Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli con il dubbio Mancini
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 13 novembre 2002 00:00:00
L'allenamento del Napoli si è svolto sotto il controllo degli uomini della Digos. La vigilanza sarà alta anche nei prossimi giorni, quando si deciderà per Mancini (nella foto). Ieri il portiere avvertiva ancora fastidi al ginocchio destro ed al polpaccio sinistro, colpiti a Genova da Quadrini e da Bouzaiene. È in dubbio la sua presenza contro il Lecce, a causa del trauma al ginocchio che gli dà problemi finanche nel camminare. Storaci è pronto eventualmente a sostituirlo. Certa, invece, l'assenza di Cristiano, ancora alle prese con problemi legati alla lombalgia. Tre gol in tre partite: Dionigi, bomber di razza, potrebbe essere strafelice, anche perché i tre gol vengono dopo un periodo nero per lui, che ha caratterizzato gli ultimi giorni a Reggio Calabria ed anche i primi a Napoli. Invece, l'attaccante non riesce a gioire: il suo Napoli è in zona-C, è contestato dai tifosi ed in quattro partite al San Paolo ha raccolto solo un punto. «È vero, sinora a Fuorigrotta abbiamo reso, soprattutto per quanto riguarda i risultati, poco, pochissimo. Basta, però, parlare del complesso-San Paolo. Basta dire che potremmo avvertire il peso psicologico di dover giocare in uno stadio pronto a contestarci al minimo sbaglio. Basta! Tiriamo fuori quanto abbiamo dentro e carichiamo a testa bassa. Tre punti contro il Lecce, squadra con ambizioni di primato, e per il Napoli si potrebbero aprire nuovi orizzonti. Soprattutto, si potrà iniziare a lavorare in un clima più disteso, più tranquillo». Tutto di un fiato, Dionigi. Parla di caricare il Lecce a mo' di toro, a testa bassa, ignaro che poco prima Colomba, in sala stampa, aveva detto che, per le caratteristiche della squadra, è meglio che stia raccolta e che punti sulle ripartenze. Un Napoli che, in tal modo, sarebbe meno spettacolare, ma certamente più redditizio, a giudizio dell'allenatore. Dionigi (nella foto), però, non pensa al suicidio tattico, non pensa di lasciare un'autostrada ai pugliesi. Attaccare con grinta e con determinazione, ma con intelligenza tattica. E lo motiva con dovizia di particolari: «Spetterà a Colomba decidere, lungi da me l'idea di intromettermi. Di certo, un attacco con Sesa, Stellone e me garantirebbe più qualità, magari a discapito di altre caratteristiche. Il Napoli deve vincere per ritornare a sorridere». Magari con il quarto gol di Dionigi. Lui sorride e replica: «Magari... Speriamo, soprattutto con l'aiuto del pubblico».
IL PIANO DI SVILUPPO DI NALDI
Dalle attuali difficoltà al progetto per il futuro: continua la ricerca del supermanager al quale affidare la società
Finito il tempo delle novità, delle scelte legate più ai sentimenti ed all'amicizia che all'esigenza urlata da un'azienda che produce calcio e che va ammodernata nella direzione d'un felice incontro tra passione, risultati e fatturato, ecco il Napoli e Naldi pronti a ripensare il club. Cancellando anche le ultime tracce di una complicata eredità e cominciando dall'alto questa volta, cioè dall'ingaggio di un superdirigente che riassuma in sé l'azione del direttore generale e che sia a pieno titolo anche portavoce della proprietà. Il riferimento di tutti per conto del presidente, insomma, ma anche colui al quale affidare lo sviluppo del nuovo modello societario. Magari quello più inglese, più sperimentato e più vincente in quest'ultimo decennio. Quello che divide i club meglio organizzati in settori, piattaforme, unità o come si vuol chiamarle. Ed i settori-base sono almeno quattro: quello tecnico, ovviamente, e poi, non meno importanti, quelli della comunicazione, del merchandising e dello sviluppo stadio. Argomento, quest'ultimo, al quale il Napoli è già fortemente e pubblicamente interessato. Supermanager cercasi, dunque, in casa Napoli, anche se in verità l'Italia del pallone e dei presidenti che troppo dicono, tutto fanno e più di tutto sanno, si mostra ancora avara nel delegare compiti e responsabilità. Accadrà a Napoli questo? Può darsi, l'idea c'è. Il progetto è ricco d'ambizione, ma è evidente che potrà avere successo solo se sarà ricco anche di denari. Intanto, l'identikit del superdirigente che Naldi accarezza col pensiero e la speranza è quello d'un uomo di calcio, non necessariamente di «campo», ma con provata esperienza nel settore. Competente, insomma, e poi con rodate capacità nell'organizzazione del lavoro, conoscitore di norme e di regolamenti, rispettato dai settori-chiave del pallone. Un supermanager che, per intenderci, dovrebbe dare al Napoli quanto danno (e magari anche di più) Lucchesi alla Roma, Giraudo alla Juve, Moretti all'Inter oppure Giacobazzi al Bologna e Baraldi al Parma, che sono, però, più uomini di cultura finanziaria che sportiva. Di disponibili, però, ce ne sono pochi in giro, tant'è che, mentre Velasco, dopo le non felici avventure alla Lazio ed all'Inter, è tornato alla pallavolo, il nome che più sa di garanzia resta quello di Guglielmo Petrosino, ex segretario generale della Federcalcio, ora passato al Coni.
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