Tu sei qui: CronacaTorna in aula il giovane parricida
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 17 febbraio 2003 00:00:00
Sarà discusso il prossimo 24 febbraio, in Corte d'Assise, il ricorso in appello per Rosario Avagliano, il giovane di Santa Maria dell'Olmo accusato il 21 dicembre del '98 di parricidio e condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi di carcere, perché ritenuto seminfermo al momento dell'omicidio. La difesa, rappresentata dall'avvocato Pierpaolo De Notaris, sarebbe intenzionata a dimostrare la presenza di numerose difformità tra le due deposizioni rese dall'imputato, di cui la prima subito dopo l'omicidio e viziata dallo stato di choc in cui versava il giovane. L'esame di queste due dichiarazioni porterebbe ad una diversa ricostruzione del delitto, configurato in primo grado come morte per asfissia meccanica, provocata dallo sfondamento della cassa toracica. La storia di Rosario colpì l'intera città ed interessò le cronache nazionali. Secondo le testimonianze scaturite dalle indagini, il giovane, affetto da una paralisi al braccio, aveva vissuto da sempre sotto l'ala protettrice della madre. Più volte, nel corso degli anni, i condomini, riunitisi all'indomani del delitto in un comitato di difesa, avevano assistito a scene di violenza perpetuate dal padre, alcolista e con problemi psichiatrici, nei confronti della consorte. Una rabbia sfociata, poi, contro il figlio, una volta venuto a mancare lo scudo materno. «L'unico nome che conosceva per chiamarmi era "sturpiato"»: questa è la dichiarazione più volte ripresa nei verbali del processo. E proprio quell'ingiuria avrebbe provocato il gesto di follia della sera del 21 dicembre. Oggi, ad oltre quattro anni di distanza, restano ancora molti punti oscuri sulla vicenda.
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