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Napoli, così non va

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 23 settembre 2002 00:00:00

A guardarlo così, mezzo pieno, ma gonfio di passione ed avido di calcio, il "San Paolo", nel suo giorno di prima in casa, sembrava quello di vite migliori. Il Napoli pareva aver riscoperto una casa, la propria casa. E pensare che quattro mesi fa lo stadio di Fuorigrotta era perso nel nulla e nella sfiducia del suo pubblico. Il sabato del calcio che svuota un po' la città porta con sé un primo dato: la gente del Napoli (quella vera, non certi capipopolo del tifo) vuol sentirsi vicino al Napoli. Poi c'è l'altro segnale, che è la cifra tecnica della partita con il Cosenza e, soprattutto, il bilancio di altri angoscianti novanta minuti di campionato. È una cifra calante di una squadra spenta, disperatamente alla ricerca di un'identità. L'unica reazione, figlia di una spinta nervosa (il pari di Vidigal), si è persa nella notte più buia. Il Napoli sembra in stato confusionale. Che ha offerto? Palle lunghe e gioco approssimativo. Mentalmente vago come De Marco, l'arbitro ragazzino, che deve ancora maturare tanto, se non troppo, perché l'intervento sciagurato sul povero Russo meritava ben altro che un'ammonizione. Ed a questa "malanotte" s'aggiunge, dunque, anche il dramma di una perla del Napoli. C'è ancora tempo per Massimo Russo (nella foto al centro), che supererà l'infortunio, ma le sue lacrime, il pianto disperato di chi ha 22 anni ed un futuro da costruire, ci hanno spezzato l'anima. Auguri, piccolo grande azzurro. Peggio la settimana non poteva finire. Si è cominciato con la nuova (purtroppo) battaglia padronale e davvero non ne sentivamo il bisogno. Non lo sentivano, soprattutto, gli antichi ragazzi che continuano a dannarsi per un sogno azzurro: poveri illusi! C'è chi trama alle vostre spalle, c'è chi gioca alla politica del "tanto peggio tanto meglio", chi fa l'apologia dello sfascio. La galleria del pericolo il Napoli la sta attraversando da tempo. E qui c'entrano poco la squadra, i risultati smarriti o le occasioni sprecate. C'entra poco pure la serie A, se verrà o se non verrà. E pure se venisse, a cosa servirebbe? Gli euro e la stabilità societaria servono oggi, non fra qualche mese. Qui è in ballo il Napoli, il suo essere tale per milioni di tifosi (veri, non quelli a comando o a schiocco di dita). E' in bilico la sua storia che, fra disgrazie ed esaltazioni, continua ad attraversare la platea della passione calcistica.

COSA NON VA

Difesa: più colpe che alibi

Quattro gol in due partite: brutta media per la difesa azzurra, che, se da una parte ha l'alibi della scarsa protezione da parte dei centrocampisti (gli avversari trovano troppo spesso buchi e vaste praterie), dall'altra ha sicuramente parecchie colpe proprie. Un dato per tutti: di quei quattro gol incassati sino ad oggi, tre il Napoli li ha presi con tiri o deviazioni in area di rigore (uno di testa e due di piede), mentre il quarto è arrivato direttamente su calcio di punizione. Segno, questo, che nei sedici metri gli avversari godono di troppa, eccessiva, ingiustificata libertà. E c'è di più: tutti e tre quei gol, in un modo o nell'altro, sono nati da palloni alti, da cross che il Napoli ha subito sulla sua sinistra. Significa qualcosa tutto questo?

Centrocampo: è il vero punto debole

Forte di due mediani nazionali d'Argentina e Portogallo e di due esterni di buona ed accertata qualità, dovrebbe essere questo il reparto più affidabile, più sicuro della squadra. Una sorta di cassaforte delle risorse e del buon gioco azzurro. Invece, paradossalmente, oggi quel centrocampo titolato ed esperto è il cuore di tutti i problemi. Innanzitutto perché, nonostante tutti i tentativi di farli stare assieme, Vidigal e Husain non fanno coppia, nel senso che sono tutti e due "rubapalloni", ma nessuno dei due ha il piede per il suggerimento buono ed il lancio illuminante. Insomma, non si integrano, non si completano, mentre Montezine, oltre a soffrire di discontinuità da esterno, è fuori posizione e Ferrarese è ancora un po' «straniero».

Attacco: sempre lontano dalla porta

In attesa di Dionigi (chissà, forse potrebbe giocare contro il Bari), è senza alternative la coppia formata da Stellone (nella foto) e Floro Flores. Nonostante la bella combinazione di esperienza e gioventù e la buona volontà di entrambi, non sempre là davanti le cose funzionano a dovere. Un po' perché dal centro e dalle fasce di suggerimenti buoni ne arrivano pochini ed un po' perché tutti e due, in fondo, sono seconde punte ed amano partire da lontano. Un bel problema. Prima d'arrivare al tiro, infatti, spesso devono difendere il pallone in corsa per quaranta metri. In definitiva, raramente sono i veri terminali del gioco della squadra. Ed è sbagliato. È dimostrato, infatti, che se Stellone (più di Floro Flores) gioca dalla parti della porta, il Napoli il gol lo trova quasi sempre.

Rosa ristretta: un grande problema in più

Rosa ridotta all'osso e, ovviamente, per Colomba alternative che si contano sulle dita di una mano sola. E manco non bastasse, l'infortunio a Russo avrà ripercussioni tattiche importanti sulla formazione. Il ragazzo, infatti, era la «via di fuga» a sinistra dell'allenatore. Era, infatti, prima alternativa a Bocchetti sulla linea dei terzini, ma anche possibile quarto a centrocampo. Cosa, questa, che consentiva (come ha consentito) a Colomba di utilizzare Montezine da centrale. Ora, senza Russo, all'occorrenza l'allenatore dovrà inventarsi qualcosa su quel lato. Magari Ferrarese a sinistra e Sesa, o chissà chi, dalla parte opposta.

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