Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, non c'è fine alla vergogna
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 31 gennaio 2002 00:00:00
Dunque, eravamo rimasti ad un passo dalla conclusione della lunghissima vicenda-Grabbi. Il giocatore (nella foto in alto) martedì pomeriggio già parlava da azzurro; il procuratore Galli spiegava che il trasferimento dal Blackburn al Napoli era cosa fatta. Mancavano particolari, banalità: un fax. Ecco, un fax con i particolari, un pezzo di carta con il quale la società azzurra si impegnava a prendere in prestito il giocatore, accollandosi l'ingaggio fino al termine della stagione. La cifra pattuita era di un miliardo e ottocento milioni, ma pare che sarebbe bastato anche un solo miliardo per sbloccare la questione. Il problema è che quel fax non è mai arrivato ed il Blackburn è rimasto ad aspettarlo fino a tarda sera, finché ha alzato bandiera bianca. Così i procuratori del giocatore, Galli ed Accardi, hanno ricominciato a muoversi sul mercato, col risultato che l'attaccante, che non aveva voglia di rimanere in Inghilterra e desiderava a tutti i costi rientrare in Italia, ha firmato con il Messina. «Sì - ha detto Grabbi - va bene anche così. L'importante era tornare». I siciliani avrebbero offerto un ingaggio molto inferiore, certamente al di sotto del miliardo. «Peccato - aggiunge Grabbi - stavo già preparando i bagagli per Napoli...». La delusione è forte: il giocatore italiano del Blackburn, infatti, fino all'ultimo non aveva perso le speranze di arrivare a Soccavo: «È stato il Napoli - ha aggiunto - a decidere di non tesserarmi. Il mio desiderio, comunque, era quello di tornare in Italia subito. In ballo c'erano Reggina e Messina, alla fine sbarcherò in Sicilia». Da un acquisto mancato ad un arrivo sicuro. Almeno l'accordo c'è per Ciccio Artistico: arrivato a Soccavo martedì pomeriggio e sottoposto a lunghissime visite mediche, l'attaccante era stato «congelato» fino a nuovo ordine. Un ordine che fino a tarda sera non era arrivato e c'era la consapevolezza che il mercato si sarebbe chiuso tra poche ore senza concludere nulla. E con il Napoli impantanato nei suoi problemi in attacco. Poi finalmente è arrivato almeno questo sì. Il resto del mercato del Napoli non riesce a concedere sussulti, perché è fatto di proposte che non trovano conclusione, di contatti che restano tali, senza trasformarsi in realtà. Il nome di Roberto Stellone continua ad essere sussurrato, senza che si sappia nulla di concreto: la Lazio ufficialmente smentisce l'interesse per il bomber, ma radio-mercato insiste a spiegare che, invece, il trasferimento a fine stagione è già organizzato. Contatti concreti, invece, ci sono con il Chiedo, che vuole Bocchetti, e con l'Udinese, che è disposta a prendere Marek Jankulovski (nella foto al centro). Dunque, per il giovane esterno napoletano la società del presidente Campedelli mette sul tavolo cinque miliardi e la comproprietà di Jason Nono Mayelé, che arriverebbe subito in azzurro, cambiando la terza maglia della stagione (Cagliari fino alla decima giornata, poi Chievo ed infine Napoli). Ma il club azzurro cerca di spuntare una cifra maggiore dall'affare, almeno un miliardo in più. Con l'Udinese, invece, si tratta la cessione di Jankulovski, che andrebbe in Friuli a fine anno per sei miliardi e la comproprietà di Montezine e Pavon. Il trasferimento in prestito di Husain al River Plate, invece, è cosa fatta. La trattativa è andata avanti per una settimana circa. Ieri mattina il giocatore non ha partecipato nemmeno all'allenamento degli azzurri a Soccavo ed è giunto al Centro Paradiso solo nel primo pomeriggio, quando l'affare era concluso. Tornerà, dunque, in Argentina e si porterà dietro anche il peso di un ingaggio che per il Napoli era oneroso, troppo, in questo momento.
Napoli nel caos, nuovo blitz della Finanza
Sono arrivati ieri mattina, mentre la squadra era in campo ad allenarsi. Cinque uomini in borghese della Guardia di Finanza si sono presentati alle porte di Soccavo con una richiesta specifica: guardare i conti del Napoli, per andare fino in fondo alla ricerca dei presunti debiti con il fisco. L'iniziativa non è collegata alla richiesta di un magistrato, anche se può considerarsi una conseguenza diretta dell'indagine compiuta dalla Procura della Repubblica di Napoli, che si è conclusa con un ricorso all'articolo 2409 del codice civile per «gravi irregolarità» nella gestione. Stavolta non è stata la richiesta di un pubblico ministero, dunque, ad attivare la macchina del «controllo» da parte della Guardia di Finanza. Gli uomini in divisa si sono presentati a Soccavo per chiarire un punto specifico dei conti azzurri, quello che riguarda il debito con l'Erario. Sarebbe altissimo e di mese in mese crescerebbe in maniera esponenziale. Si aggirerebbe intorno ai trenta miliardi, ma dopo i controlli di oggi è destinato a lievitare anche per colpa di una pesante multa, che, in caso di irregolarità verificate dagli uomini in divisa, diventerebbe molto onerosa. Se il controllo di ieri attestasse errori od omissioni nei versamenti all'erario, scatterebbe automaticamente una sanzione pari al 30 per cento della somma non versata. Prendendo in ipotesi la cifra di 30 miliardi (quella riferita con maggiore insistenza, anche se non è possibile da verificare ufficialmente), con una multa del genere aumenterebbe immediatamente di 9 miliardi. Totale 39 miliardi, che andrebbero a pesare sui conti già in profondo rosso del club azzurro. Intanto, la società si appresta ad affrontare un mese di febbraio che può sancire la svolta definitiva per il futuro del club. Il primo appuntamento è fissato per lunedì 4 febbraio, quando si riunirà un Consiglio di Amministrazione delicatissimo. Verranno esaminati i conti al 31 gennaio, conclusione ufficiale del mercato; verrà deciso il futuro economico del Napoli, che prevedibilmente passerà per la ricapitalizzazione, già cancellata lo scorso 29 novembre ed ora più necessaria che mai. Ed appunto di ricapitalizzazione si parlerà nel corso dell'assemblea straordinaria, convocata tramite la Gazzetta Ufficiale per il 12 febbraio. In quella occasione tutti i soci del Napoli (con in testa la Napoli S.A, lussemburghese che controlla la maggioranza del pacchetto azionario azzurro) dovranno deliberare per l'eventuale ripianamento delle perdite e per l'eventuale necessità di risanare il capitale sociale, ma soprattutto dovranno decidere se dare il proprio assenso alla ricapitalizzazione: da tre milioni di Euro ad un massimo di quindici milioni di Euro. Che significa quintuplicare la somma, passare dai quasi sei miliardi di oggi a trenta miliardi. Infine, al termine dei passaggi «interni», il club si presenterà ai giudici della Fallimentare per discutere di quei conti in cui sono state riscontrate gravi irregolarità. Se la società convincerà il magistrato che ha la possibilità di andare avanti con le proprie gambe, sanando i debiti e garantendo una gestione di adeguato livello, il procedimento verrà archiviato. In caso diverso, la Fallimentare deciderebbe di mettere il club nelle mani di un amministratore giudiziario, che si occuperebbe del risanamento. E se la soluzione fosse impossibile da trovare, si potrebbe arrivare addirittura al fallimento. Ma a questo la società azzurra non vuole nemmeno pensare...
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