Tu sei qui: Economia e TurismoIl Napoli in piena crisi
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 21 ottobre 2002 00:00:00
Il giorno dopo la sconfitta restano i fischi, la delusione ed una crisi aperta e non annunciata. Certo, c'era poco da proclamare, ma colpisce la serenità d'animo con la quale il Napoli, nella sua interezza, ha accolto l'ennesima resa al San Paolo. Questa soavità ci lascia stupiti. Invidiamo i comportamenti, l'aplomb, la serenità e, in certi casi, pure la beatitudine con cui il Napoli ha reagito. Non nascondiamocelo: vorremmo avere la stessa forza d'animo e, soprattutto, il controllo emotivo. Beh, sotto questo punto di vista, a sentirli parlare, il Napoli ha vinto. Ha sconfitto la passione e la trepidazione della sua gente, lo sconforto a disastro raggiunto, la rabbia accumulatasi alla malanotte. Certo, la squadra è accasciata sui «sei-punti-in-sei-partite», ma le parole del Napoli trasudano stupefacente serenità. Colomba sostiene di aver visto «aspetti positivi in questa sconfitta: abbiamo giocato con continuità, sfiorando a ripetizione il gol». E, diciamocelo, queste valutazioni ci convincono che l'età (la nostra e quella di tanti tifosi) pesa e si fa sentire. Perché, l'altro ieri, noi tutti abbiamo sbagliato appuntamento: non era al San Paolo che giocava il Napoli. Lì c'è stata un'altra cosa e non una partita. Il Napoli giocava chissà dove e chissà come. E noi, colti da crisi senile, abbiamo toppato: siamo finiti in tutt'altro posto ed era quello sbagliato. Meno male che c'è andato Colomba a seguire il Napoli, il quale ci ha riferito di come la squadra abbia «giocato» (?), evidenziando «aspetti positivi» (?) e «sfiorando a ripetizione il gol» (?). Sì, è andata proprio così, anche se, poi, ha perso. E se ha perso dispiace, ma non è un problema. Fa lo stesso, anche se Colomba, il giorno prima della partita, andando per metafore, annunciava che «siamo ad un incrocio: rosso, giallo, ma vogliamo il verde». Beh, che dire? Nella notte della sconfitta e dell'equivoco, il bravo Colomba non ha visto il semaforo. Ora non vorremmo passare per degli adrenalinici o degli scalmanati, ma così è troppo. Spacciare un fallimento per un'epopea rattrista. Sì, perché la gente del Napoli magari avrà avuto poche cose dalla vita, ma tra queste c'è senz'altro una buona partita di pallone. E, resti tranquillo il signor Colomba (nella foto), la stessa gente del Napoli sa quando le cose vanno bene o male, perché così ha costruito la propria storia calcistica, e non ha certo bisogno di farsi raccontare la partita da un allenatore. Tutt'al più, sorride sardonica a certe «spiegazioni».
I MOTIVI DELLA CRISI
Crisi? Il Napoli ufficiale giura che non è così. Ammette - e ci mancherebbe! - che il momento non è fortunato, ma dice anche che la squadra ha davanti a sé tutto il tempo per recuperare. Prova a farsi forza, insomma, il Napoli e dice quel che dice anche per far da contraltare al pessimismo, alla delusione che accerchia, fischia e riempie d'improperi chi va in campo e pure chi sta in panchina. Giusto così. È il gioco delle parti. Ma è altrettanto serio ed onesto chiedersi dove e perché il Napoli fa acqua. Questione di preparazione o di organico ridotto praticamente all'osso? Di qualità dei piedi o di schemi latitanti? Di carattere che manca o di temperamento che vien meno? Oppure un po' di tutto questo, alle falde di una squadra che ha poca confidenza col pallone e che non tiene fede alle promesse? Insomma, il bene ed il male di questo Napoli che, dopo sei partite, i numeri inchiodano già a responsabilità dirette ed indirette: sei punti in sei partite, che è media da retrocessione (nell'ultima stagione la salvezza fu a 47 punti), ed un solo successo. Peggio, sino ad ora, è riuscito a fare solo il Vicenza, ultimo in classifica ed a rischio serie C.
UNA SQUADRA SENZA VELOCITA'
Contro il Livorno il Napoli si è piegato sulle gambe. Fisicamente, è apparso quasi a pezzi. Questione di preparazione, dunque? È questo, anche questo, uno dei problemi della squadra? Purtroppo no. Fosse così, infatti, sarebbe facile intervenire e invertire la tendenza. Che non sia così lo dimostra il passato più recente: a Verona, infatti, e prima ancora con la Samp ed a Bari il Napoli ha finito sempre di corsa le partite. Possibile, allora, che in sette giorni la preparazione sia crollata? No, deve esserci un'altra spiegazione, che sta nelle caratteristiche dei giocatori azzurri, i quali, tranne un paio (Floro Flores e Ferrarese), non sanno cosa sia la velocità. Il Napoli, insomma, è squadra di passisti, tant'è che soffre i primi tempi delle squadre più veloci, ma poi alla distanza tiene (teneva) bene. Ed allora, che cosa gli è successo col Livorno? E' accaduto che mentalmente si è disposto male alla partita, che è stato presuntuoso per un quarto d'ora e poi, preso il gol, si è dissolto tra paura ed inutile ricerca di spunti personali. Non è, dunque, la preparazione che manca a questa squadra, bensì l'equilibrio. E questo è sicuramente peggio.
IL CALENDARIO PER AMICO
Il presente della banda di Colomba più che azzurro è grigio. Ed allora, per cercare motivi di conforto, meglio guardare avanti. Bene, dov'è che il Napoli può e deve migliorarsi? Nessun dubbio: deve cominciare da se stesso. Deve prendere coscienza della realtà della classifica e del campo e trovare la forza di reagire, di invertire una tendenza disgraziata, di dar ragione alla proprietà ed all'allenatore, che, beati loro, ancora lo raccontano degno della A. Dunque, l'introspezione rapida, la psicoterapia veloce e l'uscita dalla crisi di gruppo è il primo passo. Tempo a disposizione: una settimana, non di più, perché lo spunto immediato di reazione al Napoli l'offre il calendario. Vicenza il prossimo avversario e, classifica alla mano, uno più scarso non ci poteva stare. Poi il Siena in casa. Siena che ha, sì, una buona difesa, ma che in attacco sino ad oggi non ha mai fatto troppo male. In breve, due occasioni che il Napoli non può proprio mancare. Perché, rubando a Colomba la battuta, se la gara col Livorno era un «incrocio», le prossime due partire saranno match di svolta: da una parte il ritorno ad una lenta e magari anche sofferta normalità, dall'altra il caos completo. Già, ma come assecondare il cambiamento che è nelle speranze del popolo tifoso? Tocca a Colomba trovare la soluzione in campo. Dite che, nella ristrettezza di scelte che ha a disposizione, le ha già sperimentate tutte? Beh, allora torni a quella originale, a quella che aveva nella testa, che l'ha spinto a chiedere ed avere Ferrarese, il quale sarà pure leggerino e non ancora un gran campione, però è pure l'unico (assieme a Floro Flores) ad avere il cambio di passo, la virtù di saltare e, perché no, anche la qualità del cross. Insomma, Colomba torni a cercare, a chiedere alla squadra il gioco sulle fasce, visto che le poche cose buone che il Napoli ha offerto sinora sono venute solo in questo modo.
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