Tu sei qui: CronacaCava de' Tirreni, partono indagini sulla morte di Maria Grazia. Gli avvocati: «Accerteremo responsabilità di tutti i medici»
Inserito da (redazioneip), mercoledì 30 giugno 2021 10:02:15
Proseguono le indagini sulla morte di Maria Grazia Di Domenico, la 27enne volontaria dell'Associazione nazionale protezione animali natura ambiente (A.N.P.A.N.A.)- G.P.G ecozoofile deceduta lo scorso maggio dopo un intervento chirurgico eseguito in una clinica di Roma. Originaria di Cava de' Tirreni, la giovane viveva però da molti anni a Roma e l'11 settembre si sarebbe dovuta sposare.
Per sottoporsi a un intervento all'utero a causa di un papilloma, una sorta di raschiamento, aveva scelto la clinica più gettonata per l'ostetricia e la ginecologia a Roma, la casa di cura Santa Famiglia in via dei Gracchi. Doveva essere un banale intervento e invece Maria Grazia non ce l'ha fatta. Il 17 maggio scorso, la giovane, reduce dall'intervento, avrebbe dovuto far ritorno subito a casa, ma ha accusato immediatamente dei forti dolori addominali, per cui è stata trattenuta in clinica. I sanitari, sostengono i familiari, hanno subito fornito rassicurazioni, ipotizzando «una possibile allergia all’antibiotico o a una banale influenza intestinale» e «le hanno prescritto dei fermenti lattici».
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
In attesa degli esiti dell’autopsia, si è già costituito un comitato, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sulla drammatica vicenda che ha scosso Cava de' Tirreni e non solo.
«Dopo tre giorni di dolori acuti, quando è salita la febbre - raccontano dal "Comitato Giustizia per Maria Grazia" - è suonato il primo campanello d’allarme. Maria Grazia è stata, quindi, trasferita d’urgenza presso l’ospedale "San Pietro" di Roma, e lì le è stata riscontrata una sospetta lesione uterina, con shock settico e addome acuto da peritonite. Maria Grazia è stata immediatamente sottoposta a un intervento chirurgico d’urgenza, dal quale è emerso che l’operazione precedente aveva causato una perforazione dell’utero e, probabilmente, dell’intestino con conseguente peritonite e setticemia. I sanitari del "San Pietro" hanno suturato la perforazione, ma l’intervento si è rivelato tardivo poiché da tre giorni la ragazza accusava dolori addominali lancinanti e vomito, l’infezione era ormai estesa».
I familiari di Maria Grazia si sono affidati agli avvocati Carlo e Damiano Carrese, i quali hanno già provveduto a sporgere formale denuncia.
«Non ci sono ancora formalmente degli indagati ma ad ogni modo ci assicureremo che saranno accertate le responsabilità di tutti i medici di tutte le strutture sanitarie coinvolte e che hanno avuto in cura Maria Grazia», spiega l’avvocato Damiano Carrese a "La Città di Salerno".
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