Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, società punto e a capo
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 27 febbraio 2003 00:00:00
Soldi e soci, o almeno finanziatori. Salvatore Naldi ha un bisogno disperato di trovare i fondi per rimettere a posto il Napoli sgangherato che si è presentato l'altroieri ad un'assemblea non validamente costituita e quindi inutile. Quell'assemblea, straordinaria, doveva deliberare sulla ricostituzione di un capitale eroso fortemente, sul ripianamento delle perdite e sulla ricapitalizzazione. Non è riuscita a far nulla e, ufficialmente, s'è sottratta alla decisione per consentire ai tecnici di rivisitare, alla luce del "decreto salvacalcio", il bilancio devastato. Spalmando in 10 anni la perdita di valore del capitale calciatori, i conti saranno alleggeriti di almeno 8 milioni di euro, forse qualcosa in più. Spetterà al professor Paolo Stampacchia redigere una perizia giurata sulle modifiche che verranno apportate al bilancio. Stampacchia è docente di Economia e Gestione delle Imprese alla Federico II ed è legato al vicepresidente del club, Bruno Matera. Nei giorni scorsi si diceva che avrebbe preso il posto di Francesco Serao alla guida del collegio sindacale del Calcio Napoli. Ma le dimissioni di Serao non sono arrivate, sicché il problema non s'è nemmeno posto. Quando il professor Stampacchia avrà presentato la sua perizia giurata, il Consiglio di Amministrazione deciderà la data di convocazione per la prossima assemblea straordinaria. Ordine del giorno sempre identico e sempre drammatico: ricostituzione capitale, ripianamento perdite, ricapitalizzazione. La Società Sportiva Lazio ha appena liquidato il problema in quattro giorni: perizia, nuovo bilancio ed approvazione. Il Napoli, invece, ne riparlerà fra un mese circa. Trenta giorni in più per mettere insieme ulteriori capitali da investire nel club azzurro. Sempre con l'occhio vigile del tribunale che scruta gli avvenimenti. Avvenimenti che si sono ulteriormente complicati la sera precedente l'assemblea. Corbelli e Naldi hanno avuto un serrato confronto. L'imprenditore bresciano aspetta il pagamento di 30 milioni per cedere definitivamente la maggioranza delle azioni. Quel pagamento doveva avvenire a giugno 2002. Ogni mese di ritardo si trascina dietro il peso degli interessi legali e la cifra aumenta. C'era un accordo per spalmare il debito in otto anni, bisognava che Naldi presentasse una garanzia. Quella garanzia non è arrivata e l'accordo è andato a monte. Una nuova battaglia è dietro l'angolo.
SCOGLIO RITORNA AL "ROMBO"
Il tecnico azzurro ha deciso: d'ora in poi utilizzerà sempre il 3-4-3, con il suo famoso "rombo". Potranno cambiare i giocatori, ma non il modulo
Questione di identità. Il Napoli non ne ha ancora una certa e definita: questo è il suo problema. Questo è anche il cruccio di Scoglio, che trova, però, motivo di conforto in altre cose: «In quanto a punti, sono soddisfatto. Avevo diviso le mie 22 partite in 5 blocchi da 4 gare, più 2 di riserva. Per raggiungere una tranquillissima salvezza, avevo calcolato 7 punti a blocco. Ebbene, se battiamo il Bari, il conto sarà perfetto: 14 punti in 8 gare». Ma il conforto dei numeri non basta. L'esperienza negativa di Cosenza, infatti, impone a Scoglio riflessioni. Cosa che, in verità, dopo due notti passate in bianco nella sua Sicilia, il professore ha fatto già. «Mi chiedevo che cos'era che non funzionava. Le ho pensate tutte, poi all'improvviso, come una folgorazione, mi è stato tutto chiaro: ho capito l'errore dove stava». Di chi la colpa, allora? «Mia. Soltanto mia, perché stavo tradendo il mio modo di giocare. Qui a Napoli ho ceduto a qualche compromesso con me stesso, ho fatto vincere i sentimenti sul ragionamento. E quando un allenatore lascia spazio ai sentimenti, ha una sola cosa da fare: ravvedersi oppure andare via». E quindi? «Poiché non ho alcuna intenzione di andar via, torno al calcio mio. Ovvero, al modulo nel quale maggiormente credo». Ed allora, riecco il 3-4-3 di Scoglio. Riecco il mitico rombo, che aveva ceduto il passo ai compromessi tattici e sentimentali. Dunque, contro il Bari (salvo ripensamenti), Stellone, Dionigi e Floro Flores in attacco e Pasino alle loro spalle. Poi Marcolin play basso, due esterni e tre difensori. «Il modulo sarà sempre quello, in casa e fuori. In trasferta, però, potrebbero cambiare gli interpreti sul campo». Ovvero, in trasferta la scelta potrebbe cadere - cadrà - su giocatori con caratteristiche più spiccatamente difensive. Almeno in certi ruoli, magari quelli esterni. Comunque, contro il Bari, lunedì prossimo, il modello sarà il Napoli del primo tempo col Messina. «Proprio così. Quello è stato l'unico Napoli che mi ha divertito e che ha reso felice anche la squadra. Di lì in poi, pur vincendo ancora, è stata sempre una sofferenza. Punti a parte, non c'è stato mai divertimento». Dunque, Scoglio ritorna Scoglio ed il Napoli torna quello di metà gennaio. E poiché fuori casa ci potranno essere uomini diversi, ecco la novità: chi sino ad oggi è rimasto ai margini della formazione ora ha la possibilità di ritrovare spazio ed onore. Ed il pensiero va a Troise, a Saber, a Montezine, a Sesa, a Montervino. Insomma, d'ora in avanti largo alla concorrenza. E se questo dovesse portare ad esclusioni eccellenti o quasi eccellenti, beh, pazienza. «Ho un gruppo di 18-19 giocatori e tutti dovranno essere al servizio del modulo. Il modulo prima d'ogni cosa. Una convinzione - spiega Scoglio - che mi viene dall'esperienza, se è vero come è vero che, giocando come piace a me, negli ultimi 5 anni sono stato sconfitto solo 10 volte». Già, però quel rombo provocherà disagi a centrocampo. Marcolin, poveretto, rischierà di diventare matto, trovandosi in mezzo a due mediani...«Lo so, il mio modulo può portare l'avversario in superiorità al centro del campo. Ma se l'avversario avrà un uomo in più là in mezzo, dovrà necessariamente averne uno in meno da qualche altra parte. E sarà quella la superiorità che a noi toccherà sfruttare».
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