Tu sei qui: CronacaTifoso aquilotto riabilitato dalla Cassazione
Inserito da (admin), lunedì 17 novembre 2003 00:00:00
Guerriglia a Delianuova: clamorosa sentenza della Corte di Cassazione, che annulla senza rinvio il provvedimento di diffida dal campo ed obbligo della firma, convalidato nel febbraio scorso dal gip Di Matteo, su richiesta del prefetto, per uno dei tifosi della Cavese coinvolto negli incidenti del dopo partita tra Delianuova e Cavese del 3 novembre 2002. Si tratta di Pierpaolo Chiafalà, 28 anni, giunto in Calabria con la sua auto per seguire, insieme ad un gruppo di amici, la Cavese in trasferta. Nel corso dei violenti incidenti, Chiafalà fu fermato dalla Polizia all'interno di un'ambulanza - dove, secondo la sua versione, aveva tentato di rifugiarsi per mettersi in salvo - e denunciato per violenza negli stadi. I suoi avvocati, i fratelli Marco ed Alfonso Senatore, hanno presentato ricorso in Cassazione contro il provvedimento di diffida per mancanza di presupposti e di motivazioni valide, tali da giustificare la misura cautelare. È di mercoledì scorso la sentenza di annullamento senza rinvio. Intanto, il prossimo 24 gennaio prenderà il via il processo che lo vede imputato per violenza negli stadi. Insieme a lui, più di una trentina di tifosi rinviati a giudizio con diversi capi d'accusa, che vanno dalla resistenza alle lesioni a pubblico ufficiale. La Procura di Palmi ha deciso di procedere in maniera separata, avviando singoli procedimenti per ciascuno degli imputati. Fatta la conta dei danni ed avviate le indagini, da subito non collimarono le versioni prodotte da Polizia e Carabinieri. Da una parte, la ricostruzione messa in piedi dalla Questura di Salerno sulla base della testimonianza dei 3 poliziotti in forza al Commissariato di Cava che scortarono i 40 tifosi a Delianuova. Dall'altra, la ricostruzione dei dirigenti della Questura di Reggio Calabria. Su un aspetto, però, tutti furono concordi: ad innescare il pomeriggio di follia fu la decisione degli ultrà cavesi di non pagare il biglietto (10 euro). È fuori dallo stadio, davanti ai botteghini, che scoppia la prima rissa. Dopo la fine della gara, dall'unica tribuna dello stadio escono i tifosi locali, armati di spranghe e pietre, armi entrate regolarmente all'interno dello stadio. I tafferugli che seguono coinvolgono l'intero paese. Inizia la caccia al tifoso della Cavese. Dai balconi vola di tutto: spranghe, sassi, mazze di legno. I poliziotti sparano alcuni colpi di pistola in aria. L'auto della Polizia viene distrutta, contusi 2 agenti, feriti 15 tifosi della Cavese. Più di 30 ultrà richiedono le cure dell'ospedale di Gioia Tauro. Uno dei sostenitori della Cavese è costretto a gettarsi da un ponte, procurandosi la frattura degli arti inferiori. Altri tentano di mettersi in salvo in un'ambulanza della Croce Rossa. Tra questi, c'è anche Pierpaolo Chiafalà.
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