Tu sei qui: Economia e TurismoCavese, Cutillo prepara l'addio
Inserito da (admin), mercoledì 20 aprile 2005 00:00:00
Ottavio Cutillo sintetizza in sè tutta l'amarezza che la Cavese vive in questi giorni. Il presidente, toccato nel suo orgoglio, ha un diavolo per capello. È arrabbiato come non mai. Ma non per il fatto tecnico, né per la terza sconfitta consecutiva rimediata dalla Cavese, o per il quarto incasso mancato per l'obbligo delle porte chiuse del "Lamberti". Non ci sta alla contestazione che ha subito. «E' la seconda volta che debbo uscire dal campo insieme alla mia famiglia - spiega Cutillo - sentendomi apostrofare in un modo irripetibile. Io i miei impegni li sto mantenendo tutti. La città con le sue componenti, mi pare proprio di no. Sino alla fine di questa stagione resterò al timone della società e vi prometto che mi regalerò ancora grosse soddisfazioni, perché credo ancora nella promozione. Ma al termine della stagione mi prenderò una pausa di riflessione per decidere se varrà la pena restare a Cava o cambiare aria». Questo cosa significa? Cutillo sembra aver già deciso di fare la valigie e di lasciare la Cavese. «Se si continua a contestare una squadra che ha regalato tante soddisfazioni, che ha saputo riaccendere nel cuore di tanti sportivi gli entusiasmi spenti da decenni, e se si accusa il sottoscritto di chissà quali manovre, bene, allora vuol dire che non si è capito nulla. Né di me né del carattere di questo squadrone. Sì, la Cavese è uno squadrone, perché non ha dei fuoriclasse, ma è come se lo fossero. Ha saputo tenere testa a corazzate milionarie, costruite con l'intento dichiarato di vincere il campionato. Abbiamo saputo creare un clima nello spogliatoio davvero eccezionale». Quand'era arrivato a Cava l'estate scorsa, aveva subito capito quello che la piazza voleva. Ottavio Cutillo poteva diventare l'idolo della città pallonara, ma a patto e condizione che costruisse qualcosa di "nuovo", che restituisse fiducia e speranza ad un pubblico da anni deluso e perso nel purgatorio del calcio che non conta. Il patron di Candida, in provincia di Avellino, affidatosi ad un procuratore-direttore sportivo cresciuto all'ombra niente meno che di Pier Paolo Marino, plasmatore del Napoli di De Laurentis, e ad una coppia di tecnici desiderosa di sfondare alla sua "prima", aveva costruito un giocattolo che ha stupito tutti. Forse anche troppo rispetto alle sue reali possibilità. La Cavese è stata, così, la vera sorpresa del campionato. Ma alla distanza, quando i giochi si sono fatti più duri, è arrivato il temuto calo. «Questo appannamento così vistoso nei risultati non me l'aspettavo - ammette Cutillo - proprio sul finire di stagione. Ma sono ragazzi e la tensione per il peso della leadership ha fatto brutti scherzi per alcuni di loro. Il gioco, però, non è mai venuto meno. Ed a farci i complimenti sono stati in tanti. Allora, perché non credere ancora nel miracolo? A Manfredonia ci rifaremo con gli interessi». E per il pubblico amico? «Amico? Visti i danni che abbiamo subito, non me ne voglia nessuno, tutto questo bene alla squadra non ha fatto. Anzi, il clima pesante intorno alla Cavese ha nuociuto sulla psiche dei ragazzi. Non si può negarlo». Intanto, è arrivata la scure del giudice sportivo. Una giornata di stop (somma d'ammonizioni) per Tony D'Amico, due per il medico Massa, reo di aver protestato domenica nei confronti di Orsato. Se l'è cavata con una diffida, invece, Sasà Campilongo, allontanato dalla panchina per proteste nel match con il Gela.
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