Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, la A diventa un sogno
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 4 marzo 2002 00:00:00
Tutto chiaro, tutto evidente: oltre ad avere gambe affaticate ed idee confuse, oltre a perdere pezzi ad ogni pie' sospinto, il Napoli non sa, non riesce neppure ad approfittare di una distrazione della malasorte. Benedetto Napoli: in vantaggio nel tempo di recupero finale e finalmente in dieci contro dieci dopo una ripresa intera con un uomo in meno, riesce a farsi riacciuffare. E sapete come? In contropiede. Il che vuol dire che, facendo calcio da pivello, il Napoli, in quegli ultimi secondi decisivi per la gara e per il futuro, ha sbagliato tutto: invece di amministrare, di congelare la partita, invece di «nascondere» il pallone all'avversario, si è sbilanciato sino al punto da farsi fregare. E questo è decisamente calcio giocato al contrario, soprattutto tornando alle premesse, che erano quelle di un Napoli decimato da squalifiche ed accidenti, improvvisato in difesa, deficiente - si capisce: in quanto a forze e lucidità - a centrocampo e, per chiudere in gran bellezza, rabberciato pure nell'attacco. Ebbene, questo Napoli, che aveva avuto il piacere e la fortuna di trovarsi in vantaggio d'una rete (bravo Artistico a procurarsi e poi a trasformare un calcio di rigore al 49' della prima parte), alla fine si è squagliato un'altra volta. E pensare che per la concomitanza dei risultati altrui, per un po' si era ritrovato addirittura a cinque punti dalla quarta posizione. Un sogno, un fatto eccezionale, giusto le premesse. Ed invece..., se quell'esile speranza-promozione non è stata spezzata dal napoletano Fabris (gol al 46' del secondo tempo), lo si deve solo al dovere azzurro di credere ai miracoli, con tutto quel che segue. Tornando al match con la Ternana, dunque, il Napoli ha stentato già in avvio, è rimasto in dieci per un'inutile brutalità di Quadrini su Miccoli addirittura a centrocampo (41' pt), poi si è difeso, ha resistito, sofferto, subito, rischiato e alla fine della gara ha beccato il pari da cretino. Vista dall'altra parte: Ternana che fa con onestà quello che può, che ha in Miccoli l'unica sua arma, che centra comunque un palo (Miccoli, primo tempo) ed una traversa (Calaiò, secondo) e che, prova e riprova, trova il giusto pari godendo degli errori dei napoletani. Ed anche delle sue manchevolezze, a cominciare da una difesa fondata quasi esclusivamente su Bonomi, da un centrocampo inopinatamente riaffidato (anche) al fantasma di Vidigal, da un attacco finito all'improvviso e per intero sulle spalle larghe, ma pure «pesanti», di Artistico, sostituto di Stellone. Domanda: il Napoli avrebbe potuto fare di più, o meglio, trovatosi in vantaggio, avrebbe potuto ridisegnarsi in campo per offrire maggiore resistenza ad una Ternana non trascendentale, però pericolosa? Ebbene sì: qualcosa quel Napoli in grande sofferenza poteva pure fare. Intanto, fuori Quadrini, nel secondo tempo, continuando nel suo forzato 4-4-1, sarebbero stati assai graditi un paio di veloci cambi: Ametrano, sì, per Rastelli, però schierato sulla linea dei terzini, con Magoni a centrocampo, e non il contrario come è stato; poi, Bigica o Alessi o chi volete al posto di Vidigal, rimasto in campo ad onta di una condizione di forma che, in questo momento, a stento potrebbe garantirgli la panchina. E, nonostante tutto, poteva andare bene. Sarebbe bastato non essere sventati negli ultimi minuti. Sarebbe bastato che Sesa (nella foto al centro) - come aveva già fatto Ametrano un paio di volte - non se ne fosse andato in cerca di impossibili glorie e fosse rimasto a presidiare la sua zona opponendosi a Fabris, in pieno recupero arrivato solo e fresco a sei metri da Mancini. Invece, è andata come è andata. Col Napoli raggiunto un'altra volta, forse anche perché per una volta ancora ha mostrato chiari ed evidenti segni di fatica.
De Canio: «Bisogna crederci ancora»
«Chi molla, va a casa»: De Canio è subito chiaro. Lo ha detto ai «ragazzi», lo ribadisce anche ai giornalisti. Lui, le cose non le manda a dire. È vero, tutto sembra compromesso, ma cedimenti non saranno accettati. Non sarà perdonato chi alzerà bandiera bianca solo perché si è sotto di otto punti dalla zona-A. Non saranno accettati atteggiamenti che minerebbero uno spogliatoio che, quasi sempre, è stato compattissimo. Almeno sotto questo aspetto, Corbelli e De Canio sono già d'accordo: maglia e stipendi, pagati e da pagare, vanno ed andranno onorati. «Chi molla, va a casa», dice De Canio. «Abbiamo un alito di speranza e vogliamo giocarcelo. Sarebbe assurdo se pensassi che tutto è definitivamente chiuso. È vero, adesso lo svantaggio è più netto e c'è un incontro in meno da disputare, ma l'aritmetica ci dice che è ancora possibile agganciare la zona-A. Continueremo a crederci». Continuare a crederci è un obbligo. E non solo perché è il minimo di quanto gli azzurri debbano assicurare, ma anche perché, rileggendo le dichiarazioni di Corbelli («Il nostro progetto per il futuro non può prescindere dal ritorno in serie A»), c'è di che essere ancora più preoccupati. Certo, andare in serie A renderebbe tutti più felici, ma se il futuro sarà roseo solo se legato alla promozione, c'è poco da stare allegri. I cinquanta milioni di euro, derivanti dal lievitare in A delle sponsorizzazioni, dovrebbero rappresentare il di più, non la base per costruire il Napoli in A. In altre parole, in A o in B che sia, se non ci sarà una società solida, anche e soprattutto sotto il profilo economico, il Napoli non avrà futuro, né in serie A, né in serie B. De Canio (nella foto in basso), è diventata una missione impossibile? «No, deve essere da tutti giudicata una missione difficile, ma non impossibile. Purtroppo, siamo stati spreconi nelle ultime quattro partite. In quattro gare abbiamo perso banalmente sei punti. Eravamo in vantaggio con Vicenza, Cagliari e Ternana». Gli ultimi dieci minuti vi sono stati, ancora una volta, fatali. «Abbiamo pagato ad altissimo prezzo una disattenzione». Sesa che non va via nell'uno contro uno, né dà la palla a Pavon; il contropiede che parte; Alessi che non segue Fabris; Fabris che si «beve» Stendardo e batte Mancini. «Avremmo dovuto controllare la partita ed approfittare degli spazi che la Ternana ci lasciava, lanciandosi all'attacco». L'espulsione di Medri, più che aiutare il Napoli, gli ha complicato la vita. C'è stato un calo di concentrazione. «Probabilmente è stato così. La sua espulsione doveva metterci le ali ai piedi. Invece, non abbiamo tenuto la concentrazione ed abbiamo pagato l'errore». È da un po' che non riuscite a finire in undici le partite. «È da un po', ma l'espulsione di Quadrini ci stava». Ha dato uno sguardo alla classifica? «Abbiamo guadagnato un punto sulla Reggina ed uno sul Modena, ma, adesso, siamo a meno otto dal quarto posto. Il distacco è notevole». Il rammarico, anche. «Sì, per quanto abbiamo sciupato nelle ultime giornate». Dunque, è missione impossibile? «No, lo ripeto, anche perché le nostre antagoniste dovranno continuare a disputare scontri diretti. Non è finita, credetemi». Lei nega che c'è un calo fisico? «Sì. La squadra è in salute. Logicamente, giocare spesso in dieci contro undici, alla fine, ti porta un po' di stanchezza, soprattutto in una squadra rimaneggiata. E, poi, non si può giocare sempre a mille all'ora».
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