Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli brutto e vincente
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 28 gennaio 2003 00:00:00
Va bene anche così. Gioca un po' da cane, infatti, il Napoli, ma vince, grazie ad un rigore di Dionigi (nella foto), e mette in tasca tre punti benedetti. Tre punti che lo portano alla periferia della salvezza. Era questo il piano, questo l'unico progetto. Il gioco, se un giorno ci sarà, sarà di certo il benvenuto. In questo momento, però, è assai meno necessario d'altre cose. Comunque sia, è il Napoli dei tradimenti quello che si presenta al generoso tifo azzurro. È il Napoli, infatti, che tradisce il ricordo di quel disegno a tratti anche efficace che aveva fatto vedere col Messina e che smarrisce spazi ed iniziativa a tutto vantaggio del palleggio catanese. Soffre, insomma, questa squadra azzurra, obbligata invece a non sbagliare nulla. Ma non è serata. Non lo è un po' perché Pasino non fa la differenza e molto perché Toshack, con quel suo centrocampo a cinque (ed a volte a sei), occupa il prato con autorevolezza rara e nuova. Ed il Napoli, purtroppo, non riesce ad aggirare il muro siciliano. Perché? Perché bassi e preoccupati come sono, i terzini quasi mai accompagnano il gioco sui due lati e perché al centro Marcolin ha più da "rompere" che da costruire. In breve: il peggior Napoli dell'epoca Scoglio, con giovanotti troppo portatori del pallone, con l'attacco che va a vuoto e con Martinez sprecato nel ruolo di bloccatissimo terzino. E buon per Scoglio e per tutti che Toshack, per avere vantaggio in mezzo al campo, perde molto là davanti, dove Taldo è spesso solo ed abbandonato. Tant'è che il meglio (sic) della partita nella prima metà gara arriva da qualche tentativo a palla ferma (2' Grieco e 11' Pasino) ed il peggio lo regalano Taldo e Fini da una parte (abbondanti errori sotto porta) e Vidigal dall'altra, con un colpo di testa tra le mani del portiere. Brutta faccenda, insomma. Brutta perché al Napoli il pari serve a nulla. Brutta anche perché in campo azzurro non si vede via d'uscita. A meno che Scoglio (nella foto), per vincere la gara, non decida di rischiare il "tutti avanti", così come nel primo tempo col Messina. E cioè: in campo pure Floro Flores, magari al posto di quel Vidigal che (come altri) rende poco. Ed invece no, Scoglio va per la sua strada, non tocca nulla ed aspetta fiducioso. Ed ha ragione lui, perché nella ripresa il Napoli ha più cuore, più testa e più piedi, se è vero come è vero che finalmente si sveglia anche Pasino. A metà tempo (24') arriva la giocata buona. Martusciello fa fallo da rigore su Stellone, ma Gabriele guarda e passa. Nulla può, però, il non apprezzabilissimo direttore di gara (altro errore clamoroso, il "rosso" non mostrato a Vidigal, recidivo nel prendere volontariamente il pallone con la mano) quando, sul prosieguo dell'azione, è Grieco a stendere Pasino. Rigore giusto e sacrosanto, che Dionigi trasforma in notte felice e, diciamolo, anche un poco fortunata. Notte che Vidigal non riesce a rendere ancora più tranquilla, perché qualcuno del Catania (28') gli devia un destro che meritava il centro pieno. Ma fa nulla, va bene anche così.
IL PUNTO
Napoli in sofferenza, sfilacciato tra difesa ed attacco, con un centrocampo inesistente. Poi la "giocata" di Pasino e la notte s'illumina...
Sbuffa, corre, cade e si rialza: la partita del Napoli sembra quella di Stellone. E la classifica assomiglia all'attacco di questi azzurri, troppo verticali di maglia e di fatto. Mentre Stellone prova il gol che non riesce, il Napoli non riesce a capire che partita sta facendo e si ritrova addosso quei folletti del Catania che ti sfuggono da tutte le parti. Aveva annunciato tuoni e fulmini, Franco Scoglio, poi ha schierato un Napoli allineato e coperto. Forse anche troppo. Inguaribile romantico, il Professore fruga nel mestiere e torna all'antico, alla partita rustica, pratica e spiccia. E così pesca il libero staccato (D'Angelo) quando le cose in difesa si mettono male. Bisogna fare di necessità virtù, se la tua squadra non è capace di impossessarsi della partita e si sfila tra difesa ed attacco, tanto da lasciare decine e decine di metri fra i due reparti. Il centrocampo? Chi l'ha visto? Non c'era, s'è squagliato a destra, a sinistra ed al centro: sembrava un emiciclo vuoto. Ma non tutto è perduto, anzi, tutto è possibile. Perché la sorte sorride e Rubens Pasino (nella foto in basso), fringuello di metà campo, fra una finta ed un dribbling, sparge un po' di colla sul Napoli spaccato in due. E qualcosa succede: accade che, di riffa e di raffa, il Napoli piomba nell'area avversaria, spaventa i folletti siciliani e rimedia due calcioni, un rigore ed un gol. Cambia il destino del Napoli, cambia l'auspicio di Scoglio e cambia la notte dei 50mila accorsi al "San Paolo": era cominciata con i brividi della tramontana, finisce con quelli che salgono lungo la schiena di Mancini, quando i terribili furetti del Catania sparacchiano l'ultima raffica contro la porta napoletana. Una porta che può aprirsi su un campionato meno infelice e più sereno. Tre pari, due vittorie e nove punti non sono pochi. E soprattutto, si può fare di più e meglio.
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