Il Portico Costiera Amalfitana

Nessun dramma da parte di Mario Somma (nella foto) dopo lo scivolone della Cavese a Vibo Valentia. L'allenatore aquilotto aveva messo da tempo in cantiere l'eventualità della sconfitta e, quando è arrivata, ha cercato subito di parare il colpo. «Nella legge dei grandi numeri ci poteva stare ed il momento è arrivato. I ragazzi hanno perso una battaglia, ma il cammino è ancora lungo e non bisogna disperarsi oltre. Rimbocchiamoci le maniche e prepariamoci al derby di domenica prossima con il Savoia». Le cronache parlano, però, di una sconfitta evitabilissima. Cosa si è rotto nel giocattolo per dare via libera alla Nuova Vibonese, che si è rivelata la bestia nera della Cavese, avendo vinto anche il match d'andata? «Nulla, abbiamo solo sbagliato l'approccio alla gara - sottolinea Mario Somma - per quanto riguarda il primo tempo ed abbiamo così fatto il gioco dei nostri avversari. Una volta andati sotto, la musica è cambiata e c'è stata solo la mia squadra a fare la partita. Se non abbiamo trovato il gol del pareggio, è stato solo per mera sfortuna e per bravura del portiere vibonese. Polemiche sull'arbitraggio non ne voglio fare per non vestire i panni della vittima, panni che mi vanno stretti». In Calabria per gli aquilotti il clima non è stato certo dei migliori. Un'ostilità che si è trasferita anche in campo e negli spogliatoi. «A Vibo Valentia non è la prima volta che mi accade una cosa del genere. Anche quando ero sulla panchina del Potenza sono stato vittima di un piccolo caso. I "tutori dell'ordine" mi invitarono a moderare il mio atteggiamento, altrimenti mi avrebbero arrestato. Capitò negli spogliatoi tra il primo ed il secondo tempo della gara. Questa volta si sono superati. Mi volevano mettere le manette - commenta con il sorriso sulle labbra il tecnico biancoblù - mentre si disputava il secondo tempo. Dietro di noi i tifosi ci hanno insultato sin dal primo minuto, e su questo transeat, poi ci hanno usato come bersaglio per i loro sputi. Allora ho invitato alcuni agenti a fare il proprio dovere ed a farli smettere. Uno dei loro superiori mi ha subito invitato a smetterla, altrimenti mi avrebbero messo le manette ai polsi. Li ho mandati a quel paese e, finita la partita, questi signori non li ho visti più. Purtroppo, su tali campi capita anche questo: i tifosi te li trovi pure in divisa. E bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Ho reso pubblico quest'episodio solo per farvi capire che clima c'è stato intorno alla partita. Se a questo aggiungiamo che qualche mio giocatore non è mai entrato in partita, almeno nel primo tempo, la frittata è bella e fatta. Comunque, gli errori li analizzerò con il gruppo alla ripresa degli allenamenti. Abbiamo un buon collettivo, che non può vivere di sprazzi di luce individuale». Domenica prossima c'è la "prova del nove" per lo stato di salute mentale e fisica della Cavese, attesa dal derby con il Savoia. Sarà, tra l'altro, l'ultima volta lontano dal "Simonetta Lamberti". Il presidente Della Monica e tutto l'ambiente aquilotto sperano in un pronto riscatto. «E' questa - rivela Somma - la gara più delicata. Loro vogliono rientrare nel giro delle grandi, ma noi non possiamo più sbagliare. Spero che l'ultimo neutro della squalifica sia all'altezza del derby. Lo "Zaccheria" di Foggia o il "Flaminio" a Roma potrebbero fare al caso nostro. La società ha avanzato questa proposta alla Lega e mi auguro che possa essere accontentata».