Tu sei qui: Economia e TurismoCavese, la garanzia Romondini
Inserito da (admin), martedì 19 settembre 2006 00:00:00
L'impresa corsara di Taranto è stata la vittoria del collettivo. Squadra magistralmente messa in campo e preparata nel migliore di modi da Sasà Campilongo. Ma gran merito va al duo Aquino-Romondini per aver sbloccato la sfida dello "Jacovone" in apertura di secondo tempo. Dai piedi del primo l'assist perfetto per mettere in risalto la freddezza e la tecnica di Fabrizio. Ed il romano non ha fallito l'appuntamento con il gol. Il suo bottino personale della sfortunata stagione l'ha già eguagliato. «L'anno scorso ebbi 13 volte la possibilità di giocare con la maglia della Salernitana. E trovai un gol, il solo, a Giulianova, che tra l'altro servì a poco in quella domenica segnata dal 4-2 finale per gli abruzzesi. Aver quasi immediatamente rotto il ghiaccio mi fa ben sperare per il prosieguo del campionato».
Fabrizio Romondini è nato a Roma 29 anni fa ed ha all'attivo un importante curriculum. Partito nella Roma di Totti nel torneo di massima serie nel 96/97, collezionando 7 presenze, l'anno successivo provò la strada estera. All'Albacete, serie B spagnola, realizzò 5 gol in 15 presenze. Il ritorno in Italia è stato difficile, ma anche stimolante. Alla Pistoiese in terza serie e poi all'Atletico Catania. La conoscenza con la realtà calcistica campana comincia per lui a Giugliano in C2 (33 presenze e 6 gol nel 2001/2002, 32 presenze e 5 gol nella stagione successiva). In piena maturità calcistica il migliore anno a Padova, di nuovo in C1. La scorsa stagione l'approdo alla Salernitana. Ma il feeling è durato poco. Quelle 13 gare ed il gol di Giulianova. Clima non idilliaco per lui ed il divorzio consensuale a gennaio.
Ora la sfida continua. A Cava de'Tirreni. Ironia della sorte, in una piazza da sempre sul piano calcistico antagonista. «Una realtà calcistica vale l'altra, se è vissuta con pieno trasporto e spirito di sacrificio. E per noi giocatori di ogni esperienza fatta, nel bene e nel male, bisogna fare tesoro. Mi sono arricchito sempre e spero di crescere ancora. Perché vorrà dire che ho potuto giocare ancora a lungo». Ha scelto la piazza di Cava non a cuor leggero, Fabrizio Romondini. Aveva altre società a fargli la corte, ma ha ceduto alle avances di Nicola Dionisio e della Cavese. «Mi è subito sembrata una realtà ben motivata, che non aveva improvvisato il suo progetto di rilancio calcistico. Da anni l'ossatura della squadra resta inalterata e questo nel calcio rende. I compagni sin dai primi momenti del ritiro si sono dimostrati grandi professionisti ed il clima è di quelli giusti. Non possiamo che migliorare». La sconfitta di Foggia avrebbe potuto ridimensionare psicologicamente la matricola Cavese. Ed invece, subito un uno-due di prepotenza. Con il Lanciano in casa ed a Taranto domenica scorsa.
«È il segno di una buona squadra - continua il centrocampista aquilotto - che ha calciatori dalle ottime qualità ed un gioco sicuramente redditizio, ma anche bello a vedersi. L'approccio alla gara è sempre lo stesso da parte nostra. E lo testimonia la fedeltà assoluta al modulo del nostro allenatore. Naturalmente, per noi nuovi c'è voluto qualche momento in più per digerire i dettami tattici del mister. Ma stiamo tutti insieme già raccogliendo frutti». Dove potrà arrivare questa Cavese, allora? «Si salverà presto, questo è certo, e poi si giocherà le sue carte per arrivare più in alto possibile. Il torneo è molto lungo ancora ed i valori reali verranno fuori solo in primavera. Dunque, al momento, non dobbiamo fare altro che vivere alla giornata, gustandoci le soddisfazioni che ci guadagneremo». Al fianco del faro Alessandro Tatomir e di Tony D'Amico, Romondini ha saputo conquistarsi il rispetto dei suoi compagni di squadra ed è diventato una pedina insostituibile del gioco biancoblù.
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