Tu sei qui: Economia e TurismoI tifosi l'arma in più del Napoli
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 27 agosto 2002 00:00:00
Franco Colomba (nella foto) è un fiume in piena: «Naldi ha vinto due campionati in un solo anno. Ha portato il Napoli dalla C2 alla serie B: senza il suo intervento, decisivo quanto appassionato, la società avrebbe fatto la fine della Fiorentina. Lui, salvando il Napoli, gli ha consentito di ripartire dalla serie B. Adesso, spetta a noi centrare la terza promozione. Non è semplice farne tre in un anno, anche perché la nostra è la più complessa per tantissimi motivi. Comunque, se i ragazzi comprenderanno, come è capitato a me, il messaggio che abbiamo ricevuto domenica sera, se si sentiranno ancor più responsabilizzati dopo aver visto 50mila persone al San Paolo, in agosto, per una gara di Coppa Italia, tutto diverrà più semplice. Un fatto è certo: ce la metteremo tutta». Dopo aver accompagnato la consorte e la splendida figliola in albergo, Colomba si è incontrato con Naldi. Il vertice è durato poco più di un'ora. Ne è uscito un Colomba ancora più gasato, quasi non fosse stata sufficiente la carica ricevuta dalla folla del San Paolo. Un Colomba che sa bene quanti e quali sono stati i sacrifici economici del presidente per permettere al Napoli di non scomparire e che ora si guarda bene dal chiedergli di rivoltare la squadra come un calzino. Ecco la scelta di puntare sull'organico a disposizione, di cercare di cavare il meglio da ciascuno dei disponibili, magari esaltandoli e motivandoli. Ciò non toglie che Naldi è ben consapevole che il Napoli necessita di qualche ritocco. Quattro per essere competitivo: un difensore centrale agile, un esterno di fascia destra, un centrocampista che detti tempi e gioco, un bomber capace di realizzare 15-20 gol. Troppo per un Napoli che è ancora in fascia B e per un presidente che è fuori di oltre 200 miliardi delle vecchie lire. Dunque? «Ho parlato con il presidente - fa sapere Colomba - e ci siamo detti che dobbiamo continuare come abbiamo iniziato: insistere, senza far scemare la voglia di riscatto, senza disperdere il patrimonio-pubblico. È rinato un feeling. Magari riuscissimo ad avere 50-60mila persone per ogni partita al San Paolo! Il Napoli avrebbe risolto i suoi guai». Colomba elogia la squadra («Mi è piaciuta per il carattere: nei dieci minuti finali, i ragazzi sono stati fantastici nel cercare la vittoria. Quella grinta esalta la gente») e spende lodi per il pubblico. Tutto bello, ma senza i gol non si vince. Occorre che venga acquistato un bomber: Ghirardello (nella foto), Godeas, Dionigi, Di Michele, Caccia, Gilardino...«C'è tempo. Se gli altri procedono con i piedi di piombo, a maggior ragione deve farlo il Napoli, che non può sbagliare gli obiettivi. Non c'è fretta. Stabiliremo le eventuali priorità, tenendo presente che i ragazzi si stanno comportando benissimo. Si segna poco? È vero, siamo poco cinici sotto rete. Miglioreremo, come faremo meglio quanto a gestione del pallone, di tempi di gioco, evitando inutili fraseggi ed improvvise accelerazioni in fase conclusiva».
NALDI: «GRANDI, MA SENZA FRETTA»
Il presidente azzurro, soddisfatto per il grande pubblico del San Paolo, "frena" sugli acquisti e punta alla stabilità societaria
Difficile stabilire se nel "day after" di Salvatore Naldi prevalga l'immensa gioia per aver visto il San Paolo riempirsi al di là delle sue già ottimistiche previsioni o una pacata delusione per essere ancora «solo» nella ristrutturazione dell'azienda-Napoli. I due momenti si alternano con eguale intensità emotiva. È raggiante quando parla dei 52.106 paganti per Napoli-Salernitana: da domenica sera ha un figlio in più, «il pubblico». Replica con stile, ma con parole caustiche, quando gli viene chiesto se c'è qualcuno che potrebbe affiancarlo o, almeno, agevolarlo nell'opera di restituire al Napoli l'immagine che ha perso. Presidente, i tifosi le sono grati per aver fatto sì che il Napoli non facesse la fine della Fiorentina. Ora, si aspettano un altro sacrificio: l'ingaggio di un attaccante. «Il successo di questa società non è dovuto solo al coraggio dell'imprenditore Naldi, ma anche alla passione dei tifosi. Speravo che la fortuna ed il gioco bastassero alla squadra per fare gol. Il campionato di B è lungo. Sono certo che i calciatori che abbiamo daranno concretezza alle nostre prestazioni. Io sto completando nei tempi necessari l'opera, grazie anche ai consigli di Marchetti e di Colomba. I tifosi chiedono l'acquisto di una punta che tutti si aspettano, ma che nessuno ha promesso. I miei sforzi, da soli, potrebbero non essere sufficienti, come potrebbero non bastare 50mila spettatori al San Paolo». Cosa occorrerebbe? «C'è un Istituto che si chiama San Paolo di Torino. Ha lo stesso nome del nostro stadio, San Paolo, ma non è degno di portarlo, ed il nome di una città, Torino, che è espressione di forza nel calcio, un'espressione che non aiuta il Sud. Quando ha rilevato il Banco di Napoli, avrebbe dovuto essere vicino agli imprenditori napoletani. Non l'ha fatto». Avrebbe dovuto aiutare Naldi (nella foto)? «Non è una questione di persone, ma di storia, di cultura. Non tutti hanno capito cos'è il calcio a Napoli. Ho investito nel Napoli perché il cittadino vive di calcio e Napoli vive di turismo. Far parlare di Napoli in tutto il mondo è una risorsa. Chi crea sinergie ed investe fa regali a tutti, anche a chi deve investire nel sociale. Si dirà: e l'attaccante? Ho dovuto fare investimenti mirati. Non sono Moratti, Berlusconi o Agnelli, che prendono il calciatore che costa un patrimonio. Io ho dovuto far rinascere il Napoli: speravo di trovare una scatola vuota, invece era piena di debiti. Ora devo pensare a dare stabilità alla società». I 50.000 del San Paolo la fanno sentire più forte? «In parte, perché forte lo sono sempre stato grazie alla mia grande famiglia: mia moglie ed i miei figli. Comunque, grazie anche ai 50mila: posso dire di avere un figlio in più, il pubblico. Un figlio che mi aiuta e che non devo pagare!». Grande partecipazione, ma i tifosi vogliono ritornare in serie A. «Per ora, prendo atto dell'ottimo lavoro di Marchetti e di Colomba. Ho scelto le persone giuste, che sono state capaci di riavvicinare la gente alla squadra in due mesi. Non so quanti altri sarebbero riusciti nell'impresa. Non mi aspettavo tante persone al San Paolo». In tempi più o meno brevi, ritiene che qualcuno possa affiancarla? «Non ho fretta. Ho anche il vantaggio che la gente mi ha seguito. Il tempo mi darà ragione». Quale il prossimo ostacolo? «Si vive di imprevisti. Quando si va a ristrutturare un albergo, nel capitolato si inserisce la voce "imprevisti". Conto di inserirla anche nel Napoli». Ed il prossimo obiettivo? Sarà l'acquisto del bomber? «Lavoro su qualcosa che è presente sin dal 1992: il settore giovanile a Marianella. Spero che non nascano imprevisti per il decollo di un Centro che sarà utile per i ragazzi che devono vivere lontano dalle strade, facendo sport: nuoto, basket, calcio...». Un Centro polisportivo? «Sì, era già un'idea di Ferlaino. Il progetto è la fine del mondo».
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