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Napoli, la rincorsa diventa ardua

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 17 dicembre 2001 00:00:00

Proviamo a trasformare, almeno per un giorno, la Società Sportiva Cause Napoli in quello che è: Società Sportiva Calcio Napoli. Troppa grazia!, direte voi che sapete ancora assaporare la gioia di un risultato o di un dribbling. E penserete: se il Napoli gioca fioccano codici e sentenze, ora che non ha giocato parliamo di calcio, possibile? Sì, perché nessun problema può essere risolto rimuovendolo. Ma andiamo avanti: la giornata di ieri ha stabilito che la rincorsa del Napoli è come un elastico. Quando pensi che lo stai tirando al massimo, scopri che rischi di romperlo. Ed ecco che due vittorie di fila più un pari diventano briciole per la classifica: oggi i punti che dividono il Napoli dalla zona A salgono a sette. Erano cinque prima dei colpi messi a segno con Palermo e Cosenza. Incredibile, vero? Partiamo dall'ultimo pareggio. A Pistoia era possibile vincere, ci si è dovuti accontentare di un risultato piccolo. Perché se la difesa continua ad essere impacciata nei movimenti, incassare gol non è difficile. Anzi è un giochino. E se il centrocampo non viene preso per mano dal signor Vidigal (nella foto al centro), che ne detta tempi e modi, spingendolo in attacco e trattenendolo in attesa degli avversari, beh, se non è così diventa impossibile far quadrare i conti della formazione. E poi: quando Stellone non segna, tutto si placa e l'attacco è il solito deserto di gambe e di idee. Dice bene Bruno Giordano: «Stellone potrà pure fare venti gol, ma quando gli va male chi rimedia? Nessuno». Sì, perché c'è solo una punta: Roberto Stellone (nella foto in basso). Il resto sono giovani rampanti, chi più chi meno, o antichi tornanti spacciati per bomber. Qui, purtroppo, ricompare la Società Sportiva Cause Napoli, con tutto il suo bendiddio di vertenze, esposti, ufficiali giudiziari e fallimenti dietro l'angolo. E voi davvero credete che, messi così, si possa spendere qualche lira per una punta, un difensore o un centrocampista? Il buonsenso dice no. Perché, anche per il buonsenso, i fatti valgono più di mille parole.

Giornata nera, brutte notizie dagli altri campi

Non ha giocato, ieri, il Napoli, ma ha comunque preso una terribile mazzata. Peggio d'una sconfitta, infatti, i risultati di giornata, che hanno retrocesso il Napoli d'un paio di posizioni e l'hanno ricacciato a ben sette punti dalla quarta. Ma non è questo il peggio. Il peggio è che nel più «veloce» campionato che la recente serie B ricordi, il Napoli va lento. Troppo lento. Non solo non tiene il passo delle prime, ma stenta a restare attaccato anche alle seconde. È nei numeri quel destino azzurro che sembra già segnato. Nelle stagioni scorse, infatti, chi alla fine è poi riuscito ad acciuffare il quarto posto, a metà percorso ha girato attorno ai trenta punti. Al massimo 31: Torino e Napoli i più freschi precedenti. Ebbene, a 30 punti c'è oggi la Reggina, però con una «lieve» differenza: che di qui al giro di boa mancano ancora tre partite. E per come viaggia il gruppo di testa, è difficile pensare che la quarta «giri» a meno di 35 punti o addirittura 36. Insomma, quello che s'annuncia è un campionato-record. Merito soprattutto del Modena e del Como, matricole che vanno come il vento e che, oltre ad aver legittimamente occupato due posti-promozione, hanno provocato l'innalzamento della quota-serie A. Ed il Napoli come risponde a tutto questo? Risponde, giusto per restare all'ultima partita, pareggiando - foss'anche fuori casa - con una Pistoiese che è sicuramente tra le squadre più modeste della B. Napoli, dunque, che paga le sue colpe per intero. Senza sconti. Napoli che paga il caos provocato dai padroni in lite, che piange l'incompletezza della formazione e, soprattutto, l'assenza d'una seconda punta, e che deve comunque fare ammenda per non saper quasi mai giocare all'altezza dei suoi nomi. E che paga, e caro, anche l'aver cominciato in modo balordo la stagione: un punto in quattro gare, dopo l'exploit col Genoa a Marassi. Infine, Napoli che sconta anche un peccato che non gli appartiene: l'essere ancora costretto a mendicare un campo per giocare. E, non v'è dubbio, anche questo qualche punto glielo ha tolto.

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