Tu sei qui: Economia e TurismoLo stadio ostaggio della violenza tarantina
Inserito da (admin), lunedì 29 gennaio 2007 00:00:00
Un intero stadio ostaggio della follia dei tifosi tarantini. La partita sospesa tre volte, le cariche della Polizia fin dentro la curva ospiti, il fumo dei lacrimogeni che arriva sul campo. Gli ultrà tarantini che costringono i loro giocatori a togliere la maglia verde ed a mettere quella rossoblù. Il vice-questore Sebastiano Coppola in prima linea: è stato lui, d'intesa con l'arbitro Cavarretta, a far sospendere la partita a più riprese per ordine pubblico. Una domenica da protagonista: sarebbe stato il primo responsabile dell'ordine pubblico a determinare la sospensione definitiva di una partita. Tra l'altro, il giorno prima del suo trasferimento a Roma: da oggi, infatti, prenderà servizio nella Capitale da vicequestore vicario, mentre a Cava arriverà Enzo Caserta. «Non ho mai pensato che la partita potesse essere sospesa in maniera definitiva, perché la situazione nella curva ospiti andava normalizzandosi. Le sospensioni temporanee però andavano fatte per motivi di ordine pubblico: io ne conto due. La prima, infatti, l'arbitro ha dovuto deciderla per il fumo dei lacrimogeni, che infastidiva il normale svolgimento della partita», spiegherà poi il vice-questore.
Gli ultrà tarantini diranno ai dirigenti ospiti di essere stati caricati in maniera esagerata, riferimento questo alla carica della Polizia effettuata fin dentro il settore ospiti. Il presidente Blasi commenterà con amarezza: «Eravamo sotto il settore dei nostri tifosi a parlare del colore della maglia. Quella verde non piaceva perché ricordava l'Avellino ed il Manduria, ma è stato l'arbitro ad imporla, perché la rossoblu, a suo avviso, si confondeva con quella blu della Cavese. Siamo stati costretti a cambiarla, di questo calcio non ne posso più. Un grazie va a Macalli, alla Lega: questa decisione di creare un girone infernale è assurda. Loro se ne stanno in poltrona, noi la domenica ce ne andiamo al massacro». Il sindaco di Cava, Gravagnuolo, elogia il comportamento dei tifosi della Cavese: «In una giornata di grande tensione e di innumerevoli provocazioni, i nostri tifosi hanno confermato ancora una volta la loro straordinaria correttezza, cancellando in maniera definitiva quell'etichetta di tifoseria violenta che ci era stata incollata in passato. Sono orgoglioso dei nostri tifosi, che definisco di serie A, e sono convinto che di questo passo continueremo a dare punti a tutti sia sugli spalti che in campo».
Su quegli attimi di concitazione, sulle tre sospensioni Campilongo minimizza. «Ne ho approfittato per dare suggerimenti alla squadra, per aggiustare il centrocampo che non mi stava convincendo». Di tutt'altro avviso Papagni, l'allenatore del Taranto. «Le sospensioni ci hanno fatto perdere la concentrazione, eravamo là sotto la curva a dover parlare del colore della maglietta, mentre avevamo una partita alla quale pensare». Tre sospensioni, cariche in curva, striscioni offensivi, dalla parte del settore tarantino è successo di tutto. Di qui tre sospensioni temporanee, l'ombra della sospensione definitiva. Su quegli attimi di grande confusione, in campo e negli spogliatoi, si sofferma anche Ambrosi, uno degli ex della Cavese, attaccante del Taranto: «Avevo capito che l'arbitro volesse decretare la sospensione definitiva. In verità ho sentito il triplice fischio, quello di fine partita. Un fatto è certo: tutto quel caos ci ha danneggiati. Al rientro in campo ne abbiamo risentito, non eravamo più gli stessi».
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