Tu sei qui: Economia e TurismoI piccoli soci pronti a salvare il Napoli
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 20 marzo 2002 00:00:00
Un'idea per salvare il Napoli dal baratro dei guai economici nel quale è sprofondato? Ce l'hanno gli azionisti di minoranza del club. Quella miriade di piccoli soci azzurri che si spartisce meno del 7% di quote azionarie del Napoli e che fino ad oggi non ha mai avuto voce in capitolo. I piccoli azionisti fino ad ieri hanno potuto solo «assistere» alla gestione del club: peso specifico troppo esiguo ed esageratamente frammentato per poter ottenere un ruolo ufficiale nel Napoli. Eppure, è dal gruppo dei quasi cento soci di minoranza che è scaturita l'unica proposta formale per un salvataggio in extremis del club azzurro. Quella proposta è stata verbalizzata nel corso dell'ultima Assemblea del Napoli, che si è svolta lunedì scorso. Gianni de Bury, attivo ed appassionato azionista azzurro, ha chiesto che venisse verbalizzata la sua dichiarazione: «È pronto un progetto degli azionisti di minoranza che si impegnano a reperire fondi da investire nella società». A garanzia della serietà della proposta c'è il nome del professor Ernesto Cesaro, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato presso l'Università di Napoli. Il progetto l'ha raccontato con entusiasmo proprio Gianni de Bury: «Noi piccoli soci possiamo renderci garanti di un progetto che convogli interessi e capitali. La struttura è lunga e articolata: in poche parole, si tratta di offrire pacchetti di azioni non a singoli imprenditori, ma ad intere strutture. Penso all'Unione Industriali, ma anche alla Confcommercio ed a qualunque altra associazione. I pacchetti comprenderebbero facilitazioni e "valore aggiunto" sotto forma di posti prenotati allo stadio o di organizzazioni per le trasferte. Insomma, l'azionista non avrebbe in cambio solo pezzi di carta, ma valore reale». Il professor Cesaro non racconta i particolari della proposta dei piccoli azionisti, ma preferisce spiegare tempi e scadenze che devono essere rispettati prima di poter trasformare il progetto in soluzione operativa: «Non è ancora arrivato il momento di presentare ufficialmente il programma che abbiamo strutturato. Per ora bisogna lasciar lavorare tranquillamente il professor Minervini. Dovrà guardare i conti e stilare il bilancio. Ma anche in quel momento i piccoli azionisti dovranno saper aspettare: è ipotizzabile che l'amministratore giudiziario convochi un'Assemblea e chieda l'intervento dei soci. C'è la Napoli S.A. che è socio di maggioranza e potrebbe presentare un programma di rientro: in questo caso il progetto dei piccoli soci si arresterebbe automaticamente. Se, invece, l'azionista di maggioranza dovesse tirarsi indietro, potremmo farci avanti noi. Insomma, la strada è ancora lunga». Però il professor Cesaro è esperto e sa che l'attesa lunga non è sinonimo di progetto perdente: «È importante saper aspettare, perché dopo l'intervento del professor Minervini il Napoli tornerà ad essere appetibile. Sarà più facile convogliare interesse attorno alla nostra proposta quando i conti della società saranno garantiti dall'amministratore giudiziario e, quindi, dal Tribunale». Quali potrebbero essere i tempi di realizzazione del progetto? «Mi sbilancio e dico tre mesi. Ma non voglio che diventi una scadenza formale: ci sono eventi che non dipendono da noi in questa vicenda. Ripeto, è meglio non avere fretta ed aspettare che ogni cosa segua il suo corso. Noi siamo pronti a scendere in campo, ma solo quando sarà il nostro momento».
IL PROFESSOR MINERVINI FA I CONTI
Quanto denaro occorre per salvare il Napoli? Difficile da scoprire. La missione è stata affidata dal Tribunale Fallimentare al professor Gustavo Minervini, che ha già iniziato a prendere visione di tutti gli incartamenti. Domani tornerà al Centro Paradiso per un primo confronto con le persone che conoscono i conti del club. Prevedibilmente parlerà con il direttore generale Raffaele Russo, al quale chiederà di fare da «cicerone» nel primo giro d'orizzonte tra gli incartamenti del club. Minervini scoprirà se la voragine economica registrata dai pm Lettieri e Barruffo, nel corso di un'indagine durata sei mesi, nasconde altre pieghe. Capirà se il Napoli è in qualche maniera salvabile; se riterrà impossibile l'operazione, consegnerà i libri in tribunale, aprendo il baratro della liquidazione della società. Valuterà anche la posizione di amministratori e sindaci, così come richiesto dalla Fallimentare, e potrà anche arrivare alla richiesta di azione di responsabilità nei loro confronti. Però, il primo impegno, così come scritto nell'ordinanza del collegio della Fallimentare che si occupa del caso-Napoli, sarà quello di stilare un bilancio da sottoporre all'Assemblea. Quello infrannuale al 31 gennaio 2002 redatto dal C.d'A. azzurro e successivamente modificato dall'Assemblea non ha convinto i giudici, che lo hanno bocciato, cancellando anche l'operazione di ricapitalizzazione. Dunque, il professor Minervini (nella foto) avrà il compito di redigere un nuovo bilancio e di sottoporlo all'Assemblea, alla quale, necessariamente, dovrà chiedere la ricapitalizzazione. Il percorso dovrà essere il più breve possibile per capire se, ed in che modo, il Napoli può andare avanti. Nel frattempo l'attività del club va avanti. I «guai» dei conti azzurri saranno osservati e si cercherà una soluzione; l'ordinaria amministrazione, però, fatta di fornitori da pagare, collaboratori da retribuire, dipendenti ai quali corrispondere un salario, non può essere messa in un cantuccio. Insomma, le spese «vive» restano tutte e sono pesantissime da governare. Lo hanno sempre spiegato gli amministratori ora revocati: «Per gestire il Napoli occorrono almeno cinque miliardi di lire al mese». Non mentivano sulla cifra. È vero che la società azzurra oggi costa più di due milioni e seicentomila euro al mese. E siccome, di qui alla fine della stagione calcistica, ci sono quattro mesi di attività, basta fare una moltiplicazione per scoprire che occorrono quasi dieci milioni di euro per garantire solo ed esclusivamente la gestione ordinaria della società: un'enormità per un club che alla voce «ricavi» segna ben poco e che fino ad oggi è riuscito ad andare avanti con alchimie d'ogni genere, per poi arrivare direttamente all'amministrazione giudiziaria.
Intanto la società prepara il ricorso
È atteso entro fine settimana il ricorso in appello contro la decisione del Tribunale. L'avvocato Roberto Montemurro è al lavoro per confutare i tre punti che hanno portato a giudicare insufficiente la ricapitalizzazione. «Lo sforzo finanziario fatto dai nuovi soci del Napoli poco prima dell'udienza del 20 febbraio davanti alla Fallimentare - sottolinea Montemurro - avrebbe potuto e potrebbe ancora oggi indurre i giudici a chiedere la convocazione di una nuova Assemblea per il ripianamento delle perdite».
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