Tu sei qui: CronacaRestauro del Borgo, la Calvanese all'attacco
Inserito da Il Mattino (admin), mercoledì 15 gennaio 2003 00:00:00
Il dibattito sulla pavimentazione del centro storico ha lasciato il segno. Dopo gli interventi dello storico Paolo Gravagnuolo e degli architetti Alberto Barone, Emilio Maiorino e Claudio Di Donato, prende la parola Flora Calvanese, già assessore all'Urbanistica dell'Amministrazione Fiorillo. Il suo è non solo un discorso di difesa dell'operato della Giunta di centrosinistra, ma anche e soprattutto un forte atto di accusa per l'inerzia degli attuali censori, unito ad un invito a discutere senza acrimonia e pregiudizi sul futuro della città. «Certo, si poteva fare meglio e di più, ma il risultato - afferma la Calvanese - è tutto sommato accettabile. Vorrei ricordare ai cosiddetti critici ed evocatori di chissà quali progetti che la pavimentazione del Borgo ha, comunque, determinato la rivitalizzazione della zona, che fino a 10 anni fa era completamente abbandonata. Quasi tutti i negozi ed i ristoranti sono nati recentemente, con l'eccezione di pochissimi esercizi precedenti. Mi sorprende che si continui a criticare il centrosinistra, che oggi non governa la città e che ha sempre democraticamente accettato le critiche e le proteste, e poi si taccia nei confronti di Messina, che, invece, intimidisce con denunzie chi critica». Flora Calvanese (nella foto) fa, poi, chiarezza sulla storia della pavimentazione, ricordando che il progetto Di Donato era stato respinto per ben due volte dalla Soprintendenza perché prevedeva materiali estranei alla storia di Cava. Così, alla fine, il progetto fu redatto dall'Ufficio Tecnico del Comune. Per quel che riguarda, invece, il progetto "Piano del colore" redatto dall'architetto Maiorino, esso non fu acquistato dal Comune per mancanza di fondi sufficienti. «Dov'erano Di Donato e Maiorino - sbotta - quando Messina, nel ridisegnare piazza Roma, ora piazza Abbro, ha lasciato sbizzarrire l'estro del suo geometra di staff, senza i pareri della Commissione edilizia integrata e della Soprintendenza?». Ma è sul futuro urbanistico della città che la Calvanese lancia la sua sfida: «Perché non affrontare in termini concreti e seri il progetto del sottovia, che con un viadotto di 700 metri scempierà l'accesso alla città a sud, compromettendo definitivamente uno scenario ritratto dai vedutisti fin dal '700?». L'ex assessore diessino, dopo la scelta di Messina di sottrarre all'ex Convento di San Giovanni, destinato ad albergo, otto miliardi per dirottarli sul trincerone, mette in atto il suo estremo tentativo di coinvolgere tutti in un ampio dibattito: «Per il centrosinistra, la pavimentazione era solo un tassello di un disegno generale di rivitalizzazione del centro antico, che aveva momenti fondamentali nel restauro degli immobili di proprietà comunale, a cominciare da Santa Maria al Rifugio, per continuare con San Giovanni e l'ex Eca. Oggi rischiano di diventare un'anatra zoppa. Potrebbero diventare le grandi incompiute della Giunta Messina».
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