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Economia e Turismo

Napoli, esplode il caso stranieri

Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 24 ottobre 2002 00:00:00

La resa di Colomba (nella foto) proprio non va giù. «Per la rinascita non è l'anno ideale», ha detto l'allenatore all'indomani della figuraccia col Livorno. Ovvero, "cari napoletani, scordatevi il ritorno in serie A". Questo dopo appena sei giornate e senza aggiungere per che cosa il Napoli lotterà quest'anno. Ed ancora: per quale ragione, a questo punto, la gente dovrebbe continuare a riempire lo stadio come non accade da nessun'altra parte in serie B. Ufficiali e preoccupanti, le dichiarazioni di Colomba accantonano di fatto quel progetto-promozione che lo stesso allenatore aveva avvalorato all'inizio di stagione. Per fortuna, in casa azzurra non la pensano tutti in questo modo. È il caso di Dionigi, il quale giura di aver risolto i suoi problemi e di essere pronto a buttarsi nella mischia a tempo pieno. Per lui, il Napoli non può e non deve rinunciare all'idea di tornare in A. Prima, però, deve darsi una mossa ed una sistemata. «Per poter pensare alla promozione - dice l'ex reggino - il Napoli ha bisogno di concretezza e di compattezza. Deve trovare quell'identità di squadra che in questo momento gli difetta». Insomma, anche visto dall'interno, dopo cento e più giorni d'allenamento, dopo undici amichevoli, tre partite di coppa e sei di campionato, il Napoli ancora non è squadra. Ancora non ha identità, organizzazione, gioco e per questo stenta in quanto a risultati. «Ma quello di B - riprende Dionigi - è un campionato strano. Ricordate l'Alzano di due anni fa? Alla fine dell'andata era in zona promozione, poi a fine campionato si ritrovò in serie C. Insomma, non vuol dire nulla in questo momento essere in ritardo. Certo, non siamo allegri, ma neppure ci abbattiamo. Sappiamo di dover stare attenti, però siamo anche convinti che basterà un buon risultato per darci la fiducia e la spinta per cominciare a risalire». Ed a risalire, in quanto a considerazione generale, devono pensare anche gli stranieri della squadra. Quattro di sicuro, i più rappresentativi, chiamati a dar conto del loro peso, del loro rendimento, della loro incidenza sulle miserie azzurre delle ultime stagioni. Sempre strisciante, comunque mai dimenticato, il caso-stranieri è diventato dirompente, perché a puntare l'indice stavolta è stato il presidente Salvatore Naldi. Colui che sabato notte, dopo la mortificante sconfitta col Livorno, era andato nello spogliatoio per risollevare il morale della squadra, solo qualche ora dopo non ce l'ha fatta a tenersi dentro quello che in realtà pensava. Ed allora, più di tutti, sono finiti sotto accusa Vidigal (nella foto), Husain, Saber e Sesa. Tutti e quattro nazionali, tutti e quattro potenzialmente in grado di fare la differenza in serie B e, invece, tutti assieme simbolo della delusione di una squadra, di un club, di una città tifosa. Sia chiaro, non possono essere considerati solo loro gli unici responsabili dei misfatti azzurri, tutt'altro, ma per nome, rango ed anche per ingaggi (discorso sempre antipatico quest'ultimo), sicuramente si piazzano tra i primi della lista. Sulle accuse del presidente sarebbe stato interessante conoscere il pensiero degli interessati, ma tutti si sono negati alle domande, persino alla difesa personale. Sulla voglia di replicare ha vinto la ragion di stato, il bisogno, cioè, di non allargare lo strappo che c'è stato. Cosicché, i malumori, pur esistendo, almeno per ora restano circoscritti e personali.

SOCIETÀ ANCORA IN CRISI

Il finanziamento è bloccato, non arrivano i soldi ed i problemi economici si accalcano minacciosamente

Sembrava che Naldi e Corbelli fossero ad un passo dall'accordo. Pareva che l'intervento di un istituto di credito romano potesse risolvere ogni problema: un prestito a Naldi per soddisfare Corbelli, che vanta un credito di 30 milioni di euro. Ma per dare il via all'operazione c'è bisogno di un lungo iter burocratico e quel percorso, per il momento, è ad ostacoli. Così, l'operazione finanziaria rimane congelata e le vicende societarie pure. Dunque, per ottenere il denaro richiesto, la società azzurra ha cercato di dare il via ad un'operazione che in gergo si chiama «lease back». In parole povere, si cede la proprietà di un bene all'istituto, si ottiene immediatamente il finanziamento e poi si ricompra quello stesso bene a rate, con una maggiorazione di prezzo dovuta agli interessi. Con questa formula il Napoli ha ceduto il Centro Paradiso di Soccavo, che è stato venduto ad una società di Corbelli (nella foto), la quale lo ha a sua volta messo nelle mani di una banca del Nord, dalla quale cerca (con difficoltà) di ricomprarlo a rate. Identica operazione sarebbe stata avviata da Salvatore Naldi con la Roma Leasing, istituto che è diretta emanazione di BancaRoma e che si occupa proprio di questo tipo di prestiti. Per ottenere i 60 milioni necessari a pagare Corbelli e rilanciare il Napoli, Naldi avrebbe portato come garanzia l'Hotel Flora Marriott di Roma. Ed è proprio sull'albergo romano, fiore all'occhiello dell'impero Naldi, che la banca capitolina ha effettuato i controlli necessari prima di concedere il denaro in cambio. Dopo i controlli, la Roma Leasing ha rinunciato all'operazione. Ha rimandato tutto alla banca-madre, il Mediocredito Centrale, presieduto da Franco Carraro, che è proprio l'istituto al quale Corbelli deve restituire i 30 milioni che aspetta da Naldi. Sembra che, in cambio di un prestito così sostanzioso, l'istituto sarebbe più propenso ad ottenere una parte della Cerc, la società napoletana che controlla l'Hotel Mediterraneo e l'immenso patrimonio immobiliare di Naldi. Ma in questo caso è il presidente del Napoli a frenare: la Cerc non può essere infilata in questo affare. Così, la schiarita che sembrava all'orizzonte continua a non arrivare e nel frattempo i problemi economici si accalcano. Oltre a Corbelli, infatti, Naldi deve pensare a Gallo (4,1 milioni per ordine del tribunale) e Sporting Lisbona (2 milioni per ordine della Fifa).

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