alto rischio: Stellone ed Artistico, infatti, potrebbero fermarsi un'altra volta e tornare dal chirurgo per rimettere in ordine ginocchi malandati. Né Stellone (nella foto in basso) né Artistico, in realtà, si sono bloccati all'improvviso, però da tempo hanno sofferenze meniscali che li obbligano a ridotti allenamenti, a cure ed a giorni di riposo, cosicché hanno deciso di farsi ricontrollare dai rispettivi specialisti di fiducia. Quindi, Artistico oggi sarà a Bologna, mentre Stellone ha appuntamento domani a Roma col professor Mariani. E viste le condizioni dei loro ginocchi sofferenti e da tempo sotto osservazione, l'indicazione chirurgica è probabile, anzi praticamente certa. Nient'affatto sicuri, invece, gli eventuali tempi d'intervento: immediatamente o a fine campionato? Artistico e Stellone, ove mai non fosse necessario immediatamente l'intervento, si troverebbero davanti ad un bel dubbio: continuare a giocare pur soffrendo, e quindi restare a disposizione del club e dell'allenatore come vorrebbero etica e contratto, oppure sottoporsi agli interventi per essere in perfette condizioni all'inizio della prossima preparazione estiva, chissà dove e chissà con quale maglia. Insomma, un brutto impiccio, perché giocando ancora entrambi rischierebbero di compromettere almeno un po' della loro prossima stagione, mentre affidandosi subito al chirurgo potrebbero dare l'impressione di mollare la squadra, l'allenatore e tutto il resto. In questo momento preoccupa l'eventualità che possa scatenarsi una voglia di fuga generale, che, cioè, prevalga l'interesse personale su quello generale. Insomma, com'è quasi sempre accaduto in questo campionato, toccherà ancora una volta al povero De Canio provare a tenere insieme i cocci azzurri.

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