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Il Napoli nel dramma

Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 14 marzo 2002 00:00:00

Quando ha aperto la porta ai Carabinieri di Bari del Nucleo di Tutela del patrimonio culturale, che sono andati ieri mattina ad arrestarlo nella sua casa di Roma, il presidente del Napoli, Giorgio Corbelli (nella foto in alto), è rimasto di stucco. Credeva che quella dei falsi d'autore venduti da Telemarket, la sua emittente di televendite, fosse ormai una storia chiarita e sepolta. E quando il militare più alto in grado gli ha letto l'ordine di custodia cautelare emesso dal Gip di Bari, Giuseppe De Benedictis, su richiesta del pm Roberto Rossi - che indaga su quella brutta storia di capolavori falsi venduti da Telemarket - è esploso: «Io non c'entro nulla. E lo dimostrerò». Poi ha riempito una valigia ed è uscito in mezzo ai Carabinieri, che l'hanno scortato nel carcere romano di «Regina Coeli». Quello di Corbelli non è stato l'unico arresto eseguito nella giornata di ieri dai Carabinieri del Nucleo di Tutela del patrimonio culturale di Bari e di Napoli e dal Gico, il Gruppo investigativo della Guardia di Finanza sulla criminalità organizzata. In manette sono finite altre sei persone: Pierpaolo Cimatti, amministratore unico e socio di maggioranza della «Monte Titano Arte Slr» e socio occulto di Telemarket, lo stratega delle televendite; Anna Cascella, la figlia del noto pittore; Giorgio Gnudi, responsabile delle trasmissioni di Telemarket; Maria Casarin, amministratore unico di «Telemarket 2»; Jean Arnoud Booy, un olandese residente a Trani, in provincia di Bari, amministratore unico di una società la «Transervice Srl», attualmente in liquidazione, ma riconducibile a Telemarket. L'olandese è stato arrestato a Venezia. Ed in manette è finito anche Emanuele Ceglie di Modugno, in provincia di Bari, contabile di Telemarket. Non sono stati trovati e vengono tuttora ricercate altre due persone: Paolo Paoli, residente a Varese, ed il nipote di Corbelli, Werter, che risiede nella Repubblica Ceka, ma è domiciliato a Rimini. Werter Corbelli è amministratore dell'«Arte S.A.» e dell'«Artevalori Srl», due società del gruppo Telemarket. Tutti debbono rispondere dell'accusa di associazione per delinquere, realizzata per vendere falsi capolavori, mentre altri reati, che pure il pm contesta agli arrestati, come il riciclaggio e la ricettazione, non sono comuni a tutti e nove le persone coinvolte nelle indagini della magistratura di Bari sulle vendite di opere d'arte a Telemarket. I provvedimenti di custodia cautelare, cioè gli arresti, sono scattati perché c'era il pericolo dell'inquinamento delle prove. Un inquinamento che le persone coinvolte nell'inchiesta avrebbero tentato di attuare, screditando la figura di un consulente del pubblico ministero, facendolo apparire come «un trafficante di opere d'arte false»: un disegno emerso dalle intercettazioni telefoniche. La custodia cautelare è scattata anche perché c'era il pericolo di fuga e quello della reiterazione dei reati, cioè la loro continuazione. Ed a determinare gli arresti ha influito anche la personalità di alcuni degli indagati che hanno precedenti penali, a cominciare da Giorgio Corbelli, condannato a Bologna per ricettazione. I nove sono accusati di aver venduto, attraverso Telemarket, 27.260 serigrafie di Michele Cascella. Un'operazione che avrebbe fatto guadagnare all'emittente televisiva di Corbelli una trentina di miliardi, dal momento che ogni serigrafia veniva venduta a cifra che si aggirava sul milione di lire. Un prezzo che addirittura, secondo il mercato, sarebbe stato troppo basso. Il motivo? Secondo il magistrato di Bari che ha ordinato gli arresti, è semplice: quelle serigrafie erano false.

LE REAZIONI DELL'AMBIENTE PARTENOPEO

Poche righe su un foglietto bianco: il presidente Corbelli è stato arrestato poco fa a Roma per fatti collegati a Telemarket. Così De Canio (nella foto al centro), mentre era in campo al lavoro con la squadra, ha saputo dell'ultimo ciclone abbattutosi sul Napoli. «Sono rimasto sbigottito, incredulo. Non ho detto nulla ai giocatori: ho lasciato che continuassero la preparazione, però da quel momento, nonostante avessi tutto scritto, non sono più riuscito a concentrarmi sull'allenamento», racconta il tecnico. Alla fine della seduta, alla squadra, raccolta nello spogliatoio, hanno parlato De Canio ed il direttore sportivo Pavarese. E' maturata la decisione, suggerita dal diesse, di affidare a poche righe firmate da Magoni (nella foto in basso) il pensiero della squadra e di tenere poi la bocca chiusa, almeno sino alla prossima partita. «Tutta la squadra - ha scritto il capitano degli azzurri - è solidale e vicina al presidente Corbelli e si augura che al più presto possa provare la sua estraneità ai fatti contestatigli. Da parte nostra, assicuriamo che garantiremo la massima professionalità nel prosieguo degli impegni calcistici». Assai meno stringato il commento di De Canio, estraneo anche al silenzio stampa. «Spero che il presidente possa dimostrare nel più breve tempo possibile la propria estraneità a quanto gli viene contestato e che possa tornare presto alla sua famiglia, al suo lavoro, al Napoli». Ed i riflessi sulla squadra, che già non attraversa un gran momento? «Purtroppo è destino che ogni giorno ci sia una novità negativa. Comunque, in campo ci andiamo noi, non i dirigenti, e quanto accaduto dovrà darci ancora più motivazioni per raggiungere ogni risultato ancora possibile di qui a fine campionato. Questo l'ho già letto negli occhi dei ragazzi». Ed i riflessi personali? Insomma, anche alla luce di quest'ultima mazzata, De Canio vede il proprio futuro ancora azzurro? «Paradossalmente - replica l'allenatore - quanto accaduto al nostro presidente non mi allontana dal club, bensì mi porta ad essere ancora più vicino al Napoli. Ma il mio è futuro, giuro, è l'ultimo pensiero che mi viene in mente. Spero di poter riprendere prestissimo con Corbelli quel discorso tecnico appena cominciato». Ma De Canio e la squadra non sono rimasti soli: in attesa che Corbelli risolva i suoi problemi con la giustizia e che si confermino o mutino i quadri societari, infatti, sulla continuità degli impegni e sulla volontà di andare avanti è stato subito rassicurante Toto Naldi, socio di Corbelli al 20 per cento, il quale ieri pomeriggio ha incontrato allenatore e giocatori, invitandoli a lavorare con la serenità di sempre. Possibile? Non v'è dubbio, infatti, che il Napoli stia vivendo i giorni più amari e complicati della sua storia. Storia che, soprattutto negli ultimi anni, già non era stata, di certo, avara di complicazioni. Insomma, dietro la dichiarata voglia di andare avanti «in attesa che tutto sia chiarito per il meglio», non si può negare lo stallo in cui è finito il Napoli. Sul fronte organizzazione e futuro della squadra, ad esempio, si sono arenati tre «discorsi»: quello sul rinnovo del contratto di Stellone, avviato appena l'altro ieri a Roma; quello con De Canio, già fissato per questo fine settimana; infine, quello con Gigi Pavarese, al quale Corbelli solo 48 ore fa aveva annunciato la volontà di rinnovare la collaborazione anche per la prossima stagione.

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