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Ecco perché il Napoli ha frenato

Inserito da Il Mattino (admin), martedì 26 febbraio 2002 00:00:00

La classifica incomincia a diventare preoccupante. Sono sempre meno le giornate da disputare e non diminuisce lo svantaggio dalla quarta. Perché? Di chi la colpa? Iniziano anche a fioccare i perché. C'è chi si meraviglia di certe scelte di De Canio (nella foto in alto); c'è chi parla di calo fisico; c'è chi ricorda varie decisioni contro degli arbitri; c'è chi non trascura un calciomercato fatto tra mille polemiche e ristrettezze economiche; c'è chi «pesa» il reale valore della squadra e «riascolta» quello che è stato il ritornello lanciato da De Canio a Brusson («Napoli monco e poco omogeneo») e riproposto, giustamente, quando qualcuno ha pensato di fare il supercriticone. È vero, qualche errore c'è stato (chi lavora, può sbagliare); un leggero calo fisico anche, ma non riteniamo che siano queste le cause principali del momento di «pausa» del Napoli. De Canio, oggi, preferisce glissare su certi argomenti, ma sarebbe ingiusto ignorarli. Qualche esempio? Impeccabili sotto ogni aspetto i tre centrali difensivi, ma l'età e le caratteristiche li fanno soffrire al cospetto di un Suazo. Solo da elogiare Vidigal, ma deve tirare il fiato, anche perché reduce da due interventi chirurgici. Stesso discorso per Stellone: De Canio, talvolta, l'ha mandato in campo con recuperi affrettati, non disponendo di alternative. Per non parlare di altri casi più amari, dove esistono precise colpe. In definitiva, non si può pretendere di fare la Juventus della B se non si hanno i soldi ed i requisiti. De Canio evita, almeno per ora, ogni polemica e prova a motivare le ragioni del rallentamento: «Non si può vincere sempre. Paghiamo anche la rincorsa fatta e certi episodi avvenuti negli ultimi tempi, come gli infortuni, qualche convocazione in nazionale, l'adattamento dei nuovi, le squalifiche ed anche un po' il calo fisico». Parliamo del calo di condizione. «La condizione è determinata dal carattere, dalla convinzione, dalla forma fisica. Bisogna capire a cosa si sta puntando e dare tutto quanto si ha in corpo. Guardiamo alla prossima gara con la Ternana. Tra infortunati e squalificati non so chi avrò a disposizione. E' una condizione che vivo dall'inizio di stagione. Non cambio le formazioni perché mi piace cambiare, ma solo perché obbligato dagli eventi». Che cosa ha frenato la rimonta? «La mancanza di freschezza. Siamo partiti con l'handicap di dover inseguire gli avversari. Ora, è logico che dopo mesi di stress e tensioni, si tiri un po' il fiato». È logico che lei sia contrariato per il pareggio di Cagliari. «Rammaricato, ma certe cose le avevo previste. Faccio l'allenatore, non avrei mai potuto non accorgermi dei problemi che c'erano e che ci sono. Nonostante tutto, resto fiducioso». Come si fa a risalire la classifica? Siete a meno sette dalla quarta. «Recuperando la condizione migliore e chiedendo a chi ha giocato poco di dare quel qualcosa in più, in quanto potrebbe essere giunto il suo momento. Con più verve e con nuovi entusiasmi, potremo riproporci. Vogliamo recitare sino alla fine un ruolo da protagonisti». Esiste un problema all'attacco: un solo gol in sei incontri. «Si è parlato in termini entusiastici dopo gli arrivi di Pavon (nella foto al centro) e di Artistico, non tenendo conto che qualsiasi calciatore ha bisogno di tempo per adattarsi ed inserirsi tatticamente. È sbagliato pensare che un singolo possa risolvere da solo le partite. A parte Stellone, non ho cannonieri veri. Il suo recupero mi rende fiducioso». Adesso, siete attesi da sette gare al San Paolo. «Un buon numero di opportunità, considerando che anche in trasferta ci facciamo valere».

AZZURRI IN CRISI FISICA E MENTALE: È L'ORA DEL TURN-OVER

Mettiamola così: dopo ogni grande rincorsa arriva il momento di tirare il fiato, di recuperare le energie consumate in campo. Ebbene, forse al Napoli è accaduto, sta accadendo proprio questo: dopo quella lunga striscia positiva la squadra si è fermata. Contro l'Empoli l'allarme, in Sardegna la conferma della curva in tragica discesa. Si potrebbe obiettare che vi sono squadre che vanno come il vento dall'inizio - basta pensare al gruppo di testa, che solo di tanto in tanto si prende una «vacanza» - ma il paragone non è pertinente. Intanto, perché chi rincorre campa d'ansia e quindi spende anche mentalmente più energie; poi, perché il Napoli non è proprio un team di ragazzini.

Vecchi e giovani

Ma non è questo il peggio, se è vero come è vero che sino ad oggi il Napoli si è tenuto in piedi proprio grazie alle virtù dei «vecchi». Il peggio, infatti, è che nel momento del calo, della difficoltà di chi è più avanti nell'età sportiva, i resti giovani del Napoli sono crollati quanto e più degli «anziani». Questo è accaduto domenica in Sardegna. E questo, dopo un buon avvio, era accaduto anche contro l'Empoli nella gara precedente. Calo di concentrazione, di attenzione, ma anche calo fisico evidente e, forse, anche temuto.

La domanda

Cosicché diventa inevitabile porsi una domanda: tirato il fiato, il Napoli ritroverà le forze per lanciare una lunghissima volata, con l'obiettivo di arrivare a sorpassare all'ultima giornata il Como in casa? Se sì, la speranza-promozione potrà avere ancora vita. In caso contrario, se il Napoli è calato perché ha già dato tutto quello che aveva e che poteva, beh, allora tanti saluti ad ogni gloria. Ma poiché - ci mancherebbe - è obbligo pensare in positivo, il percorso azzurro non può essere che questo: rimettere fisicamente a posto giocatori essenziali come Stellone, Jankulovski e Vidigal (nella foto in basso), e limitarsi a fare quello che può fare. Che vuol dire valorizzare quella sua già buona propensione al contropiede, senza innamorarsi di un'idea di gioco che per caratteristiche e per capacità non gli appartiene. Purtroppo, non gli può appartenere. Chi, infatti, potrebbe o dovrebbe inventare calcio in questa squadra? Chi ha la stoffa del regista, dell'ispiratore, del campione al quale basta un tocco e via per dare luce alla manovra? Nessuno, mentre, invece, c'è abbondanza di portatori di pallone. Il che nel calcio è cosa buona sino ad un certo punto. Insomma, brutta faccenda per De Canio quest'improvviso stallo della squadra, anche perché le alternative non sono molte nel momento in cui, invece, bisognerebbe mettere a riposo un po' di gente.

Le scelte

Comunque sia, stretto com'è tra queste esigenze, De Canio qualcosa dovrà fare e, forse, rischiare. Meglio, infatti, un «rincalzo» fisicamente in buone condizioni che un «titolare» che non si regge in piedi. Turn-over, dunque: ne tengano conto e ne approfittino pure Sesa, Bigica, Graffiedi ed Ametrano, visto che soprattutto al centro, sulle fasce e poi in attacco il Napoli è oggi in grande sofferenza. Sì, anche là davanti, dove Stellone non è ancora al meglio e dove, comunque sia, Pavon non può essere preferito a Sesa.

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