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Economia e Turismo

Napoli, i primi passi della ricostruzione

Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 15 maggio 2002 00:00:00

Il campionato? I tre match che ancora mancano all'appello? Questioni marginali, addirittura fastidiose dopo il disturbo tolto alla Reggina per il quarto posto. Il Napoli, infatti, la sua corsa l'ha finita, tant'è che a tener banco, ormai, sono i discorsi sul futuro, che è, sì, ancora complicato, incerto, pieno di conti da rifare e «buchi» da riempire con riserve fresche ed "euromilionarie", ma che, vivaddio, ricomincia pure ad avere un senso. Piccolo, minimo, non v'è dubbio ridimensionato, ma che, se cavalcato con intelligenza, competenza, coraggio ed onestà di rapporto con la gente e con la città, può essere anche un punto di concreta ripartenza. Già, ma conti da risanare a parte, da dove deve ricominciare il Napoli che non è riuscito nell'impresa-promozione? Facile: non può che ripartire dall'allenatore, primo e necessario passo della rifondazione in campo. A questo punto la domanda è ovvia: il Napoli ripartirà da e con De Canio, oppure affiderà la propria ricostruzione ad un altro allenatore? «De Canio, sul quale mi sono già espresso positivamente, ha un altro anno di contratto, ma questo conta poco. Se, infatti, decidesse d'andar via, sarebbe accontentato. Nessuno sarà trattenuto controvoglia», dice Corbelli tornato presidente. E De Canio? «Qualcuno - racconta l'allenatore - ha bussato alla mia porta, ma non ho preso accordi con nessuno, perché c'è sempre il Napoli in cima alla lista delle mie preferenze. Napoli è stata la mia scelta un anno fa e vorrei difenderla, perché ci credo ancora. Ma sarà necessario che ne parli, spero presto, con Corbelli». E presto ne parlerà: lunedì prossimo, quasi certamente. Dopo la partita con la Pistoiese, infatti, Corbelli si tratterà a Napoli e, se De Canio dirà «sì» all'appuntamento che si sarà proposto, ci sarà finalmente l'incontro chiarificatore. «Sino ad oggi - spiega De Canio - sono state fatte solo ipotesi, previsioni e fantasie. La verità è che solo un colloquio a quattr'occhi tra me ed il presidente potrà portare ad una decisione». Giusto, caro De Canio, ma se, come c'è da aspettarsi, Corbelli le dicesse che soldi non ce ne sono, il monte-ingaggi va abbattuto, vanno venduti i giocatori che hanno buon mercato, l'obiettivo immediato non sarà la serie A... «Capisco - interrompe De Canio (nella foto al centro) - e dico che potrei accettare tutto, ma sue due cose non transigerei: sulla chiarezza e sulla capacità di portare avanti un credibile progetto. Quando dico chiarezza, intendo dire che bisogna darsi un obiettivo compatibile con le realtà tecniche e finanziarie della società. E dico anche che questo discorso deve essere per tutti trasparente». Insomma, né equivoci né illusioni. Per dirla tutta: fissato un obiettivo ed adeguata la squadra a quell'obiettivo, che a nessuno venga poi in mente di chiedere la luna. Ed il progetto? «Continuo a credere che club come la Juve, la Roma e qualche altro non vincano scudetti solo grazie alla loro vicinanza col potere. Penso, invece, che la loro forza venga prima di tutto dalla provata solidità ed organizzazione della società». Può darsi, ma col Napoli che c'entra? «C'entra, perché il Napoli dovrebbe stare a ridosso di quei grandi club, ma, non potendo contare su investimenti stratosferici deve affidarsi, ad un progetto. Ed un progetto richiede sì soldi, ma soprattutto competenza e lavoro nel tempo». Insomma, vuol dire che, se Corbelli le dicesse che soldi non ce ne sono, che alla promozione non si potrà pensare subito, ma le sottoponesse un credibile progetto, lei non andrebbe via? «Debbo parlarne con il presidente. Aspetto che il Napoli mi dica che cosa vuole fare. Intanto, so che il Napoli mi stima, che ha apprezzato il mio lavoro. Per quel che mi riguarda, poi, costruire qualcosa, portare avanti un'idea e realizzarla qui a Napoli, per me varrebbe uno scudetto». Si può dire, allora, che il Napoli e De Canio ora sono un poco più vicini? Sì, forse si può dire, ma è meglio aspettare lunedì.

CORBELLI APRE LA CACCIA AI SOCI

Per salvare il Napoli l'imprenditore ha bisogno di nuovi capitali. Giovedì incontro decisivo al Mediocredito

Occorre disperatamente trovare quel denaro che oggi non c'è, ma che deve esserci entro la fine di questo mese, quando verrà chiuso il bilancio infraannuale che la Corte d'Appello ha posto come punto di non ritorno per la copertura delle perdite, che dovrà essere effettuata dall'assemblea del 15 luglio. Terminologia aulica per spiegare che restano poco meno di venti giorni per portare un mucchio di soldi nelle casse del Napoli. Se quel capitale verrà trovato entro il 30 maggio, allora i soci dovranno tirare fuori poco altro denaro per coprire le perdite e ricapitalizzare. Se non ci saranno quei soldi, allora bisognerà sudare per mettere insieme il capitale necessario a soddisfare le esigenze della Corte d'Appello. Dunque, la missione principale è trovare soldi, ovunque, comunque, disperatamente. Lo stesso Corbelli (nella foto in basso) ha dato un quadro preciso della situazione attuale: «Per pagare lo stipendio, Minervini avrebbe potuto grattare il fondo dei cassetti: avrebbe trovato qualcosa». Significa che, grattando grattando, si potevano pescare poco più di due milioni di euro. E gli altro ventotto necessari per coprire il buco nero e provvedere add una (minima) ricapitalizzazione? Devono pur essere da qualche parte: basta trovarli, possibilmente nelle tasche di nuovi soci. Il problema è che Corbelli, probabilmente, si è rivolto a mille imprenditori, ma le risposte finora non devono essere state entusiasmanti, se è vero, come è vero, che fra oggi e domani il maggiore azionista del club azzurro si presenterà alle porte del Mediocredito Centrale, presieduto da Franco Carraro. Quell'istituto ha già prestato sessanta miliardi a Corbelli per consentirgli nel 2000 di entrare nel Napoli a metà con Ferlaino. Oggi sarà pronto a prestare altro denaro all'imprenditore in crisi? Si dice che le prossime ore saranno quelle decisive per la definizione dell'accordo con un nuovo socio. Ma i «si dice» non portano soldi in cassa. Solo le certezze possono autorizzare ad avere una speranzella per il futuro. Ed a proposito di certezze, ce n'è una sola: a partire da lunedì prossimo si aprirà la campagna di smantellamento del Napoli. Siccome servono soldi, bisogna vendere tanto. Corbelli l'ha spiegato: «Meglio avere un giocatore in meno, ma solidità per il futuro». Il problema è che un solo giocatore in meno può essere sostituito; quando, invece, sulla lista dei partenti ci sono tutti i giocatori, allora le cose diventano preoccupanti. Ci vorrebbe un progetto, non necessariamente esaltante. Basterebbe un semplice progetto, anche se prevedesse la serie B per altri tre-quattro anni, prima di iniziare la strada della risalita. Il problema è che qui non esiste un progetto. Esiste solo la necessità di fare soldi, ad ogni costo: smantellando la squadra, implorando le banche, cercando soci disposti a scommettere. Ma così dove arriverà il Napoli?

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