Tu sei qui: Economia e TurismoCampilongo difende la squadra
Inserito da (admin), mercoledì 13 aprile 2005 00:00:00
Una lunga chiacchierata nello spogliatoio dell'impianto sportivo di Mugnano del Cardinale ha inaugurato la nuova settimana di lavoro della Cavese, reduce dallo scivolone interno nel derby con la Juve Stabia. C'erano da ricucire alcuni strappi e da curare qualche ferita nel clan. Sasà Campilongo, tecnico metelliano, ha strigliato tutti, ma senza affondare il colpo. Anzi, difendendo a spada tratta i suoi: «A questi ragazzi non si può imputare nulla. Hanno disputato un campionato da grandi e non sarà un derby perso a far cambiare il giudizio sul loro operato. Cosa dire loro dopo un'altra partita dominata sul piano del gioco? È vero. Sotto porta è mancata la freddezza necessaria, perché davvero ci siamo mangiati l'inverosimile davanti alla porta di Armellini, che domenica scorsa sembrava l'orsacchiotto del baraccone del tiro a bersaglio. Lo hanno colpito da tutte le parti e, quando si è tolto di mezzo, ci ha pensato il palo a negare la gioia del gol. Insomma, è stata una partita stregata». Il pubblico aquilotto ha manifestato alla fine malcontento. Qualche frangia ha anche espresso dubbi sulla "serietà" di alcuni giocatori...«No, questo non posso permetterlo a nessuno. È ridicolo pensare che ci si possa vendere al nemico in un momento così importante per la propria carriera. Ma sapete cosa significa per un calciatore conquistare una promozione? Fare un salto dalla C2 alla C1 fa campare di rendita per almeno 3-4 stagioni. Ed allora, basta con la dietrologia. È stata solo una partita stregata, come ne capitano tante sui campi di calcio, dove la Cavese avrebbe potuto costruire altre 100 palle gol, ma non avrebbe trovato la rete, e la Juve Stabia, pur non facendo nulla di trascendentale, avrebbe potuto anche segnare di più». Stress da alta quota? Logorio nervoso da virus di primato o paura di vincere? Sta di fatto che la leadership è momentaneamente persa. «Sì, momentaneamente - sottolinea Campilongo - perché tutti i giochi sono ancora aperti, alla luce dei numerosi scontri diretti che mancano al termine. Confido molto nella reazione dei ragazzi. Oggi nello spogliatoio, alla ripresa degli allenamenti, ho detto loro che tutto dipenderà da come reagiranno a questa cocente sconfitta. Dopo l'altro scivolone interno patito ad opera del Giugliano, quella reazione c'è stata. L'orgoglio ha fatto il miracolo. Ora serve lo stesso scatto d'orgoglio. Con il Gela dobbiamo e possiamo vincere, per poi giocarci tutto a Manfredonia. Abbiamo dimostrato con il nostro gioco di essere i migliori. Se non lo siamo nei punti, è solo per sfortuna e per quella vittoria cancellata dai fatti di Taranto». La decisione della giustizia sportiva è stata meno pesante di quanto paventato alla vigilia: il "Lamberti" è salvo. La sfida con il Gela si giocherà nel suo contenitore naturale e con il pubblico sugli spalti. «Spero che in questo delicato momento gli sportivi veri, quelli che vogliono bene alla Cavese, vengano alla stadio in massa e facciano sentire il proprio calore. I ragazzi hanno dato l'anima per questa causa ed è brutto sentirsi apostrofare come mercenari e venduti. È un affronto che non si può tollerare dopo tutti i sacrifici fatti. Vivo con loro questa splendida avventura e non oso pensare di non chiuderla in bellezza, come tutti quanti auspichiamo».
Solo ammende per Cavese e Juve Stabia
La stangata non è arrivata. La giustizia sportiva infligge solo ammende a Cavese e Juve Stabia per quanto accaduto durante il derby. 2mila euro alla Cavese per lancio di fumogeni, per scontri e colluttazioni con l'opposta tifoseria, che causavano l'intervento delle Forze dell'Ordine e la conseguente sospensione del gioco per alcuni minuti, per lancio di aste di bandiera, bottiglie, monete e per omessa assistenza alla terna (le docce non funzionavano). Stessa punizione per la Juve Stabia, ma con altre motivazioni: per il lancio di 4 petardi di notevole potenza e pericolosità e per diffusi danni ai servizi igienici, con obbligo del risarcimento dei danni.
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