Tu sei qui: CronacaRestauro del Borgo, bilancio in chiaroscuro
Inserito da Il Mattino (admin), venerdì 3 gennaio 2003 00:00:00
I lavori di pavimentazione del Borgo sono quasi ultimati. Pro e contro ne hanno accompagnato i progetti e l'esecuzione. Ne parliamo con Paolo Gravagnuolo, storico e critico d'arte, oltre che autore del libro "Civiltà di un Borgo, storia e sviluppo urbano di Cava de' Tirreni". Gravagnuolo sottolinea la qualità complessiva dei lavori, ma non manca di sollevare alcuni problemi che rischiano di compromettere il tutto. «La pavimentazione unitaria dell'intero Borgo - afferma Gravagnuolo - è stata una buona intuizione della Giunta Fiorillo, proseguita da quella di Messina. Ho difeso sin dal primo momento la scelta dei materiali: per i marciapiedi la pietra grigio chiara del Cilento, con inserti in cotto disegnati con pezzi unici di Annibale Oste, mentre per la sede stradale i basili vesuviani. Il consenso è cresciuto man mano che i lavori proseguivano e davano il senso dell'insieme. Occorre, però, curare i particolari per evitare problemi». Ciò che preoccupa è la manutenzione. «Con il primo intervento - aggiunge Gravagnuolo - non si provvide a ricoprire la pavimentazione con la necessaria vernice trasparente protettiva, con il risultato di una tendenza alle macchie di ogni genere e ad una più veloce opacizzazione dei disegni colorati di Oste. Se a questo si aggiungono le gomme da masticare ed il deposito dei sacchetti presso i pilastri del porticato, ci si rende conto del danno che si produce. Di qui l'invito a Messina di non tralasciare questa operazione, che è indispensabile per la qualità dei lavori». Il critico d'arte fa cenno, poi, alla mancata realizzazione nel secondo lotto dei sottoservizi: «Spero che si possa rimediare nel modo migliore, senza aggravi di spesa. Anche se molti sono i dubbi: ormai il danno è fatto». Il discorso si allarga, soffermandosi su alcuni restauri già realizzati o ancora in corso d'opera. Gravagnuolo critica, in particolare, il recupero di due edicole votive: «L'ideale è che il bello si coniughi con la storia. Nel caso specifico, pur apprezzando l'impegno dei Lyons, sponsor dell'operazione, non si è tenuto conto di entrambe le cose. In un caso è peggiorata la lettura complessiva dell'immagine sacra ed i putti della cornice sono diventati beige, abbandonando il candore dello stucco originario. Nell'altro caso si è inserita una tavola ben restaurata, ma non si è tenuto conto della necessità di restaurare l'effigie sottostante, che era senza dubbio più antica e più interessante sul piano storico-artistico». Positivi, invece, sono gli interventi sulla facciata principale del Comune e sulla piazza Abbro, compresa la scelta degli alberi, pur essendo «bruttissima la forma delle aiuole». Convincente anche il restauro della chiesa vecchia di San Vito, sia per l'eleganza delle soluzioni che per il rispetto delle parti originali. Lo storico nutre perplessità, invece, per il colore salmone scelto per l'intonaco dell'ex convento di San Giovanni Battista al Borgo, ma minimizza: «Le attintature non durano a lungo e, soprattutto, non fanno danni irreversibili. Ben peggiori sono altri guasti prodotti in città, come l'abbattimento del Palazzo vescovile, la realizzazione di vie come Sorrentino, Vittorio Veneto, o, ancora, la demolizione di numerose ville, come quelle Saligeri, Petrone, Eva e di altre che sono state parte della storia di Cava».
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